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Libia, 11 manifestanti morti e oggi è il ‘giorno della collera’. Vittime anche in Bahrein

Continuano le tensioni nel mondo arabo, sull’onda delle rivolte che in Egitto e Tunisia hanno rovesciato i regimi esistenti. Undici manifestanti sono morti ieri in Libia, dove oggi gli oppositori del regime di Gheddafi hanno organizzato il ‘giorno della collera’. Proteste anche in Bahrein, dove il numero delle vittime degli scontri è salito a sei.

LIBIA – E’ di almeno 11 morti il bilancio degli scontri che si sono registrati ieri in Libia tra manifestanti anti-Gheddafi e forze della polizia, secondo quanto riferiscono siti dell’opposizione e organizzazioni non governative libiche all’estero. Nove sarebbero le vittime degli scontri nella città orientale di Al-Baida e due a Bengasi. Un centinaio sono invece i feriti, colpiti dai gas lacrimogeni e dalle pallottole di gomma sparate dalla polizia. Intanto oggi si terrà nel Paese la ‘Giornata della collera’ con l’obiettivo di rovesciare il leader, Muammar Gheddafi, che in Libia governa da 40 anni.

Un gruppo di giovani dissidenti, sfidando il governo di Tripoli, ha organizzato attraverso i social network la giornata di protesta nel giorno dell’anniversario della strage di Bengasi del 2006, quando una folla inferocita assaltò il consolato italiano per la questione delle vignette contro il Profeta. Manifestazioni dell’opposizione dovrebbero tenersi in tutto il paese sulla scia della rivolte popolari che hanno già provocato un cambio ai vertici dei governi egiziano e tunisino. Uno dei centri della protesta sarà proprio Bengasi, città dell’est, teatro di un massacro nel 1996 nel carcere di Abu Selim, quando furono massacrati centinaia di oppositori. Ieri nella città si sono già registrati violenti scontri tra manifestanti e forze di sicurezza, che secondo alcuni attivisti hanno provocato due morti e 38 feriti. La polizia per disperdere la folla ha fatto ricorso a gas lacrimogeni e ha quindi caricato i dimostranti. A Baida, ad est di Bengasi, la polizia ha eseguito diversi arresti tra i giovani considerati gli organizzatori della protesta. Alcuni siti d’opposizioni e ong libiche hanno denunciato che negli scontri tra polizia e manifestanti sono rimaste uccise nove persone.

Il rischio di un nuovo bagno di sangue appare alto, come ha anche rimarcato il leader dell’opposizione libica in esilio, il colonnello Khalifa Haftar, che in audiomessaggio via internet ha invitato gli agenti della polizia libica a non reprimere le manifestazioni. La situazione è molto fluida, al punto che Gheddafi, secondo indiscrezioni di stampa, oggi intende scendere in piazza in segno di solidarietà con i popoli arabi.

Il governo intanto sembra seguire una duplice strategia nell’affrontare la proteste. Da un lato ha allentato la pressione sui movimenti radicali islamici, disponendo la scarcerazione di 110 membri pentiti del Gruppo jihadista per la lotta islamica, dall’altro ha accentuato la repressione dei movimento politici d’opposizione. Nelle ultime ore si segnalano arresti e sparizioni, come quelli di Jalal al-Kafawi e Mohammad Suhaim, tra gli organizzatori del ‘giorno della collera’ sul web.

BAHREIN – Nel frattempo in in Bahrein è salito a quattro il numero dei manifestanti uccisi nel centro della capitale Manama in seguito all’assalto sferrato prima dell’alba dalle forze di sicurezza contro un accampamento improvvisato, dove si erano sistemati i manifestanti che da martedì protestano contro il regime monarchico assoluto del piccolo emirato. Due dimostranti erano morti sul colpo. Il terzo è deceduto poco dopo a causa delle gravi lesioni da arma da fuoco riportate al torace, come hanno denunciato fonti dell’opposizione sciita. Ci sarebbe poi una quarta vittima, secondo quanto riportato da una fonte dell’opposizione, ma non ci sono ulteriori dettagli. I feriti accertati a causa del blitz ammontano a cinquanta. In nemmeno tre giorni le vittime della repressione sono state in tutto sei.

Al momento in Bahrein i manifestanti non chiedono espressamente che re Hamad bin Isa Al Khalifa abbandoni la guida del Paese, ma la protesta in corso è senza precedenti e pone pressioni serie per cambiamenti nel Paese. Tra le richieste principali dei manifestanti, scritte in un poster affisso nella piazza principale della capitale, vi è il rilascio di tutti i detenuti politici, maggiore offerta di posti di lavoro e di abitazioni, un governo che sia eletto e la sostituzione del primo ministro Sheik Khalifa bin Salman Al Khalifa. Oltre a esprimere in tv le sue condoglianze per le vittime degli scontri, il re ha anche promesso varie riforme, tra cui la riuncia da parte dello Stato del controllo sui mezzi di informazione e su Internet.