Cronaca

Calabria, la Regione vuole chiudere l’ospedale Il sindaco Sero inizia lo sciopero della fame

Succede a Cariati, in provincia di Cosenza. Il progetto del governatore Scopelliti mette a rischio la salute di 70.000 cittadini da giorni in in stato di mobilitazione

A rischio c’è il futuro di un ospedale e la possibilità di curarsi per oltre 70.000 cittadini. Capita a Cariati in provincia di Cosenza. L’indignazione cresce tanto da approdare su internet dove i cittadini hanno aperto una pagina di Facebook. Questione di “riorganizzazione”, spiega la Regione Calabria. Una risposta che, come al solito, non chiarisce. Per questo Filippo Sero sindaco eletto in una lista civica ha deciso di passare a una protesta estrema: sciopero della fame e consegna della scheda elettorale. Succede ormai dal 7 settembre.  “Il nostro ospedale non può essere chiuso”. Parole comuni, mobilitazione collettiva di tutto il paese per una vicenda antica. Nel 2009, infatti, gli accertamenti dei Nas avevano portato al blocco del reparto operatorio dell’ospedale di Cariati per gravi mancanze di impiantistica e il mancato rispetto delle norme igieniche. Anche allora la cittadinanza scese in piazza per chiedere non la chiusura ma un aiuto per far funzionare l’ospedale.

L’ultimo capitolo di questa storia risale a pochi giorni fa. La notizia, che vaga nel sommerso dei quotidiani locali, è la dimostrazione, l’ennesima, di una regione (la più povera d’Europa secondo i dati Eurostat del 2010) sempre più alla deriva. Una regione con l’assistenza ospedaliera peggiore del paese e dove le comunità della Calabria sono state vittime di ripetuti casi di malasanità .

Il destino dell’ospedale Cosentino è legato a un piano della giunta regionale per la riqualificazione del sistema sanitario. Una posizione che viene percepita dai cittadini come un colpo inferto ai propri diritti. E così il sindaco ha passato sei giorni senza mangiare per denunciare la totale mancanza di “confronto con l’intero territorio”. E per questo “assieme ai cittadini, ai sindaci, alle forze locali, alla società civile mi opporrò con ogni mezzo e fino all’ultimo spillo di energia per contrastare un’azione tesa a calpestare il più elementare dei nostri diritti, quello della tutela alla salute”.

“Dove ci andremo a curare adesso?”, si domandano indignati gli abitanti di Cariati e non solo. E  la società civile si organizza: il comitato civico pro-ospedale e i sindaci del basso Jonio cosentino (che formano il bacino d’utenza complessivo dell’azienda ospedaliera), si sono uniti alla protesta, raggiungendo subito un primo risultato. L’8 settembre il sindaco ha incontrato il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti che in un primo momento, dopo essere venuto a conoscenza della situazione, aveva dichiarato: “Una volta ultimato il lavoro di monitoraggio, avvierò una serie di incontri con gli amministratori locali, tra cui direttamente i sindaci”. Un’altra dichiarazione che non aiuta a fare chiarezza. Quindi, pochi giorni fa il vertice, che però non è servito a far cambiare la linea politica del governo calabrese. Sul tavolo della giunta ci sono due ipotesi: la riorganizzazione di alcuni reparti con il trasferimento di medici e infermieri in altre strutture oppure la chiusura definitiva. Per questo Sero ha ribadito che “le posizioni sono distanti e si sono confermate le ipotesi peggiori”.

Intanto, il rischio per la salute di 70.000 cittadini resta alto. La tensione cresce e la notizia del sindaco in sciopero della fame scuote i calabresi. Anche per questo il sindaco ha deciso di consegnare, come atto simbolico, la sua scheda elettorale: “E’ una reazione a un grave momento di crisi del rapporto tra cittadini e istituzioni”. Domani, giorno di apertura dell’anno scolastico, le mamme di Cariati non manderanno a scuola i propri figli.