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Wikileaks: il caso dell’ex agente del Kgb Litvinenko. Il Cremlino sapeva del complotto

Uno dei personaggi chiave di questa storia è Dan Fried. Il 7 dicembre del 2006, due settimane dopo la morte di Letvinenko, l'assistente dell'allora segretario di Stato americano, Condoleeza Rice si chiede "se elementi sciolti della sicurezza potessero operare, nondimeno in Gran Bretagna, senza che Putin lo sapesse"

Vladimir Putin sapeva tutto. Nei documenti diffusi da Wikileaks adesso sbuca il caso della misteriosa morte di Alexander Litvinenko, l’ex agente del Kgb rifugiatosi a Londra. Il presidente russo sarebbe stato a conoscenza di tutte le operazione per eliminarlo.

Uno dei personaggi chiave di questa storia è Dan Fried. Il 7 dicembre del 2006, due settimane dopo la morte di Letvinenko, l’assistente per gli affari europei ed euroasiatici dell’allora segretario di Stato americano, Condoleeza Rice e attuale inviato speciale di Barack Obama per la chiusura del carcere di Guantanamo, incontra Maurice Gourdault-Montagne, consigliere diplomatico dell’allora presidente francese Chirac. I due diplomatici parlano del complotto, Fried si chiede “se elementi sciolti della sicurezza potessero operare, nondimeno in Gran Bretagna, senza che Putin lo sapesse […] data la sua attenzione per i particolari”. Definisce “strana” l’atmosfera presente in Russia, sostiene infine che “i russi si atteggiano con una fiducia in se stessi che sfiora l’arroganza”.

La storia non finisce qui. Nei documenti pubblicati da Assange si evince che i russi intralciarono deliberatamente le indagini britanniche. L’1 dicembre 2006, Williams Burns, l’ambasciatore statunitense a Mosca dichiara: “I media hanno in vario modo legato la morte di Litvinenko al suicidio, al Cremlino di Putin, a Putin stesso, a gente determinata a indebolire Putin, ad agenti dell’Fsb (l’ex Kgb) scontenti del presunto tradimento di Litvinenko della loro organizzazione, a quelli scontenti della cooperazione di Litvinenko con l’uomo d’affari israeliano Nevzlin sull’affare Yukos e con gli Usa e gli altri Paesi. Molte di queste speculazioni sono strumentali”. Il diplomatico americano osserva, inoltre, che tutte queste “versioni apparenti degli eventi sono menomate dalla mancanza di prove e dall’esistenza di altri moventi”. In ogni caso, conclude Burns, l’affare Litvinenko getta cattiva luce sulla leadership russa: “Qualunque possa essere alla fine la verità (su Litvinenko, ndr), ed è possibile che non emergerà mai, la tendenza qui è quasi automaticamente a credere che qualcuno dentro o vicino alla cerchia di Putin sia l’autore di tutte queste morti dice molto sul comportamento del Cremlino”.