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Caso Sakineh: “La lapidazione <br>potrebbe essere cancellata”

Lo ha dichiarato una "alta fonte" del ministero della Giustizia iraniano all'agenzia iraniana Fars. "Restano alcuni dubbi circa le prove" nel caso della donna, condannata a morte per lapidazione nel 2006 per adulterio e per l'omicidio del marito

La condanna alla lapidazione per Sakineh Mohammadi-Ashtiani potrebbe essere annullata. Lo ha dichiarato Malek Ajdar Sharifi, capo della magistratura dell’Azerbaijan iraniano, che ha come capoluogo Tabriz, dove Sakineh è imprigionata. “Tutto è possibile”, afferma Sharifi , anche perché permangono “alcuni dubbi” circa le “prove” nel caso della donna, condannata a morte per lapidazione nel 2006 per adulterio e per l’omicidio del marito. Questi dubbi avrebbero ritardato una decisione finale sul caso della donna, che ha provocato una forte mobilitazione internazionale da parte di associazioni dei diritti umani, governi e stampa.

Le parole di Sharifi giungono contemporaneamente alle pressioni esercitate da Teheran sulla donna e la sua famiglia. Sabato 1° gennaio Sakineh era uscita in permesso dal carcere di Tabriz per vedere i figli, cenare con loro in una residenza controllata e incontrare un gruppo di giornalisti stranieri. La donna diventata simbolo della difesa dei diritti umani aveva affermato che vuole essere “lasciata in pace”. L’incontro è stato definito per questo dai giornalisti presenti “surreale”. Ad accrescere i dubbi sull’episodio è stato anche l’annuncio di Sakineh. La donna ha annunciato di essere pronta a querelare i due reporter tedeschi del giornale Bild detenuti in carcere in Iran dallo scorso ottobre, per essersi occupati di lei senza autorizzazione. “Ho i miei motivi per fare queste denunce – ha detto la donna agli allibiti reporter – ci tenevo a parlare al mondo perché in molti hanno strumentalizzato questa situazione, meglio che mi lasciate in pace, perché volete disonorarmi?”. Ai reporter non è stato concesso di rivolgere domande alla donna.

Intanto un centinaio di personalità tedesche, tra cui vari ministri, imprenditori e atleti, sono scesi in campo per la liberazione dei due giornalisti tedeschi arrestati in Iran. In un appello – pubblicato dal settimanale Bild am Sonntag – si chiede la liberazione dei giornalisti.  “Devono essere liberati e ritornare in Germania il più rapidamente possibile. Dedicherò tutti i miei sforzi” per questo obiettivo, ha detto il ministro degli Esteri, Guido Westerwelle tra i firmatari. L’appello riporta le firme, tra gli altri, anche dei leader dei partiti di opposizione e del presidente di Deutsche Bank, Josef Ackermann, del numero uno di Deutsche Telekom, Rene Obermann, di quello della Bmw. Tra i campioni dello sport, oltre a Michael Schumacher, anche il calciatore Philipp Lahm. All’appello ha aderito anche il Nobel per la Letteratura Herta Müller.