Politica

Sara Giudice e nucleare: due lezioni da imparare

Lezione minima in arrivo da Milano. Sara Giudice, giovane iscritta Pdl stanca di bunga bunga, chiede alla Minetti di dimettersi. Si appella a Silvio Berlusconi, a Roberto Formigoni, a Michele Santoro, a chiunque voglia difendere la qualità minima della politica italiana. Risposta: zero. O, per meglio dire, in risposta le giunge qualche ipotesi carina, tipo un caffè pacificatore con l’ex igienista dentale e correlato posticino in Mondadori.
La Giudice, dopo aver raccolto 12mila firme a sostegno della sua iniziativa tra gli iscritti al Pdl, ha capito che le restava una cosa sola da fare, e l’ha fatta. Ha lasciato il partito ma non la politica, scegliendo di entrare in Fli: oggi siede in consiglio comunale di Milano ed è stata la più votata della sua formazione.

Lezione massima in arrivo dalla Sardegna. Qualche buontempone ha pensato di unire alla data delle amministrative il referendum anti nucleare, così, per risparmiare denaro pubblico. Risultato: quorum ampiamente raggiunto, vittoria schiacciante del no sine die a centrali e depositi sull’isola. Chissà cosa sarebbe successo nel resto d’Italia se insieme alle schede per Comune e Provincia fossero state distribuite anche quelle per acqua, atomo e legittimo impedimento. Se ci aggrappiamo al libero arbitrio tutto può succedere. Ancora.