Cronaca

San Raffaele, tutte le deleghe <br> all’imputato Giuseppe Profiti

Ex ufficiale della Gdf, ex direttore generale delle Risorse finanziarie della Regione Liguria e presidente dell'ospedale Bambin Gesù di Roma aggiunge un'altra carica al suo curriculum. Il Cda della Fondazione Monte Tabor gli ha dato piene deleghe per la gestione operativa dell'Ospedale

Giuseppe Profiti

Giuseppe Profiti, ex ufficiale della Guardia di finanza, ex direttore generale delle Risorse finanziarie della Regione Liguria e presidente dell’ospedale Bambin Gesù di Roma aggiunge un’altra carica al suo già eccellente curriculum. Il Consiglio di amministrazione della Fondazione Monte Tabor gli ha dato piene deleghe per la gestione operativa dell’Ospedale San Raffaele. Don Verzè, fondatore dell’Ospedale, presidente della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, attuale rettore dell’Università Vita-Salute San Raffaele, ma soprattutto grande amico di Silvio Berlusconi (“Il Cavaliere? Un dono di Dio all’Italia”, dichiarò in un’intervista del 2009 al Corriere della Sera) si farà da parte rimanendo comunque presidente onorario. Ecco quanto emerge al termine della riunione del board targato Vaticano.

Insieme a Profiti, si insediano oggi il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, l’imprenditore Vittorio Malacalza, il giurista Giovanni Maria Flick, il preside dell’ateneo Vita Salute Massimo Clementi e il docente della Bocconi Maurizio Pini.

Il nuovo Consiglio di amministrazione della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor “con l’espressa volontà del presidente Luigi Maria Verzè, ha deliberato il conferimento al Consiglio stesso di tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione”, ha spiegato una nota. Il presidente “ha delegato al vicepresidente prof. Giuseppe Profiti e al Consiglio tutti i poteri, rinunciando all’esercizio degli stessi”, precisa il documento. Il nuovo consiglio “ha infatti necessità di poter operare una ricognizione degli effettivi dati aziendali e contabili della Fondazione e la valutazione di un piano di risanamento nell’interesse del grande progetto San Raffaele voluto dal Fondatore Don Verzè”.

Un mese fa Giuseppe Profiti è stato condannato in appello a sei mesi di reclusione con la condizionale. L’ex direttore delle Risorse finanziarie della Regione Liguria, è ritenuto responsabile di concorso in turbativa d’asta nell’inchiesta sulle presunte tangenti per gli appalti delle mense ospedaliere di Savona. Profiti era rimasto coinvolto nello scandalo delle mense dell’Asl savonese e più in generale nella storia della “Casagrande band”, comitato d’amici e d’affari che ha portato alla recente condanna di Stefano Francesca, già portavoce del sindaco Marta Vincenzi, dell’avvocato Massimo Casagrande, dell’ex dirigente dei camalli meglio noto come il Compagno F., Claudio Fedrazzoni e di Roberto Alessio, concittadino e amico di Bertone, segretario di Stato del Vaticano, che si vantava di avere «grandi amicizie in Curia».

Il pubblico ministero Francesco Pinto nel maggio di due anni fa aveva ottenuto una serie di arresti, provocando un terremoto politico che rischiò di travolgere la giunta comunale. Prima era finito in manette Stefano Francesca, allora portavoce del sindaco Marta Vincenzi. Poi lo avevano seguito due ex consiglieri comunali Ds, l’avvocato Massimo Casagrande e Claudio Fedrazzoni. Insieme a loro, l’imprenditore piemontese Roberto Alessio. Tutti accusati di aver fatto parte di un’ associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d’ asta. La banda, sosteneva il pm, voleva truccare gli appalti delle mense ospedaliere e scolastiche di Genova e della Liguria. Alessio, titolare di una ditta di ristorazione, per vincere era pronto a pagare con consulenze e sponsorizzazioni di comodo. Casagrande e Fedrazzoni si erano proposti come intermediari. A Stefano Francesca – responsabile delle relazioni pubbliche, politiche ed istituzionali del Comune – avevano promesso uno “stipendio” annuale di almeno ventimila euro. Il gruppo era in contatto con due assessori dell’allora giunta di centrosinistra, dimessisi subito dopo lo scandalo: Massimiliano Morettini e Paolo Striano furono a loro volta indagati, ma poi uscirono dall’inchiesta. A Genova, l’obiettivo era aggiudicarsi il business dei 26.000 pasti giornalieri per gli studenti. Agli arresti domiciliari era finito Giuseppe Profiti, già funzionario della Regione, che su suggerimento della Casagrande band aveva convinto Alfonso Di Donato, dirigente dell’ Asl savonese, ad affidare ad Alessio un appalto da 14 milioni.

Ora, nonostante la condanna in appello, Profiti sale un gradino in più.