Cronaca

Droga, ‘ndrangheta e politica. Le mani <br/> delle cosche anche sul comune di Cesate

Il particolare emerge dall'inchiesta dei carabinieri di Milano che oggi ha portato in carcere 15 persone, tutte accusate a vario titolo di traffico di droga. Tra loro alcuni cognomi storici della mafia calabrese in Lombardia. La stessa che nel 2009 ha tentato di infiltrarsi in consiglio comunale

Nella primavera del 2009 a Cesate, comune a nord di Milano, per settimane qualcuno si dava molto da fare. Incontrava persone, stringeva mani, si raccomandava che nelle urne bisognava votare quei nomi. Non altri. Le preferenze dovevano essere quelle.  Domenico Vottari, origini calabrese, classe ’69, si occupava di questo. Di portare voti nelle urne. Non solo: si raccomandava su nomi e cognomi. Massimiliano De Curtis e Moreno Fuscaldo. Entrambi candidati per una lista civica: progetto sociale destra per Cesate. Poco altro da dire. Se non che il capolista Liborio Fraccica è titolare di un’armeria in via Roma a Cesate. Originario di Licata, il 6 giugno 2009 ha partecipato alla partita elettorale. Senza vincere, naturalmente. Ma, inconsapevolmente, portandosi dietro personaggi dalle troppe ombre. Tanto più che Fuscaldo risulta cugino di Mico Vottari. I due, questa mattina, sono finiti in carcere assieme ad altre 12 persone. Tutte accusate a vario titolo di traffico di droga. Sì, perché il nucleo dell’operazione coordinata dal colonnello Antonino Bolognani gira attorno a una partita di cocaina. Circa una tonnellata e mezzo, gestita da un broker della droga con residenza a Mantova e da Antonino Paviglianiti, imparentato con il ramo mafiosa della famiglia finita nelle più importanti inchieste di ‘ndrangheta in Lombardia.

La cocaina viene sequestrata in Polonia il 18 febbraio 2009. “Sequestro in itinere”, racconta Bolognani. Sul quale, all’epoca, pesa la raccomandazione degli investigatori italiani a quelli polacchi. “La notizia resti riservata”. Detto fatto. Tre giorni dopo i quotidiani nazionali ne parlano con dovizia di particolari. Del resto, quello in Polonia, è un sequestro storico.

L’inciampo, però, non risulterà decisivo. L’inchiesta prosegue e si chiude. Da qui parte la routine processuale. Richiesta del pm. E poi, ancora, ordinanza del giudice per le indagini preliminari. Passa oltre un anno. Un rischio? Forse. Comunque sia, oggi gli arresti, sgomberano dubbi e paure. Perché gli arresti ci sono e valgono, di nuovo e ancora, a riportare l’attenzione sulla presenza della ‘ndrangheta in Lombardia. A conferma del quadro, l’intercettazione di Marcello Sgroi, classe ’59, professione: broker della coca per conto delle cosche. “Dappertutto – racconta – , in Italia è comandato da siciliani e calabresi! Milano ad esempio è in mano ai calabresi e noi siamo molto amici dei calabresi… quando tu verrai qui vedrai che conosceremo tutti i calabresi e andremo in Calabria…”.

Tanto basta. Eppure c’è una casella che ancora non è stata riempita. A chi era destinato il carico? “A chi può permettersi certe cifre”, commenta il colonnello Bolognani. Detto meglio? “Alla ‘ndrangheta”. Lombardia o Calabria? “I destinatari erano certo cartelli calabresi con base al sud, ma centri operativi a Milano”. Ed è qui che gli investigatori filmano decine di incontri. “Tutti per strade”. Mai luoghi al chiuso. Mai bar o ristoranti. Troppo alto il rischio di microspie. E dunque meglio un vialone trafficato dove le parole scompaiono dentro al fragore delle auto.

Le intercettazioni, però, sono importanti. Ed è agganciando i telefoni che la coda dell’inchiesta ha un’impennata. Politica. E non è poco. Con gli uomini dei Vottari che si mettono in lista. Per tutelare quali interessi non si è capito. Il dato, però resta e inquieta. E’ vero che né Fuscaldo né De Curtis entreranno in consiglio comunale, ma è anche vero che loro, di quella lista, hanno raccolto il maggior numero di preferenze: quattordici il primo, ventitrè il secondo.

Periodo e partita (elettorale), non sembra scelta a caso. In quel mese di giugno, infatti, sono molti i comuni chiamati a rinominare consiglio e giunta. C’è ad esempio Cologno Monzese. Qui in lista, tra i Riformisti, compare Leonardo Valle. Lui, pur non indagato, compare nelle carte dell’inchiesta Infinito. Per il suo sostegno elettorale infatti si sono mossi pezzi da novanta della ‘ndrangheta calabrese. Non è finita. La stessa inchiesta che porta in carcere il padre e il fratello di Leonardo Valle, racconta la storia di Riccardo Cusenza, professione immobiliarista (oggi in carcere), “il quale – scrive il gip Giuseppe Gennari – ha chiesto esplicitamente a Fortunato Valle un aiuto per essere eletto alle elezioni amministrative, informandolo di essersi candidato al Comune di Cormano nelle file di Forza Italia (PDL) e lo ha invitato all’incontro organizzato dal partito politico per la presentazione dei candidati”.

E ora, la questione di Cesate. Che altro non fa che aggiungere ombre sulle infiltrazioni mafiose nella politica  lombarda. Quelle stesse infiltrazione di cui non parla minimamente la relazione della Commissione parlamentare antimafia presieduta da Beppe Pisanu. (dm)