Cronaca

Un nuovo “caso Adro” nella Bassa bergamasca

A scatenare le polemiche questa volta è una statua di Alberto Da Giussano istallata nell'auditorium di Calvenzano

Tramontato il sole delle Alpi, spunta Alberto da Giussano con il suo spadone sguainato. Da alcuni giorni a Calvenzano, paesino della Bassa bergamasca, infuria la polemica su una statua dedicata al guerriero medioevale adottato dalla Lega. Il monumento è collocato nell’atrio dell’auditorium comunale. Una presenza ingombrante in tutti i sensi, visto che è alta un metro e ottanta e pesa 168 chili. E’ lì dal maggio scorso, quando apparve in occasione di una mostra. L’esposizione poi è andata via, ma la scultura è rimasta. La sua sistemazione da provvisoria è diventata definitiva e per la minoranza è arrivato il momento di rimuoverla. Ma il sindaco leghista Aldo Blini non ne vuole sapere. Per lui sta bene dove sta. Gliel’hanno regalata e lui la considera un simbolo italiano, non soltanto padano. Alessandro Bigatti, l’autore dell’opera della discordia, minimizza: “L’intento era quello di realizzare una scultura innovativa, non avevo certo uno scopo politico”.

Il sindaco non vuol sentir parlare di un nuovo “caso Adro” e sottolinea che la statua non è sbucata all’improvviso dal nulla. “Questa vicenda non ha niente a che vedere con quella della scuola bresciana – taglia corto Blini, che nel 2009 ha vinto le elezioni battendo anche la lista del Pdl, da queste parti meno alleato che altrove – Tanto per cominciare la statua non l’abbiamo commissionata noi, ma ci è stata donata dall’artista che l’ha realizzata. A maggio è stata esposta nell’auditorium perché, in occasione della festa del paese, avevamo deciso di allestire una mostra a tema libero. Insieme a quadri e fotografie è arrivata anche la statua, che mi sembra un’opera di un certo pregio. E’ rimasta lì da allora”.

Blini respinge in modo deciso gli attacchi dell’opposizione, che vede nella statua un simbolo inequivocabilmente politico. “Non è vero niente – replica Blini – Se avessimo voluto utilizzarla con fini politici l’avremmo messa in piazza. E poi, con tutto quello che c’è da fare, devo dire la verità, me l’ero persino dimenticata. Senza contare che spostarla non sarebbe nemmeno facile, visto che pesa tantissimo… Cosa devo fare? Mica posso buttarla via. Abbiamo la coscienza a posto, questa vicenda non mi preoccupa minimamente”.

Anche perché, secondo Blini, l’uomo che sfidò il Barbarossa è tutto fuorché un simbolo di parte. “Alberto da Giussano incarna lo spirito patriottico: la battaglia di Legnano è citata anche nell‘Inno di Mameli e persino Garibaldi indicò il guerriero come esempio da seguire. Senza contare il Carducci, che ne cantò le gesta. Lo so bene anche perché il mio vicesindaco è laureato in storia e su queste cose non lo batte nessuno. Insomma, Alberto da Giussano è un simbolo italiano, altro che leghista”. Nella risposta scritta all’interpellanza dell’opposizione, Blini ha affondato ulteriormente il colpo: “Guai a noi se dimenticassimo il passato, guai se lo cancellassimo perché diventato scomodo per qualcuno: un popolo senza memoria è finito, è senza futuro”.

La statua insomma resterà dov’è. E se proprio qualcuno dovesse riuscire a fargliela togliere, il sindaco ha già pronta la soluzione di riserva: “Me ne hanno regalata una copia in scala ridotta. La tengo nel mio ufficio: almeno lì credo di averne il diritto senza che nessuno abbia qualcosa da ridire. E’ alta meno di una spanna, non fa paura a nessuno…”