Cronaca

“Dopo venti anni una nuova Mani Pulite” <br/> Al compleanno Fiom si parla di legalità

Al Carroponte di Sesto San Giovanni incontro pubblico con Pisapia, Cofferati e Francesco Greco. Il pm è il più spietato: "Con la legge sulle intercettazioni si arriva a Mani Silenzionse"

Il Pm milanese Francesco Greco chiede una revisione della legge ex-Cirielli sulla prescrizione. Sergio Cofferati e i vertici Fiom vogliono nuove regole per gli appalti e una normativa europea che regolamenti il lavoro dei migranti. Giuliano Pisapia promette la creazione di una commissione anti-mafia del Comune di Milano, oltre a un comitato di garanzia che sovrintenda all’assegnazione degli appalti per l’Expo.

Sono alcune delle proposte emerse al Carroponte di Sesto San Giovanni, l’ex-area Breda, dove per tre giorni si festeggiano i 110 anni di vita della Fiom. Il titolo della serata era “Legalità e lavoro”, e oltre ai già citati partecipavano due dirigenti sindacali, Laura Spezia e Carla Cantone, il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, Michele Curto, dell’associazione Libera. Moderatore il direttore de Il Fatto Quotidiano, Antonio Padellaro.

Proprio Padellaro, a inizio serata, parla di “un tappo che sta saltando”, in tutta Italia. Sul telefonino lo informano degli sviluppi dell’inchiesta sulla P4 e sulla rivolta a suon di monetine contro il sindaco di Parma. “Dopo vent’anni, si riapre un’altra stagione di Mani Pulite in Italia – dice Padellaro -. Una rivolta in nome della legalità, nutrita dalle diseguaglianze sempre più profonde nel sistema economico e sociale del Paese”.

L’impressione che la serata sia qualcosa di più di un dibattito in onore dell’organizzazione sindacale la si ha del resto all’interno della sala, dove centinaia di persone sono arrivate per ascoltare il sindaco Pisapia, ma soprattutto all’esterno, sul prato enorme del Carroponte, dove una folla di ragazzi si ritrova per ascoltare i Modena City Ramblers (e per salutare, anche loro, il neo-sindaco, che a un certo punto appare sul palco tra cori di “Giuliano, Giuliano”). Il senso di una rottura col passato, l’attesa per un futuro diverso, emerge dall’entusiasmo delle migliaia che qui, alle porte di Milano, festeggiano quella che definiscono “la liberazione”. “Pisapia, ci hai liberati”, scandiscono a un certo punto durante il concerto dei Modena.

Eppure lo spaccato d’Italia che emerge all’interno dell’area dibattiti è quello di un Paese dominato da mafie e illegalità diffusa, dove i diritti di lavoro e cittadinanza appaiono sempre più a rischio. Cofferati, Spezia, Cantone chiedono una legge europea che tenga conto della nuova realtà del lavoro dei migranti senza permesso (“le donne che lavoravano in nero negli anni Settanta uscivano dalla fabbrica ed erano cittadini. I migranti di oggi escono dal cantiere e non sono nessuno”, dice Cofferati). Soprattutto, vogliono un superamento delle gare al massimo ribasso, nate per evitare accordi sottobanco tra imprenditori, ma divenute terreno fecondo per la criminalità, che usa lavoro clandestino e sottopagato.

L’analisi più spietata la fa comunque il procuratore Greco, secondo cui gli ultimi vent’anni sono stati segnati in Italia dal tentativo continuo di depotenziare la lotta alla criminalità economica. “Si è passati da Mani Pulite a Mani Libere a Mani Silenziose, con la nuova legge sulle intercettazioni”, dice Greco, che parla di un attacco bipartisan, da destra e da sinistra, alla legalità. Il costo della corruzione è in Italia di almeno 45 miliardi di euro (dati della Corte dei Conti). La ‘ndrangheta fattura altri 45 miliardi. L’evasione fiscale è dilagante. Al peso della criminalità si aggiunge, secondo Greco, quello di una ristrutturazione guidata da moventi unicamente finanziari (tra l’altro all’origine della crisi), che si sono abbattuti sulle vite di milioni di persone nel mondo. “Il risultato – spiega il procuratore di Milano – è che i lavoratori pagano il conto dell’illegalità, e che il 90% dei più poveri mantiene il 10% dei più ricchi”. Qualche soluzione ci sarebbe. Per esempio, “celebrare i processi per corruzione”, che oggi sono intralciati da una legge che prescrive a sette anni e mezzo, quasi mai sufficienti per arrivare al giudizio.

“Il problema italiano è ancora un problema di giustizia”, spiega l’altro magistrato, Antonio Laudati, citando Nino Bixio. Il tema della legalità passa presto in secondo piano all’arrivo di Pisapia, che parla di regole nuove nell’assegnazione degli appalti per l’Expo (“creeremo un comitato di garanzia che presiederà agli appalti e vigileremo sulla sicurezza nei cantieri”), ma che rilancia soprattutto le accuse contro la giunta Moratti (“Hanno lasciato un buco da 186 milioni”). Il neo-sindaco ripete che “il vento è cambiato”. Ma poi chiede “pazienza” e confessa che “ogni tanto mi verrebbe voglia di scappare, di fronte alle attese suscitate”. Sono lampi di esitazione che sembrano materializzarsi ancora poco dopo, quando Pisapia sale sul palco dei Modena City Ramblers e se ne sta in un angolo, con una maglietta arancione tra le mani e la folla che urla “Bella Ciao”.