Politica

Piazza, bella piazza

Nei nostri ricordi giovanili e antagonisti le manifestazioni di piazza hanno sempre rappresentato un tassello di Memoria indelebile e bellissimo. E’ attraverso le bandiere alzate al sole e i canti lanciati al vento che generazioni intere hanno manifestato partecipazione politica e impegno sociale, rappresentato idee e sogni, alimentato passione, militanza e speranza di cambiamento, al di là della “barricata” più o meno istintivamente o consapevolmente scelta.

Forse per questo oggi ascoltare alcune parole oscene e demenziali che teorizzano arresti preventivi e deportazioni cautelative del dissenso indigna e fa crescere in modo esponenziale il nostro disgusto verso questa caricatura di una destra dalla bava alla bocca e capace di forza e autorità solo e sempre verso obiettivi sbagliati.

Mai ho sentito tanti fieri teorici del nuovo corso “legge e ordine” accennare un vagito di dissenso sul salvataggio dalla galera e dalle inchieste di molti dirigenti di partito o di parlamentari collusi con mafie e cricche.
Mai, in nome della legalità, abbiamo percepito, da alcuni ex “compagni di partito”, un qualche piccolo accenno di dubbio o perplessità su proposte legislative vergognose che, senza la nostra vigilanza attiva in Parlamento e la nostra azione politica, sarebbero diventate leggi della Repubblica, devastando il sistema giudiziario italiano, oltre quello investigativo.

In questo declino della nazione e in questa crisi etica, economica e culturale i giovani, gli studenti, il mondo della cultura, in forma diversa, hanno lanciato un grido d’allarme e di profondo dissenso verso un potere che sembra sempre più assumere le sembianze di un regime. Noi vogliamo ascoltare con attenzione e rispetto queste voci e cercare di interpretarle politicamente. E soprattutto non intendiamo criminalizzare una intera generazione, magari per poter far dimenticare la corruzione e la devastazione morale dilagante in questo “crepuscolo del berlusconismo” .

Oggi come ieri, noi ribelli di un tempo, sappiamo che “La Patria è di chi si battè”. E di chi vuole mettersi in gioco per cambiare le cose, oltre e contro il potere e il condizionamento del denaro e la corruzione dei comportamenti. Oggi come ieri, siamo 10mila volte più vicini a chi protesta e “vuole cambiare il mondo” rispetto a chi acclama Scilipoti o Catia Polidori per manifestare tutto il suo smisurato servilismo verso i grandi corruttori della politica e della vita pubblica italiana.