Politica

Ritratto del Ciarra, dalla Ciociaria alla kippah

Di nuovo insulti antisemiti di Giuseppe Ciarrapico verso il Presidente della Camera Gianfranco Fini. Come nel 2007, quando in una intervista alla Stampa “Il Ciarra” definì Fini un “islamico-sionista”. Oggi il senatore ciociaro del Pdl, editore di numerose testate, è intervenuto in Senato dopo il discorso di Berlusconi attaccando pesantemente l’ex delfino di Almirante: “Mi chiedo cosa aspetti a comprare le kippah (tipico copricapo ebraico, ndr.) visto che è un traditore”. Ciarrapico ha poi raccontato un aneddoto: “Mi ricordo quando Fini venne al Secolo d’Italia. Lo accompagnò un camerata e aspettò per molte ore prima di vedere Almirante. Da allora si é attaccato al polpaccio e non ce ne siamo più liberati”.

Ecco chi è Ciarrapico. Da “Se li conosci li eviti” di Peter Gomez e Marco Travaglio (Ed. Chiarelettere, 2008)

Anagrafe Nato a Roma il 28 gennaio 1934.

Curriculum Imprenditore ciociaro; titolare di una tipografia a Cassino; editore di libri revisionisti sul fascismo e la Repubblica sociale; già proprietario di prestigiosi marchi di acque minerali e della Casina Valadier a Roma, nonché delle Terme di Fiuggi, della compagnia di aerotaxi «Air Capitol» e, dal 1991 al 1993, della Roma Calcio; oggi, dopo mille guai giudiziari e diverse condanne, possiede cliniche private nel Lazio («Eurosanità») e 11 quotidiani locali venduti «a panino» con «il Giornale» berlusconiano (tra cui «Ciociaria Oggi», «Latina Oggi» e «Oggi Nuovo Molise», «Nuova Viterbo Oggi», «Nuova Rieti Oggi», «Fiumicino Guidonia Ostia Castelli Oggi»: tutte cooperative, che portano nelle tasche di Ciarrapico 5 milioni di euro all’anno); new entry.

Soprannome Il Ciarra, Er Fascistone.

Segni particolari Cresciuto in Ciociaria, gioventù in camicia nera, missino amico di Giorgio Almirante e di Andreotti (col quale fondò il famoso Premio Fiuggi, detto anche «il Nobel alla vaccinara»), nel 1990 viene incaricato dall’amico Giulio di mediare tra Berlusconi e De Benedetti perché il primo restituisca al secondo almeno un pezzo della Mondadori, sgraffignata con la famosa sentenza comprata. Ed è lo stesso Andreotti a pregarlo di rilevare la Roma Calcio dopo la morte di Dino Viola (avventura finita male, con Ciarrapico in manette e la squadra al disastro). Molto potente, nonostante tutto, anche nella Seconda Repubblica (ancora nel 2000 Capitalia impone a Calisto Tanzi di acquistare a spese della Parmalat le sue Acque Ciappazzi, ridotte in stato prefallimentare, allargando così il buco del gruppo di Collecchio), Ciarrapico si lega ad An. Che lo ricompensa con favori di ogni genere alle sue cliniche negli anni della giunta Storace. Lui ricambia, aiutando Berlusconi a riportare all’ovile i ribelli di estrema destra Alessandra Mussolini, Tilgher e Saya. Poi, dopo la sconfitta di Storace, la svolta a sinistra (che governava contemporaneamente il comune, la Provincia di Roma e la Regione Lazio). Il suo «Oggi Nuovo Molise» attacca alzo zero il governatore forzista Michele Iorio, che annuncia querele e chiede a Berlusconi di bloccarne l’abbinata con «il Giornale». Nel marzo 2007 il Ciarra si presenta a sorpresa a un convegno al Teatro Eliseo di Roma sul nascente Partito democratico, perfettamente a suo agio tra gli ex comunisti Veltroni e D’Alema. E lì spende parole di fuoco contro la classe dirigente di An e della Cdl tutta e parole di zucchero per il Pd prossimo venturo, ipotizzando addirittura di potervi aderire.

Ecco il testo dell’intervista rilasciata alla Stampa il 14 marzo 2007

Ciarrapico, che ci faceva lei dietro Carla Fracci, tra i compagni dell’Eliseo al convegno sul Partito democratico?

All’Eliseo non c’erano solo i compagni, c’era un mucchio di gente, cattolici, imprenditori, artisti, registi, attori, c’era la società civile. Ma poi che domanda è? Questo è un Paese davvero strano, io sono un imprenditore del Lazio, l’editore di undici quotidiani locali.

Nel Lazio hanno tutto loro, la sinistra.

All’Eliseo c’erano i rappresentanti di Regione, Comune e Provincia, un’ottima ragione per giustificare la mia presenza, no?

Interessi allora. A Roma lei ha ancora anche qualche clinica privata.

