Politica

Alfonso Papa e l’ira civica

Nei Palazzi del potere c’è ancora qualcuno cui sia rimasta un’oncia di senso della responsabilità? Tra Montecitorio, Palazzo Madama e il Quirinale, i signori della politica riescono a rendersi conto dell’ira civica che cresce di ora in ora contro un’intera classe politica che oscilla tra inettitudine e ruberia, abissale incompetenza e spudorata criminalità?

Di Palazzo Chigi, ridotto a dependance di Palazzo Grazioli, non è neppure il caso di parlare: dovrebbe essere il tempio del governo, “ne hanno fatto una spelonca di ladri” (Luca, 19, 45), una suburra di menzogna, una cattedrale di malaffare. In 48 ore trecentomila cittadini furibondi si sono iscritti alla pagina facebook che riporta le vergogne dei privilegi minuti della “Casta, la stessa che ha votato a tambur battente – in nome della responsabilità! – una manovra tanto inutile quanto iniqua.

Inutile (e vile), perché rimanda alla prossima legislatura i tagli che sarebbero necessari oggi. Iniqua (e vile) perché il poco che taglia oggi è tutto sulla pelle e la carne viva dei cittadini già “umiliati e offesi”, del pensionato o del precario che non conosce neppure da lontano cosa siano mille euro al mese, ma per accedere al Pronto soccorso in caso di malore dovrà pagare il reddito di un’intera giornata. Se è irresponsabile che i politici facciano spallucce al ricatto dei mercati, l’irresponsabilità diventa criminale quando si trattano i propri cittadini come materia da spolpare, senza neppure qualche “sacrificio” di facciata e simbolico per l’establishment dei ricchi e potenti, a cominciare dai parlamentari stessi.

Per questo l’ira civica sta montando, l’indignazione diventa furia e diventerà rivolta, la marea tsunami: c’è un’Italia stremata la cui sacrosanta collera potrebbe virare a jacquerie. Quest’ira civica non fa distinzioni tra politico e politico, li accomuna tutti nel bouquet dell’ignominia. Giustamente. Non basta lo squittio di qualche distinguo per essere esonerati dal marchio della connivenza e dell’omertà. Chi all’opposizione non vuole essere – e neppure sembrare – “Casta”, proponga l’abrogazione immediata dei privilegi più sconci (dalle pensioni parlamentari al barbiere gratis all’immunità contro le indagini), la sostituzione del ticket con la tassazione progressiva sui redditi più alti, l’obbligo dei parlamentari (già profumatamente pagati) di versare alla collettività eventuali proventi professionali (accade in molti paesi occidentali!)…

E domani non sputi in faccia ai cittadini, regalando all’onorevole Papa un fumus persecutionis inesistente.

Il Fatto Quotidiano, 19 luglio 2011