Emilia Romagna

In migliaia su Facebook <br> per salvare il dormitorio

Settanta persone rischiano di finire in strada per la chiusura del centro decisa dal commissario Anna Maria Cancellieri

Nessun dorma: un appello che parte da Facebook e al quale si uniscono decine di persone della società civile, contro la chiusura del dormitorio bolognese di via Capo di Lucca. Stiamo parlando di una struttura d’ accoglienza che da novembre ad oggi ha ospitato circa 200 persone, di cui l’80 per cento non residenti e pochissimi già intercettati dai servizi sociali. Un “servizio a bassa soglia”, così lo definisce l’Antoniano che assieme a Piazza Grande gestisce il dormitorio nato per dare accoglienza nei mesi di freddo. Settanta posti letto che, con il terminare della stagione invernale, la commissaria Anna Maria Cancellieri si prepara a smantellare.
Ma la chiusura del servizio, che già aveva dovuto contare sull’appoggio dei bolognesi a causa degli scarsi fondi dati dal Comune (molti hanno donato le loro coperte o fatto i volontari), non lascia indifferente la città. L’appello lanciato su Facebook dal Partito democratico sta raccogliendosostegni bipartisan – da Rifondazione comunista all’Udc, da Virginio Merola a Stefano Aldrovandi, passando per un ventaglio amplissimo di forze associative. E se il Comune commissariato perora non dà segni di ripensamento, la chiusura prevista per il 20 marzo verrà protratta al 31 grazie all’aiuto di Arci Bologna.
“Vorrei vivere in una città che si occupa delle persone – di tutte le persone, anche di chi non ha un tetto. Dove andranno se il dormitorio chiude? Continueremo a passare davanti a loro facendo fintadi non vedere?”, scrive Elena sul gruppo Facebook . “No alla chiusura del dormitorio di via Capodi Lucca!” creato dai Giovani democratici di San Vitale che in pochi giorni ha raggiunto i 1310 amici, fra cui non mancano politici e attivisti. E mentre Stefano Brugnara promette che l’Arci si farà carico delle spese fino alla fine del mese, la preoccupazione di molti va al dopo. L’Antoniano parla della “urgenza di pensare insieme al Comune ad una struttura di prima accoglienza che neglianni è stata progressivamente smantellata”. E alcuni evocano il fantasma del piccolo Devid, come Gianguido Naldi di Sel, che ammonisce: “Certe scelte producono un disagio sociale che sfocia nelletragedie come la morte del piccolo qualche mese fa”.

Francesca De Benedetti