Società

Leggere Kant nell’era del Bunga bunga

Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza. È questo il motto dell’illuminismo” diceva il vecchio Immanuel Kant. Sapere aude! Osa conoscere! Oggi che l’illuminismo è diventato, nella vulgata catto-integralista,  la quintessenza del male assoluto, la madre di tutti i totalitarismi, la dottrina della ragione orgogliosamente autosufficiente, l’uomo che vuol sostituirsi a Dio, oggi che i soli lumi accesi sono quelli delle nottate di Arcore, sepolcro di ogni intelligenza e di ogni dignità, rileggere queste parole è un balsamo salutare per la mente.

Illuminismo, per Kant, non va confuso con le ideologie autoritarie o con l’ateismo di stato. È il rifiuto di assoggettare la propria libertà di pensiero e di giudizio a qualsivoglia autorità terrena o celeste. Il coraggio di usare i neuroni di cui la natura ci ha provvisto per non farci turlupinare dai venditori di illusioni, in tonaca e no. Uscire da una condizione di “minorità”, diventare adulti. Purtroppo questa attitudine “kantiana” è pochissimo diffusa. Se il bisogno di “guide” è radicato da sempre nella natura umana (lo stregone, il papa, il duce, il Politburo), la confusione e la paura del tempo presente non fanno che accentuarlo, restringendo i margini dell’autonomia individuale.

Accade così che tanti cattolici aspettino il tardivo borbottio della Cei per decidere che il troppo è troppo, che il pio premier caro a monsignor Fisichella ha davvero passato il segno e forse non merita di accostarsi ai sacramenti. Accade che i lettori del Corriere si risveglino dal letargo solo quando perfino l’arrampicaspecchi Pigi Battista alza il ditino contro il vecchio satiro. E accade ahinoi che troppi elettori di centrodestra siano già pronti a perdonarlo in cambio di qualche fantomatico sconto fiscale, o magari di una bella licenza di evadere. Il sogno degli italiani. Non solo non hanno il coraggio di sapere, ma rifiutano di conoscere e di essere informati. Preferiscono restare minorenni, affidati all’igienista dentale. E se gli dici: “Sapere aude” pensano alla pubblicità di una marca di automobili.