Politica

Minetti e le altre, mignottocrazia vista dall’interno. Nel segno di Mara Carfagna

Per Nicole Minetti l’esempio politico è Mara Carfagna. Entrambe ballerine con un passato nelle trasmissioni Mediaset, entrambe lanciate da Silvio Berlusconi nel Pdl. Minetti, igienista dentale oggi consigliere regionale, pensa al suo futuro al parlamento italiano. Gliel’ha promesso il premier, come aveva promesso l’elezione alle prossime comunali di Milano a Barbara Faggioli. Le due sono amiche, parlano frequentemente e in una delle conversazioni intercettate si confrontano sul loro futuro.

La telefonata è del 20 agosto 2010, quando Ruby era ancora una marocchina sconosciuta e il bunga bunga era noto solo a chi vi partecipava. Politicamente il problema era rappresentato dall’addio di Gianfranco Fini al Pdl e dalla denuncia dei Radicali contro le firme false presentate per le liste di Roberto Formigoni. Nicole Minetti e Barbara Faggioli potevano ancora credere nelle promesse che “papi” aveva loro fatto. Così parlano liberamente di futuro e speranze.

Parlando di politica la Minetti dice di essere fortunata perché ha fatto un po’ di gavetta. Faggioli sembra poco convinta e l’igienista dentale ribatte: “Non pensare che Mara ne abbia fatta tanta di più”. Al ché l’altra risponde: “Ma stai scherzando? Prima di diventare ministro è stata un anno in Parlamento”. Insomma, Carfagna ha una grande esperienza romana. Prosegue Faggioli: “Non è una questione di gavetta o meno, te l’assicuro. Io, in questi giorni che son stata con lui, anche al telefono a Giancarlo (l’onorevole Serafini, ndr) ‘mi raccomando seguimele tu; seguimele tu perché lei e la Ncole le voglio portare lì’”. E’ lecito dunque fare progetti e la valletta di Canale 5 è informata. “Le regionali sono tra cinque anni, e non penso che ho la voglia di aspettare”, dice. “A trent’anni. No, no. Le parlamentari (elezioni politiche, ndr) o son tra due anni e mezzo o sono adesso o sono di nuovo tra cinque anni per me; quindi io devo sperare di entrare adesso o tra due anni, senno devo proprio cambiare strada”. Anche perché il posto in Consiglio comunale che Berlusconi le ha garantito non è il massimo per Faggioli, lei punta più in alto. “Che cazzo faccio sto in Comune per altri cinque anni? A guadagnare 600 euro”. Meglio il parlamento in effetti.

Ma la politica a Minetti non interessa. Non vuole andare a Roma. “Io sto troppo bene a Milano, me ne sto lì dove sono (al consiglio regionale della Lombardia, ndr), sto da Dio”. A Roma “alla fine guadagnerei uguale, perché guadagni duemila euro in più, chi se ne frega per duemila euro”.

Eppure l’ex valletta Mediaset ai giornali dice di essere “innamorata della politica”. In un’intervista pubblicata da Il Giorno il 24 ottobre 2010, due giorni prima delle notizie sul caso Ruby, Minetti definiva il suo primo impatto con il mondo dei Palazzi “bellissimo, mi piace la politica, la trovo appassionante”. E’ un lavoro impegnativo “ci sono tanti argomenti da trattare e bisogna essere sempre aggiornati, studiare e ancora studiare”. Ancora: “Ogni giorno c’è qualche difficoltà da affrontare, testa bassa e grande impegno”. L’intervista, con altre di simile tenore, è pubblicata nella rassegna stampa del sito www.nicoleminetti.it aggiornato fino al 24 novembre. Perché da allora i giornali riportano articoli che raccontavano tutta un’altra Minetti. Emergono i rapporti con le persone che hanno partecipato alle serate ad Arcore, il suo interessamento per la gestione degli appartamenti di via Olgettina 65, Milano 2, per conto delle ragazze del bunga bunga, il suo impegno costante per il pagamento di fatture, cure mediche e bollette varie delle giovani ospiti del premier attraverso il tesoriere di fiducia del Cavaliere, Giuseppe Spinelli.

Minetti, nonostante lo scandalo che la vede protagonista della vicenda, finge disinvoltura. Si presenta alle sedute del consiglio Regionale e a quelle delle commissioni di cui fa parte. Concorda poche interviste nelle quali cerca di difendersi ma al telefono si sfoga. Si sente abbandonata da Berlusconi e ammette: “Lui pensa di avermi messa lì (in Regione, ndr) e di avermi fatto contenta che a me non me ne fotte un cazzo”. Lo fa parlando con Clotilde Strada, l’assistente cui il premier ha affidato Minetti dal momento in cui è entrata in consiglio regionale.

Strada è la segretaria storica di Serafini, da oltre venti anni è nel partito. Prima in Forza Italia poi nel Pdl, seguendo da vicino sin dalla nascita il cuore del movimento di Berlusconi: la Lombardia. Clotilde Strada sa e conosce tutto e tutti. Per questo le è stato affidato il compito di “guidare” Minetti. Le organizza l’agenda, le ricorda impegni e doveri, le pianifica le interviste. E quando a gennaio riesplode il caso Ruby l’igienista dentale si scopre abbandonata dal premier. Se ne lamenta con Clotilde l’11 gennaio 2011. “Io sono allibita, a lui non gliene frega niente, io ho capito questo; per la prima volta ho realizzato che lui non mi ha dato quel ruolo perché pensava che io fossi idonea e adatta, mi ha dato quel ruolo perché il quel momento è la prima cosa che gli è venuta in mente e se non ci fossi stata io ma ci fosse stata un’altra, l’avrebbe dato a un’altra”. Ma ciò di cui maggiormente si lamenta è la mancanza di un sostegno da parte del premier.

“A lui non glielo dico che lo faccio, se mi fanno una domanda su Silvio Berlusconi ti assicuro che rispondo come cazzo mi pare a sta volta… lo scrivo…. ‘avrebbe potuto spezza una lancia in mio favore’ o la capisce o non la capisce, non me ne frega niente se si incazza, non me ne frega niente ci credi che non me ne frega niente? Lo dico, dico ‘l’unica cosa che mi dispiace è che lui non abbia…. non mi abbia difeso a sufficienza”. Dopo una settimana dall’intercettazione il premier decide di intervenire in difesa della Minetti. Fa dimettere il coordinatore regionale, Guido Podestà, perché non si è schierato con forza al fianco dell’igienista dentale, invita i suoi fedelissimi a esprimersi contro la procura e a favore della consigliera e telefona a Gad Lerner per prendere le parti dell’ex ballerina di Mediaset.

Un intervento necessario, perché Minetti aveva espresso tutta la sua rabbia a Clotilde. Raccontandole di non aver querelato per diffamazione Paolo Guzzanti, per il capitolo che le ha dedicato nel libro “Mignottocrazia”, perché “non volevo incrinare il rapporto in un momento in cui la maggioranza è in bilico… pensa che scema che sono”. Minetti è convinta di “aver parato il culo” a Berlusconi e non aver ricevuto neanche un grazie. Ma sì sa che il premier ha i suoi modi per sdebitarsi.