Scuola

Terremoto a L’Aquila, dopo due anni la scuola resta in emergenza e gli alunni lasciano

Nel capoluogo abruzzese le scuole sono già iniziate. Gli alunni, diminuiti di 700 unità, entraranno nelle aule a scaglioni fino al 20 settembre

A l’Aquila le lezioni sono già cominciate. Gli studenti tornano in classe a scaglioni, fino al prossimo 20 settembre. L’emergenza terremoto non consente altro. E anche per la scuola siamo rimasti all’emergenza. “Si riprende come l’anno scordo – dice Stefania Prezzopane, oggi assessore comunale al diritto allo studio – . La Gelmini l’abbiamo vista un anno fa, poi è sparita. Abbiamo chiesto attraverso il direttore scolastico regionale che venissero potenziate le risorse. Niente. Qui, come ovunque, abbiamo subito i tagli degli organici. Altro che aiuto ai terremotati”.

Una soluzione avrebbe potuto essere, ad esempio, il tempo pieno. Invece nemmeno una classe in più è stata autorizzata. “I dirigenti scolastici – continua l’assessore abruzzese – non possono nemmeno cedere le palestre quando sono inutilizzate, perché gli manca il personale per farlo. E la nostra gente non può avere nemmeno questa risorsa”. La situazione dunque resta drammatica. Spiega la Prezzopane : “Il nuovo anno scolastico vede la popolazione studentesca aquilana tornare nei Musp (Moduli scolastici provvisori), realizzati lo scorso anno a seguito del sisma in luogo dei plessi scolastici distrutti, e nelle poche sedi scolastiche originarie che sono state riaperte, già lo scorso anno, a seguito di lavori di recupero e messa in sicurezza degli edifici.

Questa situazione, che doveva essere “provvisoria” e che invece perdura per il secondo anno scolastico consecutivo, si unisce a un dato inquietante relativo a un decremento degli alunni, pari a circa 700 unità. Certamente, come chiarito dallo stesso Ufficio Scolastico, sul dato influisce anche il generale calo demografico. Tuttavia vi è un altro fattore determinante, costituito da una riforma scolastica che ha tagliato le cattedre, colpendo la scuola aquilana dall’interno e dall’esterno, poiché, tra i molti insegnanti perdenti posto e costretti a chiedere utilizzazioni e assegnazioni provvisorie anche in sedi lontane, vi sono genitori costretti a trasferirsi portando con sé i propri figli, che saranno costretti a iscrivere in altre scuole.

Per questa ragione, e in previsione di queste conseguenze, che certamente aggravano una situazione già di per sé complessa, era stato chiesto al Ministro della Pubblica Istruzione di differire di un anno l’entrata in vigore della riforma per l’Abruzzo, ma è un appello rimasto purtroppo inascoltato, nonostante inizialmente il Ministro Gelmini sia stata molto vicina alla tragedia aquilana, adottando diversi provvedimenti a tutela del comparto e presenziando poi all’inaugurazione di diverse scuole della cosiddetta “ricostruzione provvisoria”. A questo dobbiamo aggiungere il quadro generale di una città ancora ben lontana dal ritorno alla normalità, in cui l’economia in generale, e il mondo del lavoro in particolare, sono stati pesantemente colpiti dal sisma, e in cui pertanto vi sono purtroppo delle famiglie che, in assenza di una legge speciale a tutela del territorio colpito dal sisma e della sua economia, hanno dovuto trasferirsi altrove”. A quando, dunque, gli alunni potranno tornare in scuole “normali”? La risposta sconsolata di Stefania Prezzopane: “Aspettiamo i piani della Regione. Ma non c’è un euro a disposizione per pensare che qualcosa possa muoversi”.

di Augusto Pozzoli