Cronaca

Nomine choc alla Sanità lombarda <br> All’Asl di Milano arriva l’amico dei boss

Si tratta di Pietrogino Pezzano, ex dirigente dell'Asl di Monza e Brianza. Il suo nome compare nell'inchiesta di luglio sulla 'ndrangheta in Lombardia. E' stato scelto tra i 702 candidati alle nuove 45 nomine

Nomine choc all’Asl di Milano 2, una delle più grandi d’Italia. Dal mazzo dei 702 papabili il governatore Roberto Formigoni e la sua giunta estraggono proprio il nome di Pietrogino Pezzano, classe ’47 originario di Palizzi in provincia di Reggio Calabria. Grande carriera la sua: da direttore generale dell’Asl di Monza Brianza fino alla stanza dei bottoni della sanità pubblica milanese. E un particolare: l’amicizia con gli uomini della ‘ndrangheta lombarda corredata da fotografie che lo ritraggono assieme a capibastone della Brianza come Saverio Moscato e Candeloro Polimeno.

Capita anche questo nel grande calderone delle nomine lombarde che tra mille polemiche questa sera sono state finalmente partorite dalla Regione Lombardia. Quarantacinque nomi da distribuire tra Asl e ospedali. E meno male che solo pochi giorni fa il governatore Formigoni aveva assicurato: “Bisogna scegliere uomini in sintonia con la Regione”. Giusto appunto. Ecco spuntare la scheda di Pietro Gino Pezzano. “Uno che fa favori a tutti”. Parola di Pino Neri, avvocato tributarista, massone, ma soprattutto boss della ‘ndrangheta pavese. L’intercettazione si trova nelle carte dell’inchiesta del 13 luglio. Prosegue Neri: “E’ uno che si muove bene, con Abelli sono grandi amici, l’ho presentato io a Gino”. E Abelli è Giancarlo Abelli, deputato del Pdl, fedelissimo del Cavaliere anche lui grande ras della sanità pubblica lombarda. Eppure anche questa sera il presidente della Regione Lombardia è convinto. “Abbiamo lavorato e siamo soddisfatti – dice -, abbiamo rispettato i tempi e abbiamo voluto scegliere i migliori, anche perché non siamo autolesionisti”.

Insomma, altro che lottizzazione politica delle nomine. Pratica che se per qualcuno è un problema, per altri, in testa l’assessore leghista Luciano Bresciani è un diritto acquisito nell’urna da spendere sul tavolo della trattativa sulla sanità. Così è stato. La Lega nord, infatti, è passata all’incasso. E così dopo Luigi Macchi, direttore generale al Policlinico di Milano eletto lo scorso luglio, oggi sono stati nominati Alessandro Visconti ai vertici degli Istituti clinici di perfezionamento (a cui fanno riferimento 22 poliambulatori milanesi, piu’ l’Ospedale dei Bambini Buzzi e il Centro traumatologico Cto) e Andrea Mentasti all’Ospedale San Paolo. Visconti è il braccio destro di Walter Locatelli, anch’egli in quota Lega e riconfermato direttore alla Asl di Milano.

La mano del Carroccio è intervenuta anche a Pavia. Qui, si sa, l’Asl locale è commissariata per sospetti di infiltrazione mafiose. L’ex direttore sanitario Carlo Antonio Chiriaco è in carcere con l’accusa di associazione mafiosa. Da oggi, così, a guidare la delicata situazione dell’azienda sanitaria sarà Giuseppe Tuccitto, generale della Finanza in pensione da un anno. Mossa fortemente voluta dai vertici di via Bellerio. E l’obiettivo è chiaro, almeno per l’assessore Bresciani: “Intercetterà immediatamente ogni tentativo di infiltrazione mafiosa”.

A Bresciani, però, è sfuggito un particolare. O meglio un nome. Pezzano appunto. Calabrese, amico di un altro grande e influente calabrese della Brianza. Quel Rosario Perri che pur non indagato risulta in contatto con uomini vicini alle cosche. Ed è proprio nel paese, oggi commissariato per infiltrazione mafiose, che si consuma un appuntamento imbarazzante per Pezzano. Il motivo, spiegano gli investigatori, è legato a un malore della moglie del boss Polimeni. Pezzano si dà da fare. Ma non finisce qui. Tra le migliaia di carte dell’indagine spuntano anche appalti in favore dei mafiosi arrestati. E’ il caso di Giuseppe Sgrò il quale, grazie al neo direttore dell’Asl Milano ottiene un lavoro per l’installazione di condizionatori nelle Asl locali di Cesano Maderno, Desio, Carate Brianza. “Dobbiamo chiamare il direttore generale, che è amico mio, così lo chiamiamo e fissiamo un appuntamento”, racconta lo stesso Sgrò. In cambio il dirigente sanitario chiede al boss di dargli una mano a trasportare alcune piante da Desio fino alla sua casa calabrese.