Wikirebels, il documentario

ilfattoquotidiano.it ha sottotitolato il reportage della televisione svedese Svt che svela tutti i retroscena dell'epopea di Wikileaks, l'organizzazione che in soli tre anni ha fatto più scoop di tutti gli altri media mondiali

“Democrazia senza trasparenza è solo una parola vuota”. Queste parole dette da Kristinn Hrafnsson, uno dei portavoce di Wikileaks, rappresentano bene il manifesto dell’organizzazione fondata da Julian Assange. Ora la loro epopea è finalmente raccontata in un reportage: “Wikirebels”, realizzato dalla televisione svedese Svt. Dall’estate 2010 fino ai primi giorni di dicembre, i reporter Jesper Huor e Bosse Lindquist hanno seguito Assange in giro per il mondo in tutti i paesi in cui Wikileaks porta avanti le sue operazione strategiche. I due cronisti hanno intervistato i top leader dell’organizzazione, compreso Daniel Domscheit-Berg che dopo un lungo periodo di lavoro a fianco di Assange, in polemica con lui ha ora lanciato un sito gemello: openleaks.org. Quali sono gli scopi di Wikileaks? quali le conseguenze sull’informazione mondiale della pubblicazione di migliaia di cabli? chi è Assange: un campione della libertà, una spia o uno stupratore? Wikirebels risponde a tutte queste domande e ci porta sul terreno ancora caldo dei wiki-scoop: con uno straordinario lavoro giornalistico dà voce anche alle vittime, come i parenti dei civili iracheni rimasti uccisi dell’attacco mortale di un elicottero americano, un episodio diventato noto grazie al video “Collateral Murder” messo in rete proprio da Wikileaks.

Il film è stato diviso in tre parti

“La nascita dei Wikirebels” con un racconto delle rivelazioni che hanno dato al sito una ribalta mondiale

“Guerra e altri orrori” con le terribili immagini e testimonianze dall’Iraq e numerose riflessioni sull’informazioni di guerra ai tempi di Internet

“Caccia al soldato Assange” con le divisioni interne all’organizzazione, la caccia all’uomo scatenata dai governi di mezzo mondo, le accuse di stupro, l’ “ideologia” che muove l’hacker australiano