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Belgio, proposta alle donne: “Sciopero <br/> del sesso per avere un governo”

Con questa provocazione, la senatrice socialista Temmerman vuole dare la sveglia ai politici che da 243 giorni non riescono a formare un esecutivo

La senatrice socialista Marleen Temmerman

In Belgio manca un governo da quasi 250 giorni. Ma ora i politici potrebbero avere un incentivo in più per arrivare a un accordo il prima possibile: evitare l’astinenza sessuale di massa, che la senatrice socialista Marleen Temmerman ha proposto alle connazionali per ottenere la formazione di un esecutivo.

L’idea di un voto di castità con finalità politiche non è nuova. “Mi trovavo in Kenya per lavoro – ha raccontato al quotidiano belga Le Soir la Temmerman, che di professione è ginecologa – quando una donna mi raccontò che due anni fa promossero un’iniziativa simile dopo essere rimasti a lungo senza governo. Dopo un mese di astinenza dal sesso, gli uomini incaricati trovarono l’accordo”. Ora la senatrice, entrata in politica solo pochi anni fa, spera che la proposta abbia gli stessi effetti anche in Belgio, e rivolge un appello “alle donne, incluse le mogli dei negoziatori, per uno sciopero sessuale che acceleri le cose”. Poi ci tiene a precisare: “Dietro tutto questo non c’è una ricerca scientifica, ma con la situazione a un punto morto è necessario un po’ di humour per velocizzare le cose”.

Questa di Marleen Temmerman non è la prima soluzione “estrema” saltata fuori a Bruxelles. Già qualche mese fa l’attore Benoit Poelvoorde diffuse un video in tv in cui invitava i suoi concittadini a lasciarsi crescere la barba fino all’intesa per il nuovo governo.

Alla base del mancato accordo c’è lo storico conflitto tra valloni e fiamminghi, e in particolare quello politico tra il partito separatista fiammingo N-VA, vincitore delle elezioni del 10 giugno 2010 (il più votato nelle Fiandre), e il partito socialista vallone PS (il più votato in Vallonia), secondo con un solo seggio di differenza alla Camera e due al Senato. Sfumata la possibilità di un governo a guida socialista con l’oriundo italiano Elio Di Rupo, che non ha trovato l’accordo con l’N-VA, la possibilità di delineare una maggioranza stabile appare sempre più precaria.

I contrasti tra le due forze politiche, ai quali il re Alberto II ha cercato di porre rimedio con vari incarichi consultativi in otto mesi, rispecchiano le due anime di una nazione profondamente divisa: il confine linguistico tracciato nel 1963 ha, di fatto, confermato la distanza tra due Paesi già lontani per storia, problemi ed esigenze diverse. Così in economia, con le Fiandre che sono da sempre la locomotiva e si oppongono a leggi fiscali che favoriscano la più improduttiva Vallonia; così nelle aspirazioni di riforma costituzionale, con i fiamminghi di Bart de Wever che chiedono uno stato confederale, preludio per ottenere l’indipendenza; e anche da un punto di vista strettamente politico, con partiti diversi per il nord e per il sud, anche se con lo stesso nome e colore.

Dopo l’abbandono dell’incarico da parte del fiammingo socialista Johan Vande Lanotte, al quale il re Alberto II aveva chiesto di favorire l’accordo tra i due partiti di maggioranza, il Paese vive uno dei momenti più difficili della sua storia. E ora il rischio concreto della secessione, che del resto rientrava nel programma elettorale di N-VA, non è più scongiurato. L’ultima spiaggia sembra essere affidata all’azione diplomatica di Didier Reynders, ministro in carica delle Finanze e presidente del partito MR (liberali francofoni), incaricato dal re di verificare le possibilità per aiutare le parti politiche ad uscire dall’impasse.

Intanto la pressione dell’opinione pubblica cresce sempre di più, e il 23 gennaio a Bruxelles si è tenuta la più grande manifestazione degli ultimi anni. Quasi 40mila persone tra valloni, fiamminghi, e cittadini della capitale sono scese in piazza per chiedere ai mediatori l’apertura di un tavolo con tempi certi per la formazione del governo. Tra i manifestanti c’era anche chi proponeva soluzioni anticostituzionali, come la consegna di tutti i poteri al re o lo scioglimento dei partiti.

di Marco Todarello