Cronaca

Napoli, rifiuti a fuoco e tensioni ad Acerra<br/>Criticato de Magistris: demagogo e Masaniello

L'allarme doveva rientrare oggi, "con l'impegno di tutti", aveva detto il sindaco. Per l'eurodeputato Pdl-Ppe Rivellini, non rispettata "la prima cambiale con i cittadini". Ancora più di 2mila le tonnellate di immondizia in città

Ancora roghi e blocchi a Napoli e provincia, dove i cittadini protestano per l’emergenza rifiuti. Ma anche manifestazioni e sit in in diversi punti della città. Le proteste sono riprese come sempre in serata, ieri, quando decine di cittadini hanno rovesciato i cassonetti e sparpagliato i cumuli d’immondizia bloccando il traffico di diverse strade. Intorno alla mezzanotte, la protesta si è spostata nella centrale via Toledo, una delle vie dello shopping, riempita di rifiuti. Durante la notte sono stati 25 i roghi d’immondizia appiccati dai manifestanti. Un crescendo di proteste nel giorno che il neo sindaco, Luigi de Magistris, aveva indicato come scadenza per una parziale soluzione della situazione. Un obiettivo, aveva specificato il primo cittadino, raggiungibile solo con “l’impegno di tutti”, Governo compreso. Per le strade di Napoli restano ancora circa 2360 tonnellare di rifiuti non raccolti.

E le proteste si sono svolte anche nella provincia partenopea. Soprattutto ad Acerra, dove nella notte ignoti hanno dato fuoco a due autocompattatori Iveco parcheggiati dagli autisti nella zona Asi in attesa di conferire al termovalorizzatore. Nello stesso comune, questa mattina, cassonetti di traverso e spazzatura incendiata sui binari della stazione, hanno provocato ritardi, deviazioni dei treni e cancellazioni. Portate via anche le barriere di un passaggio a livello. Un gruppo di cittadini poi bloccato, sempre oggi, l’ingresso di una delle due aree individuate dalla Provincia per il trasferimento dei rifiuti, impedendo l’accesso a due autocompattatori, e l’uscita di un terzo che si trovava già all’interno. Tra i manifestanti, anche alcuni consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, oltre ad attivisti di vari gruppi ambientalisti del paese.

In mattina si sonpo incontrati per un vertice l’assessore all’Ambiente della regione Campania, Giovanni Romano, il collega della provincia di Napoli, Giuseppe Caliendo e il vicesindaco Tommaso Sodano. Dalla riunione dovrebbero venire fuori alcune soluzioni, anche se temporanee, per alleggerire il quantitativo di rifiuti non raccolti per le strade della città. L’incontro segue il vertice straordinario di questa notte in Prefettura, sempre alla ricerca di soluzioni per la crisi cittadina, che coinvolge soprattutto il centro storico e i Quartieri Spagnoli. Napoli verrà “ripulita in quattro o cinque giorni” aveva detto de Magistris la scorsa settimana, indicando come martedì la possibile scadenza. Il sindaco aveva però vincolato la riuscita dell’operazione all’impegno di tutti: Comune, Provincia, Regione e anche il Governo con l’atteso decreto per il superamento del blocco ai flussi interregionali di rifiuti sancito dal Tar del Lazio.

“Oggi scade la prima ‘cambiale’ non onorata da de Magistris firmata ai napoletani”, è la critica dell’eurodeputato Pdl-Ppe Enzo Rivellini. Che accusa il sindaco di demagogia. Il primo cittadino, a pochi giorni dal suo insediamento, “entra in pompa magna fra i ‘protestati’”, sostiene l’eurodeputato. Ma il neo eletto sindaco si smarca e conferma che la città sarà presto liberata dai rifiuti. “Nonostante il tentativo di sabotaggio messo in atto in queste ore – aggiunge – da certi ambienti refrattari ad accettare la svolta politica che stiamo attuando nella città”. Compresa la criminalità organizzata, “perché – ha concluso de Magistris – non può sfuggire il dato secondo il quale in alcune zone la raccolta dei rifiuti è stata possibile, mentre in altre no”.“Caro sindaco, qui è meglio non fare il Masaniello – si accoda alle critiche dalle colonne de ‘Il Giornale’ lo scrittore napoletano Marcello d’Orta -. La monnezza a Napoli è un problema secolare e annunciare di risolverlo in cinque giorni è una presa in giro”. L’autore di ‘Io speriamo che me la cavo’, paragona de Magistris al personaggio di Masaniello. “Quando cominciò a non mantenere più le promesse date – dice D’Orta – un gruppo di rivoltosi lo fucilò nel convento della Madonna del Carmine, gli tagliò la testa e la buttò nelle chiaviche”. In soccorso di de Magistris arriva il presidente del Napoli e produttore cinematografico, Aurelio De Laurentiis, secondo cui “non si può neanche pretendere che tutto quello che non è stato fatto prima venga risolto in 20 giorni”.