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L’uccisione di bin Laden fa volare<br>la popolarità di Obama

Il presidente degli Stati Uniti ha pronunciato il discorso che ogni politico americano avrebbe voluto fare. La morte del leader del terrore è un tassello fondamentale in vista delle elezioni presidenziali del 2012

E’ stato il discorso che il suo predecessore, George W. Bush, ha sperato per sette anni di pronunciare. E’ stato il discorso che ogni politico americano avrebbe voluto un giorno pronunciare. E’ stato il discorso con cui Barack Obama ha cercato di equilibrare orgoglio e prudenza, rivendicazione di essere un buon commander-in-chief e necessità di superare i vecchi schemi della guerra al terrore. “Oggi, sotto la mia direzione – ha detto Obama, annunciando l’uccisione di Osama bin Laden – gli Stati Uniti hanno lanciato un’operazione mirata contro il rifugio di Abbottabad, Pakistan. La morte di bin Laden segna il risultato più alto sino a ora nell’impegno della nostra nazione per sconfiggere Al Qaeda”.

Oltre ai dettagli strategici, militari, diplomatici dell’operazione, si allunga comunque sin da ora una questione che riguarda in parte proprio Obama: quanto e come l’uccisione di bin Laden influenzerà il panorama politico americano, soprattutto in vista delle presidenziali 2012? Una prima risposta – forse la più ragionevole – potrebbe essere questa: è troppo presto per dirlo. La campagna elettorale vera e propria, con la stagione delle primarie, inizia infatti il prossimo gennaio. Lo sfidante repubblicano emergerà nella primavera 2012. Prima di allora, possono succedere molte cose. Favorevoli, o meno, all’attuale presidente.

Alcune considerazioni è comunque già possibile farle. Le folle che a Ground Zero, davanti alla Casa Bianca e in giro per tutta America hanno passato la notte a festeggiare, sono sicuramente un buon segno per Obama. Non a caso queste migliaia di persone, insieme ai cori “Usa, Usa”, scandivano anche slogan come “Obama, Obama”, che a molti hanno ricordato quelli che il 5 novembre di due anni fa accolsero a Chicago l’elezione dell’allora candidato democratico. E’ anzi probabile che nelle prossime ore i sondaggi che misurano “l’umore” degli Stati Uniti – quelli che chiedono agli americani se il Paese è sul “wrong/right track”, sul binario giusto o sbagliato – registrino un’impennata a favore di Obama (dopo mesi piuttosto “tristi”, segnati dalle difficoltà economiche, dall’occupazione stagnante, dal rialzo del prezzo della benzina).

E’ poi certo che, nei prossimi mesi, Barack Obama ricorderà continuamente agli americani di essere stato il presidente che ha firmato l’ordine di eliminazione per Osama bin Laden. Le credenziali di Obama, come commander-in-chief, sono sempre state piuttosto deboli. Il punto più basso arrivò la scorsa estate, quando il generale Stanley McCrystal, capo delle operazioni militari in Afghanistan, ridicolizzò in un’intervista a “Rolling Stone” le credenziali militari del presidente e di tutta la sua amministrazione. Gli stessi democratici non hanno mai dimostrato di tenere in grande considerazione le virtù strategiche del loro uomo alla Casa Bianca. Nel 2007, in piena campagna elettorale, Obama venne accusato da Hillary Clinton e Joe Biden (allora suoi avversari) di essere “un ingenuo” per aver proposto di bombardare il Pakistan per eliminare bin Laden (un’idea che appare particolarmente profetica alla luce degli avvenimenti di queste ore).

L’uccisione del leader di Al Qaeda cambia tutto. Mette in secondo piano i risultati altalenanti dell’attuale amministrazione in altre aree: Libia, Medio Oriente, guerra in Afghanistan. Costringe gli stessi repubblicani a fare atto di omaggio nei confronti di Obama. Dopo l’annuncio del blitz contro bin Laden, Tim Pawlenty e Mitt Romney, probabili candidati repubblicani alla presidenza, hanno postato sui loro siti messaggi di congratulazioni “ai servizi di intelligence, all’esercito e al presidente” (molto meno generosa si è dimostrata Sarah Palin, che in post su Twitter e Facebook si è congratulata con “gli uomini in uniforme e con gli americani per la battaglia contro il terrorismo”).

Se questi sono gli elementi che lasciano ben sperare Obama e i suoi, ce ne sono altri che consigliano prudenza. Le presidenziali sono, appunto, ancora lontane: 6 novembre 2012. George H. W. Bush raggiunse alti picchi di popolarità dopo la guerra del Golfo, nel 1991, ma perse le elezioni l’anno dopo a causa dei cattivi risultati economici. C’è poi l’imponderabile. Osama bin Laden è stato ucciso, ma una ripresa di atti terroristi, anche isolati, è sempre possibile. Per questo Obama, nel suo discorso, ha messo le mani avanti: “Non c’è dubbio che Al Qaeda continuerà nei suoi attacchi… La messa in sicurezza del nostro Paese non è conclusa”.