Scuola

Pisapia e le ceneri della scuola milanese

A scuola le lezioni sono finite, ma non i problemi. Soprattutto a Milano e Lombardia quest’anno particolarmente falcidiate dai tagli degli organici. Tagli persino di tono razzistico, come all’Istituto professionale Bertarelli dove a 62 studenti che chiedevano di poter frequentare la prima classe è stato detto di no. Con una motivazione sconcertante: non si possono formare classi con il 70 per cento di iscritti stranieri. Va detto che il Bertarelli è per tradizione la scuola che accoglie il maggior numero di alunni non italiani. In genere si tratta di immigrati che hanno un regolare posto di lavoro e che cercano un diploma per consolidare o migliorare la loro posizione. Dunque una scuola che nei fatti fa allo stesso tempo accoglienza e integrazione, ma ai burocrati ministeriali questo non importa, anzi si creano tendenze di significato opposto. Si emargina.

Una situazione grave che si accompagna all’opera dell’ex giunta di centro destra che di fatto ha ridotto ai minimi termini gli impegni delle scuole civiche in materia di corsi serali, che un tempo erano stati creati appunto per aiutare chi lavora a raggiungere un diploma. Se a questo si aggiunge il fatto che un altro fiore all’occhiello della scuola milanese, il tempo pieno alle elementari, è stato di fatto messo in ginocchio e ridotto a un assurdo modello organizzativo che salva quantitativamente il tempo del servizio ma ne distrugge la qualità, è facile immaginare  che siamo arrivati al disastro.

Una bella sfida attende dunque la nuova giunta guidata da Pisapia che deve ricostruire servizi educativi sulle ceneri lasciate dai predecessori in stretta connivenza con il ministro Maria Stella Gelmini. Non sarà un’impresa facile che tocca innanzitutto al neovicesindaco con delega all’istruzione Maria Grazia Guida, figura politicamente emersa al seguito di Veltroni, che l’aveva cooptata in direzione quanto era segretario del Pd, e che ora deve cercare il massimo delle competenze e delle collaborazioni per risalire una difficile china.