Politica

Caso Ruby, l’opposizione chiede le dimissioni

“Andate a casa”, ha affermato dall’opposizione il segretario del Pd Pierluigi Bersani dopo l’ennesimo scandalo di Berlusconi e la minorenne Ruby. Bersani ha detto un secco “basta alle “questioni esoteriche del lodo Alfano e altre questioni, che non voglio titolare, che portano al centro le singolari abitudini del presidente del Consiglio” perché “il Paese ha problemi seri” e “merita di avere un presidente del Consiglio in grado di rappresentarlo con dignità e sobrietà e un Parlamento che non sia imbarazzato dalle sue questioni personali. Berlusconi, se è uno statista, dimostri senso di responsabilità, stacchi la spina al governo e si dimetta”.

“Chissà quante migliaia di fermati per furto ci sono nelle Questure – ha ironizzato ancora il leader del Pd -. Se è vero che Berlusconi ha buon cuore che fa, li lascia abbandonati così?”, chiude il leader democratico. Sulle dimissioni è d’accordo il compagno di partito, Dario Franceschini, il quale ha sottolineato che “in qualsiasi Paese la presidenza del Consiglio che interviene su una Questura è una cosa che, da sola, porterebbe alle dimissioni del presidente del Consiglio”.

“E’ ricattabile”, ha rimarcato il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro in un’intervista a Radio Popolare: “In questa vicenda forse può non esserci nulla di penalmente rilevante a suo carico – ha ribadito -. Ma il problema è un altro. Si può affidare il paese a un personaggio più degno di stare all’osteria piuttosto che a palazzo Chigi?”.

Il presidente dei senatori dell’Idv Felice Belisario ha affermato che “ci sarà una ragione per cui Berlusconi vuole mettere il bavaglio all’informazione e non vuole le intercettazioni telefoniche. Evidentemente tra corruzione nel caso Mills, diritti televisivi e probabilmente un sexgate che sta scoppiando, Berlusconi vuole metterci sopra come al solito un coperchio”.

Non stupisce più, ha detto Claudio Fava, coordinatore nazionale di Sinistra e Libertà: “Pensavamo che Berlusconi non ci avrebbe più stupito, dopo il susseguirsi continuo di gaffes, volgarità, ossessioni, ostentazioni di pessimo gusto. Ma le danze tribali di Arcore e le telefonate in Questura sono oltre ogni immaginazione, a metà tra il Bagaglino e l’imperatore Nerone. Offendono ed affondano il nostro Paese, le sue Istituzioni, i suoi cittadini”.