Politica

B. lascia Roma e va in Sardegna <br/> “Continuiamo a lavorare”

Il premier ha negato l'ipotesi di elezioni anticipate nel 2012 e smentito un suo possibile viaggio in Russia dall'amico Putin. Uscendo da Palazzo Grazioli per raggiungere la sua residenza estiva ha annunciato: "Farò la spola"

Nessun voto anticipato, il governo c’è e sta gestendo la crisi e non intende cambiare i suoi programmi. La smentita di Silvio Berlusconi all’ipotesi di andare alle elezioni nel 2012, pur se scontata, non sembra di mera prammatica. Perché, come ripetono un po’ tutti nel suo entourage, presentarsi agli elettori l’anno prossimo sarebbe una follia, un suicidio.

“Non si è assolutamente mai parlato di questo”, afferma il presidente del Consiglio, salutando i giornalisti prima di partire per la Sardegna. “E’ un ipotesi che non c’e mai stata; non c’è nessun cambiamento nei programmi”, aggiunge, smentendo diversi retroscena giornalistici che danno per probabile un voto anticipato dopo l’annuncio del governo di voler anticipare il pareggio di bilancio al 2013. Con tutte le conseguenze che ciò comporterà sulle tasche degli italiani e dunque sul consenso del governo. Il presidente del Consiglio ha smentito anche una visita nella Dacia di Vladimir Putin. “No, non andrò in Russia, non so come sia nata questa voce”.

Il Cavaliere non commenta il downgrade del rating Usa, preferendo ricordare che l’Esecutivo italiano continua a lavorare “senza interruzioni”. Tanto che lui stesso sarà forse di ritorno nella Capitale lunedì sera, o al più tardi martedì, per volare nuovamente a Porto Rotondo il 10 per festeggiare il compleanno della figlia Marina.

Un modo per dimostrare che segue da vicino gli sviluppi della crisi, soprattutto in vista della riapertura dei mercati. Lunedì il Cavaliere farà il punto sulla crisi in un contatto telefonico con il presidente Usa Barack Obama. Intanto, la Borsa darà un primo giudizio sulla decisione di anticipare la manovra e il premier vuole essere pronto. Anche perché non è ancora del tutto tramontata l’ipotesi di un Consiglio dei ministri, magari da tenersi mercoledì (giorno in cui Maurizio Sacconi ha annunciato un nuovo incontro con le parti sociali) per “dare un ulteriore segnale” ai mercati, come spiega un ministro.

Opzione da confermare visto che, dal suo entourage, si spiega che il ritorno del Cavaliere nella Capitale non è ancora certo, visto che persino Giulio Tremonti non dovrebbe rientrare a Roma prima di giovedì, per la seduta informativa davanti alle commissioni parlamentari Bilancio e Affari Costituzionali.

Nella stessa ottica, quella di mostrarsi ‘sul pezzò, Berlusconi ci tiene a smentire anche il viaggio in Russia, negando addirittura che fosse in programma nonostante diverse conferme in tal senso.

Mentre banche e imprese chiedono a gran voce interventi sul fronte delle liberalizzazioni e dei costi della politica, al Tesoro è attesa per domani una riunione tecnica per stabilire le modalità dell’anticipo della manovra. E c’è chi non esclude ulteriori sorprese.

Nel Pdl, infatti, si parla di nuove pressioni da Francoforte e Bruxelles che giudicherebbero ancora insufficienti le misure prese dall’Italia. Un forcing di fronte al quale palazzo Chigi, ma anche il Tesoro, tentano per ora di resistere perché, come ha detto ieri Tremonti, la manovra va bene così com’è.

Una battaglia che è tutta politica, visto che ormai un po’ tutti legano il destino del centrodestra alla partita della crisi. E per affrontarla Berlusconi ha bisogno di tempo. Perché, come ripete in privato, andare al voto l’anno prossimo sarebbe “un suicidio”.

La legge delega sulla riforma assistenziale – spiega un ministro -, con la mannaia dei tagli su sgravi e agevolazioni, precederà i “benefici” della riforma fiscale. E il nocciolo è tutto lì: il premier non vuole che ai cittadini sia dato solo il bastone della scure sul welfare, senza che dar loro anche la carota della riforma fiscale con la quale spera non solo di semplificare il sistema, ma di dare un pò di ossigeno a famiglie (con benefici per quelle numerose) e imprese (con l’abolizione dell’odiata Irap).

A simili considerazioni sarebbe giunti anche nella Lega. E non solo chi, come Umberto Bossi, è solitamente incline a difendere il Cavaliere, ma anche coloro che premono maggiormente per un cambio di leadership. Discorso simile vale per il Pdl dove Angelino Alfano non è ancora pronto per raccogliere l’eventuale testimone del premier. Insomma a tutti, nel centrodestra, per il momento conviene non parlare di elezioni.