Ancora? Cinque a Roma e due a Fiuggi, mille posti letto.

Gli affari vanno bene?

Modestamente non mi posso lamentare. Ma la mia presenza all’Eliseo non va derubricata come una semplice questione di interessi.

No?

Certo che no, la politica la seguo ancora, il primo a spiegarmi che i ghetti, gli steccati mentali non esistono, fu Almirante.

Certo, Almirante. Ha trovato interessante il dibattito sul Partito democratico?

Molto. E guardi, devo riconoscerlo, l’altra sera ho scoperto menti illuminate.

Illuminate? Ciarrapico non starà esagerando? Proprio lei, nato con la camicia nera.

Per la precisione il 7 ottobre del ’47, l’anno in cui mi iscrissi al Msi. E con la camicia nera vorrei congedarmi, beninteso il più tardi possibile.

Quali passaggi dell’Eliseo le sono rimasti impressi?

Uno su tutti, quello di Goffredo. Bettini è uno straordinario cervello, un politico fine, colto, arguto. Il solo ad aver capito realmente che le differenze in politica sono un valore.

Detto da lei poi. Ciarrapico, lo sa che sta beatificando un senatore Ds, si rende conto?

Allora? In Italia di gente così ce n’è poca, Bettini è uomo di intelligenza straordinaria, se il Pd nascerà e troverà spazio molto lo dovremo a lui (…). Veltroni lo conosciamo. Ho trovato interessante anche l’intervento di Marrazzo, uno che in Regione sta lavorando bene. (…) Anche la Melandri ha un passo in più. Ma qui entrano in gioco altre componenti… sono un maschio d’altri tempi, molto vulnerabile.

Che idea s’è fatta, prima o poi nascerà il Pd?

Mi sembra un figlio molto desiderato dai Ds, ci credono solo loro, ne comprendo i motivi.

Quali sono i motivi?

L’attualità politica, il ristagno e il disagio a cui assistiamo non sono rassicuranti, i Ds forse lo hanno capito, forse lo colgono meglio di altri.

E la Margherita?

Magari sbaglio, ma tutto questo senso materno nei confronti del Partito democratico nella Margherita non lo avverto.

Il Pd è un passaggio indispensabile per il centrosinistra?

In generale questo è un brutto andazzo, tutti i passi sono indispensabili, le risulta che in Italia si faccia ancora politica? Sembra di assistere a uno scontro-incontro tra gnomi, del resto diciamocelo in faccia, la democrazia non è certo il migliore dei sistemi.

No?

Certo che no, ma le dittature sono fatte per gli uomini grandi, non per gli gnomi.

Anche questo glielo ha detto Almirante?

Almirante era un’altra cosa, ma non andiamo oltre.

Proviamo? Fini non le è mai stato troppo simpatico.

Fini è un ometto impettito e deprecabile, un islamico-sionista, un furbetto.

Nient’altro? Affermazioni pesantucce, Ciarrapico.

Guardi, io quell’uomo l’ho sempre detestato, An non esiste più, finita. La destra non esiste più, e Fini non è il colpevole unico, il resto della truppa non è diversa da lui, Gasparri tiene famiglia, La Russa poi. Gli altri? Francamente li trovo impresentabili.

Fedina penale Più volte arrestato e imputato per una lunga serie di reati, è stato condannato a 3 anni definitivi per il crac da 70 miliardi della Casina Valadier (ricettazione fallimentare) e ad altri 4 e mezzo per il crac Ambrosiano (bancarotta fraudolenta). Totale: 7 anni e 6 mesi. Ma, a parte qualche settimana al fresco in custodia cautelare, non è tornato in carcere a scontare la sua pena: per motivi di età, ha ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali.

Frase celebre «’Sta destra imbalsamata… Ma chi la vole? È ’na monnezza…» («La Stampa», 14 marzo 2007).

Nel corso del 2010 il senatore ciociaro è tornato alla ribalta per i suoi guai giudiziari. A marzo il Procuratore capo del tribunale di Cassino (Frosinone) ha depositato nei confronti di Ciarrapico, editore del quotidiano Nuovo Oggi Molise, una richiesta di rinvio a giudizio per i reati diffamazione e stalking a danno della giornalista Manuela Petescia, direttore di Telemolise e moglie di un altro senatore PdL, Ulisse Di Giacomo. Si tratta della prima applicazione in Italia del reato di stalking attraverso la carta stampata.

Il mese dopo, la procura di Roma torna ad occuparsi di lui. Dopo le vicissitudini giudiziarie degli anni novanta, il senatore Pdl finisce nuovamente nel registro degli indagati per presunti illeciti legati ai finanziamenti ricevuti da società editoriali a lui riconducibili. Truffa ai danni dello stato e tentata truffa i reati presi in esame dalla Procura contro Ciarrapico, il figlio Tullio e cinque prestanome, amministratori delle società finite nel mirino degli inquirenti.