Politica

Berlusconi non può essere il male minore…

Conversazione con amico professionista, intelligente, colto. Giustizia, sanità, economia, politica. Improvvisamente se ne esce con “ma tu e il tuo giornale perché ce l’avete sempre con Berlusconi? Avrà anche i suoi limiti ma qual è l’alternativa? Chi potrebbe andare al suo posto?”. Sconcerto, irritazione, sensazione di impotenza. “Ma che gli dico a uno così”. Di seguito quello che gli ho detto; e anche quello che non gli ho detto. Ma come si fa ad accettare un delinquente (nel senso di persona che ha commesso reati) come responsabile di una nazione? Che sia un delinquente è certo: assoluzioni per prescrizione significano prove di colpevolezza. Assoluzioni perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato” significano che ha commesso un reato ma che poi una legge (che si è costruito appositamente) lo ha abolito. E come si può accettare, su un piano etico e di prestigio internazionale, che il paese sia governato e rappresentato da un delinquente?

Ma poi. Cosa ha fatto B. di accettabile, di positivo per il paese, nei lunghi anni in cui è stato presidente del Consiglio? Al di là della propaganda (lotta alla mafia e alla criminalità che, sì, c’è stata, come prima e come sempre; e l’hanno fatta polizia e magistratura, non certo il governo), al di là del reato di stalking, al di là dell’ordinaria amministrazione, assai spesso carente; quali iniziative legislative e organizzative di rilievo sono state adottate? Lo stesso B., quando enumera i suoi pretesi meriti, non va al di là dell’ovvio o del falso. Infine ho parlato della sua disgustosa vita privata; degli altri potenti, in altri Paesi, dimissionari e “dimissionati” per molto meno. E poi mi sono arreso di fronte alla sua reiterata argomentazione: “Sì, sì; ma chi c’è dall’altra parte?”.

E qui mi sono messo a riflettere. Ipotesi 1: il mio amico, e gente come lui, sono davvero convinti che una persona come B. sia comunque il male minore; di fronte alla supposta inconsistenza delle possibili alternative, si può accettare che lo governi uno così. Naturalmente questo presuppone che B., secondo questa gente, abbia qualità di statista; magari non di elevato livello, ma quanto basta per governare un grande paese come l’Italia. E qui c’è davvero molto da preoccuparsi perché il nostro è, all’evidenza, persona di cultura e intelletto modesti. Probabilmente il suo successo economico e la naturale arroganza gli hanno assicurato quel successo nella vita che non gli ha fatto sentire necessarie le doti tipiche delle persone che, in genere, sono ai vertici della piramide.

Chi, paragonando B. a un Draghi, a un Veronesi, a un Borrelli, per restare in Italia, non ne percepisce immediatamente la profonda diversità? E se, nonostante tutto ciò, così tante persone continuano a considerarlo quantomeno migliore dei leader alternativi, il rischio di un regime autoritario, fondato sulla propaganda, la corruzione e, a buon bisogno, la violenza, diventa concreto. Ma dove mi sono davvero spaventato è stato quando ho considerato l’ipotesi 2. È vero, le figure di riferimento appartenenti all’opposizione non sono grandi statisti; almeno non mi pare. Ma, ho sempre pensato, meglio di B. ci vuole poco. Eppure, non sarà che tanti anni di opposizione inconcludente e di governi (quando gli è toccata) inefficienti rendono concreto il rischio che i tifosi di B. abbiano ragione?