Cronaca

Campania illegale, il governo blocca <br/> l’abbattimento degli immobili abusivi

La decisione è contenuta del decreto Mille Proroghe. Lo stop alle ruspe sarebbe valido anche nelle aree vincolate, in una regione attraversata da strumenti di tutela ambientale e piani paesaggistici che interessano il 60% del territorio

Ci riprovano. Stavolta con un emendamento al “mille proroghe”, che ha ottenuto l’ok in commissione parlamentare. L’obiettivo della maggioranza di governo è lo stesso contenuto nel decreto legge della primavera dell’anno scorso, miseramente naufragato in sede di conversione: fermare sino alla fine dell’anno, al 31 dicembre 2011, gli abbattimenti degli immobili abusivi in Campania. E nella sola Campania. Molte le analogie tra oggi ed allora. A cominciare dal primo firmatario del provvedimento, il senatore Pdl Carlo Sarro, avvocato amministrativista che non disdegna la difesa di persone e imprese colpiti da procedimenti di demolizione. Questa volta però lo stop alle ruspe sarebbe valido anche nelle aree vincolate, in una regione attraversata da strumenti di tutela ambientale e piani paesaggistici che interessano il 60% del proprio territorio: le isole, le aree costiere, le colline, le aree di naturale espansione urbanistica per effetto delle nuove esigenze abitative e della crescita demografica. Ma c’è anche un 10% dei comuni campani sprovvisto di piani urbanistici, dunque in ritardo di 68 anni rispetto alle leggi. Cento comuni dispongono solo dei vecchi piani di fabbricazione, cancellati nel 1982. Norme e prassi preistoriche che hanno favorito il proliferare dell’illegalità.

L’emendamento Sarro funzionerebbe da “salvacondotto” per tutti i casi di mattone selvaggio, a prescindere dalla data di realizzazione dell’abuso. Purché si tratti di prima casa, in uso a persona o famiglia che non dispone di altre risorse abitative, che non rappresenti un pericolo per l’incolumità di chi la occupa. Altrimenti le ruspe potrebbero intervenire comunque. L’emendamento però non riapre i termini del condono, ma secondo il senatore Sarro “consentirà alla Regione di avere il tempo necessario per riscrivere i piani paesaggistici”. E quindi di allentare i vincoli. Comunque si guadagna tempo per sperare in un condono vero e proprio.

Nel decennio 1994 – 2003, quello che riguarda l’ultimo condono, sono state registrate nella sola Campania 76.836 opere abusive. E’ un record nazionale. Qui si concentra circa il 20% delle illegalità edilizie tricolori. In pratica, più di un abuso ogni cento abitanti. In Campania sono circa 65.000 i manufatti interessati da una sentenza penale di condanna passata in giudicato, con la sanzione accessoria dell’abbattimento e del ripristino dello stato dei luoghi. Per iniziare ad eseguire le decisioni della magistratura dopo anni di inerzia, dal 2008 la Procura generale di Napoli ha istituito un pool, coordinato da Ugo Riccardi. Il team di toghe si avvale del lavoro prezioso della sezione Ambiente della Procura di Napoli, guidato da Aldo De Chiara. Poche settimane fa scritte minacciose all’indirizzo di De Chiara e del governatore della Campania Stefano Caldoro sono state ritrovate su un auto parcheggiata a pochi metri di distanza dalla casa del papà di Caldoro, sull’isola d’Ischia. Un’isola interessata da 774 sentenze di demolizione, diverse delle quali già eseguite, tra proteste, tafferugli, e migliaia di persone a chiedere un nuovo condono e ‘la salvezza’ delle case abusive.

Secondo il rapporto Ecomafie 2009 di Legambiente, è la provincia di Salerno a collezionare il maggior numero di casi di abusivismo. Sarebbero 93.000 le aree che risultano libere al catasto, e che in realtà sono occupate da case senza licenze e autorizzazioni. La frenesia edilizia contagia principalmente le due costiere, quella amalfitana e quella cilentana. Ma non si scherza nemmeno nell’agro-nocerino-sarnese, dove negli ultimi vent’anni 27.000 persone sono state denunciate per abusi edilizi, praticamente il 10% della popolazione residente.

Giugliano (Na). La città-sversatoio della Campania, soffocata da tonnellate di ecoballe e da rifiuti depositati ovunque, vanta anche altri tipi di statistiche poco tranquillizzanti: 500 immobili sequestrati, tra case e locali commerciali, e 900 ordinanze di demolizione. Nei primi mesi del 2010 qui sono stati eseguiti otto abbattimenti sul litorale.

Castelvolturno (Ce). E’ interessata da 15mila pratiche di condono (dati del 1985) su circa 50mila unità immobiliari lungo la parte centrale del litorale domizio. Nel 1994 se ne sono aggiunte altre 3000. A Villa Literno il piano messo a punto dalla Procura generale prevederebbe 37 abbattimenti, i primi per circa 500 case abusive censite. E nella vicina Casal di Principe, la capitale di Gomorra, il luogo della cattura del boss latitante Antonio Iovine, le case abusive sarebbero circa 1000.

Costiera sorrentina (Na). Nel 2004 gli uffici tecnici dei paesi leader del turismo campano sono stati travolti da circa 3000 istanze di condono, di cui 600 nella sola Massa Lubrense, dove è nato un agguerrito comitato antiruspe, che l’anno scorso organizzò un convegno col senatore Sarro e il sindaco Leone Gargiulo. Per i condoni 1985 e 1994 le pratiche di condono furono in tutto 4260. Nel 2004 a Sorrento sono state presentate 650 istanze (2750 nei due precedenti condoni), 450 a Vico Equense (3600 in precedenza). Sant’Agnello è stata interessata 388 domande (ma ne pendevano già 1500 circa). A Piano di Sorrento i dati sono i seguenti: 630 pratiche nel 2004, 2000 negli anni precedenti. A Meta, infine, 250 nel 2004 e 2500 le istanze precedenti. Nella vicina area stabiese sarebbero circa 300 le demolizioni da eseguire, circa 150 nella sola Castellammare di Stabia. A Gragnano tra gli edifici a rischio abbattimento c’è pure la sopraelevazione di una villa appartenente a un boss di camorra.

Michele Buonomo. Il presidente campano di Legambiente va giù durissimo. “Questo emendamento è indecente, è uno schiaffo alla lotta contro l’abusivismo che, come testimoniano i morti di Sarno e Ischia, mina la sicurezza del territorio e mette a rischio la vita delle persone. E’ la vittoria dei faccendieri alla Cetto Laqualunque”.