Politica

Le spese allegre della regione Campania <br/> Milioni di euro per fiere, spettacoli, sagre

Gli ispettori del ministero dell'Economia fanno le pulci alle spese dell'ex giunta Bassolino. Tutto denaro che "non può essere qualificato come investimento"

Un fiume di milioni di euro per fiere, spettacoli e sagre, impiegati sotto le etichette più qualificanti di “promozione turistica” e “sostegno alle attività agricole”, per aggirare il divieto di impiego dei fondi europei utilizzabili solo per investimenti. Tra le spese allegre della Regione Campania indebitata a livelli record c’è di tutto. Compresi 10.000 euro per il Carciofo di Paestum, 10.000 euro per il Fagiolo di Controne, 10.000 euro per il Tartufo in mostra a Colliano, 24.000 euro per due Sagre del Fungo Porcino a Cusano Mutri (Benevento) e a Castelcivita (Avellino), 10.000 euro per la Cipolla Ramata di Montoro (Avellino) e 171.200 euro per il finanziamento del progetto speciale “Missione sorriso”: una serie di interviste plurilingue ai turisti stranieri per la rilevazione del loro grado di soddisfazione. Immaginiamo alta, se saranno riusciti a fare il giro di tutte le sagre campane per assaggiare i loro prelibatissimi prodotti. Peccato che tutte queste attività “non possono essere qualificate come investimento” scrivono gli ispettori del ministero dell’Economia inviati a Napoli per spulciare i conti della Campania dopo lo sforamento del patto di stabilità deciso dalla giunta uscente del Pd Antonio Bassolino. Gli ispettori per due mesi hanno scartabellato tra delibere e bilanci. E hanno concluso il loro lavoro redigendo una lunga relazione di “condanna” dell’operato degli ex amministratori campani, inviata anche alla Corte dei conti.

La lista delle spese censurate alla precedente giunta Bassolino è lunga e qui si offre un elenco assai parziale. Ci sono 100.000 euro per gli eventi promozionali durante l’incontro di Coppa Davis a Torre del Greco (l’Italia delle racchette vinse, e tutto finì in gloria) e altri 100mila euro per la Biennale del Mare, 100.000 euro per il Maggio dei Monumenti, storica manifestazione culturale che anima i musei napoletani, e 20.000 euro per il Borgo in Festa a Castevetere, in provincia di Avellino. La rassegna di musica etnica a Summonte (Av) ha meritato 10.000 euro, la rassegna Neapolis un po’ di più, 30.000, mentre 70.000 euro sono finiti nell’organizzazione dei percorsi enogastronomici della Costa del Vesuvio. Per la Notte Bianca di Napoli del 2006, la Regione ha tirato fuori 250.000 euro. Per “Comunicare i vini della Campania”, altri 100.000 euro. Per partecipare alle fiere agro-alimentari estere, nel solo 2006, sono stati spesi 1.248.000 euro. E siccome certe attività vanno ben promozionate tra le testate locali, ecco sbucare 90.000 euro per un piano di comunicazione integrata con il gruppo editoriale “Il Denaro”. E altri 500.000 euro spesi sotto il capitolo “Azioni Promo – Pubblicità e Stampa materiale divulgativo e azioni promozionali nei mass-media”.

Ecco poi 6 milioni e mezzo di euro “investiti” in una serie di manifestazioni catalogate sotto il cartellone “Eventi in… Campania”. Alcuni dai nomi suggestivi, come “Il sussurro delle sorgenti” (200.000 euro) o il “Park to Park” (150.000 euro). Ben 400.000 euro sono andati a “Benevento Città Spettacolo”, 150.000 euro al Festival delle culture giovanili di Salerno, 250.000 euro al Classico Pompeiano, 630.000 euro al Positano Art Festival, 237.000 euro al Capri Film Festival, 750.000 euro per Piedigrotta e 378.000 euro per ‘L’enigma degli avori a Salerno’. Alcune iniziative hanno conquistato il successo di critica e di pubblico, di altre, francamente, si è saputo poco. Attenzione: la Piedigrotta in questione non è quella finita nel mirino dell’Unione Europea, che chiede la restituzione dei 720.000 euro del cachet di Elton John per il concerto del settembre 2009. E’ la Piedigrotta di tre anni prima, e stiamo parlando di una manifestazione che negli anni ’50 rappresentava l’anima verace e popolare di una Napoli che oggi non c’è più, e che in anni più recenti si è cercato di resuscitare.

I contabili del ministero dell’Economia censurano l’impiego di altri 11 milioni e mezzo di euro circa per una nuova raffica di concerti, feste, rassegne. Elenco folto. Guardando qua e là sbucano i 50.000 euro per i Canti Parteni ad Avellino, gli 80.000 euro dell’Estate Musicale Sorrentina, i 50.000 euro della Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna di Ischia, i 160.000 euro per l’ ‘Equinozio d’Autunno’ a San Giovanni a Piro e i 100.000 euro per l’ ‘Arte delle Certose dell’Italia Meridionale’. Manifestazioni di respiro paesano, al massimo provinciale. E’ possibile definirle ‘investimenti’? Gli ispettori dicono di no: di queste cose non resterà nulla, nessun ritorno nel medio e lungo periodo.

Ma la prassi si è ripetuta nel tempo. Ecco quindi altri 3 milioni di euro per la partecipazione alle fiere nazionali e internazionali enogastronomiche del 2007. Di cui poco più di un milione per la sola partecipazione al Vinitaly di Verona. Mentre 880.000 euro, complessivi, si spendono per essere presenti alle fiere di Essen, Berlino, Norimberga, Copenaghen e Bordeaux (per il Vinexpò, in Francia, se ne vanno 300.000 euro). Eppoi gli eventi di quella stagione: 1.000.000 di euro per il Concorso Ippico in Piazza del Plebiscito, e molto si polemizzò sul galoppo dei cavalli nel salotto buono della Napoli che conta. E ancora: 600.000 euro per una mostra sugli Impressionisti a Caserta, 500.000 euro per la Lirica negli Scavi di Ercolano, 600.000 euro per “L’Impero dell’Arte, l’Iran da Dario a Farah Diba” a Napoli, e 320.000 euro per il Festival delle Antiche Repubbliche Marinare ad Amalfi, solo per dirne alcuni. E che dire dei 455.000 euro per l’iniziativa “Vibrazioni e bisbigli” ad Avellino? E i 420.000 euro per il “Litorale Domitio – Un Mare di Energia”? E i 327.888 euro concessi per “Il Filo Ritrovato – tessuti e intrecci dell’Italia Antica’ erogati alla direzione regionale dei Beni Culturali? A leggere questo elenco, il filo non si ritrova, ma si perde. Come l’equilibrio dei conti della Campania: perso anche quello, è scomparso tra i debiti.