Politica

Grillo piange il morto sbagliato

“I partiti parlano, ma sono morti e ai morti si portano i fiori”. Il funerale della politica organizzato ieri dai grillini torinesi non ha risparmiato nessuno. Nel camposanto allestito a piazza Castello per celebrare (o invocare) il “decesso” dei partiti politici italiani, gli adepti del comico genovese non hanno lesinato bordate alla cosiddetta “casta”: dal Fli (“nato morto”), all’Idv (“predicavano bene ma non c’hanno mai azzeccato”), passando ovviamente per Pd (“pensavano dormisse invece era morto”), al Pdl (“stroncato dal bunga bunga”).

Ma stavolta non si tratta dell’ennesima trovata – divertente anche se un po’ demagogica – del MoVimento 5 Stelle. Perché dietro al legittimo sdegno nei confronti dell’attuale classe politica (e il riciclo di Piero Fassino al Palazzo Civico giustifica ampiamente qualche manifestazione di accesa insofferenza), si palesa un’aggressione alla struttura della rappresentanza democratica italiana.

“I cittadini sono stanchi e non si sentono più rappresentati dai partiti, indipendentemente dallo schieramento – si legge sul sito ufficiale del MoVimento – Sono strutture inefficaci che rappresentano una concezione vecchia della politica, una casta, distante e separata dai Cittadini, che beneficia dei soldi pubblici senza apportare benessere, innovazione e cambiamento per un Paese che è ormai sull’orlo del fallimento”. I grillini mettono in discussione non i vertici, la legge elettorale o i metodi di selezione della classe dirigente, ma lo stesso strumento dei partiti come veicolo della rappresentanza popolare. Slogan non molto dissimili da quelli contro “i parrucconi della politica” di berlusconiana memoria (e infatti il Cav ha sempre fondato “movimenti”, non partiti).

Ma l’articolo 49 della Costituzione parla chiaro: i partiti sono l’unico soggetto riconosciuto dalla Carta per “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Che senso ha allora – ci si chiede – scendere in piazza “a difesa della Costituzione” contro le invettive di Berlusconi, come hanno fatto gli Amici di Beppe Grillo a Torino il 12 marzo, se venti giorni dopo si organizza un’altra manifestazione che – con la sacrosanta intenzione di sbeffeggiare gli attuali leader politici – manda in soffitta uno dei passi caratterizzanti del testo costituzionale?

Chi, come i candidati delle liste 5 stelle, vuole portare un po’ di aria pulita all’interno dei consigli comunali attraverso la “democrazia diretta”, dovrebbe forse tenere conto di quali sono gli strumenti democratici previsti dallo Stato. Non si può difendere la Costituzione a commi alterni. Altrimenti, più che MoVimento, si genera confusione.