Emilia Romagna

“Bruciamo gli islamici” <br> Chiesto il giudizio per il leghista xenofobo

Insulti irriferibili, diffusione di idee razziste e inviti a commettere reati contro i musulmani. Per aver gestito pagine del social network Facebook dove campeggiavano simili commenti, un attivista di Sassuolo della Lega Nord, Stefano Gherardi, è formalmente accusato dalla Procura di Modena di violazione della legge Mancino.

I fatti risalgono alla fine del 2009, alcuni mesi dopo la vittoria del candidato del Pdl Luca Caselli (ex An) che per la prima volta ha strappato al dominio rosso la capitale del distretto ceramico. A Sassuolo vivono e lavorano 4mila islamici cui la Giunta continua a negare la possibilità di aprire una moschea.

L’indagine a carico di Gherardi, estremista che si fa vedere in giro con la maglietta “Lega al 100%”, trae origine dalla denuncia di un cittadino marocchino residente a Milano finito per caso nel tritacarne degli insulti. Il procuratore aggiunto Armando Spataro ha iscritto il sassolese sul registro degli indagati e trasmesso il fascicolo per competenza. Ora il Pm di Modena Enrico Stefani ha chiesto il rinvio a giudizio di Gherardi per violazione della legge Mancino e trasmesso gli atti al Gip che dovrà fissare la data dell’udienza preliminare.

La violazione della legge 205 del 1993 ha pochi precedenti, tra cui quello del sindaco di Verona Flavio Tosi, condannato a due mesi per una propaganda di tenore razzista contro le popolazioni rom.

Nello specifico Gherardi – si legge nel capo d’imputazione – “inseriva o consentiva che fossero inseriti sul blog messaggi come bisognerebbe riaprirla (la moschea) per un giorno e poi quando ci sono dentro tutti magari anche i loro amici di Rifondazione e dell’Italia dei Valori chiudere bene le porte e i catenacci e cominciare a fare fuoco”.

E ancora video di Borghezio, saluti nazisti, “a forza di legnate all’abissino gli verrà il pallore” e via così. A un certo punto interviene Gian Francesco Menani, omonimo del vicesindaco leghista ma non identificato come tale (sarebbe servita una rogatoria negli Stati Uniti, sede del social network), promettendo “che a Sassuolo nessuna moschea resterà aperta”. Di certo il vice di Caselli, che partecipa ai blitz per scovare i clandestini in stile Tosi, non è nuovo a scivolate online: due mesi fa, rispondendo ad un amico che definiva i musulmani “ciucciadatteri che sgozzano gli agnelli divertiti davanti ai bimbi”, Menani rispondeva: “I ciucciadatteri non hanno spazio a Sassuolo”.

Eppure la stragrande maggioranza non ha alcun risentimento nei confronti degli stranieri. Migliaia di musulmani sono sfilati per due volte in un centro inutilmente blindato per chiedere di potersi pagare la moschea.

Assieme a giovani, sindacati, bandiere della pace e canzoni. Ben altra musica, a ridosso della Giornata della Memoria, quella proposta due mesi fa dalla band neofascista padovana “La compagnia dell’anello”, che ha avuto in concessione dal Comune di Sassuolo il teatro “Pierangelo Bertoli” salvo poi ripiegare in discoteca dopo l’indignazione della famiglia del cantautore. E oggi è atteso al teatro “Bertoli” il giornalista di Televideo Nello Rega, sotto scorta da quando ha denunciato di aver subìto un attentato ad opera di Hezbollah, nel Potentino. Secondo Pd e Italia dei Valori la scelta del Comune, che gli conferirà le chiavi della città, non ha significato in quanto il giornalista non ha alcun legame con Sassuolo.