Mondo

Sono la Politkovskaja!

Sciarada russa 2.0 (5)

Il coraggio di Anna, la violenza dei rosticceri, le due Beslan

Il coraggio di Anna

“Entriamo nell’edificio. Gridiamo: “Ehi, c’è qualcuno?”. L’unica risposta è il silenzio. Sembra che in tutto il teatro non ci sia anima viva. Mi metto a gridare: “Sono la Politkovskaja! Sono la Politkovskaja!”. Comincio lentamente a salire la scala sulla destra – il dottore dice che sa dove andare. Anche nel foyer del primo piano c’è silenzio, buio e freddo. Non un’anima. Grido di nuovo: “Sono la Politkovskaja!”. Finalmente da quello che era stato il bancone del bar emerge un uomo. Sul viso ha una maschera nera piuttosto sottile, i tratti del viso si distinguono perfettamente. Nei miei confronti non è aggressivo, ma il dottore gli sta antipatico. Perché? Non riesco a capirlo. Ma cerco comunque di placare gli animi che stanno per infiammarsi. “Allora dottore, vuoi fare carriera?”, insiste la “maschera”. Questo dottore ha 70 anni, è un grande studioso, e ha già fatto tante cose importanti nella sua vita che per lui pensare alla carriera non ha senso: se l’è già costruita. Lo dico ad alta voce. Comincia un battibecco. È chiaro che bisogna “abbassare i toni”, altrimenti…La maschera sottile si allontana nel buio del foyer e continua a borbottare: “Perché dici di aver curato i bambini ceceni, dottore?”. Ancora delle esclamazioni sgradevoli e confuse, e per questo mi limito a riportarne il senso generale: “Tu, dottore, parli in particolare dei bambini ceceni. Quindi i bambini ceceni per te non sono come gli altri. Noi ceceni non siamo persone?”. La solita storia. Mi intrometto, ma non per dovere, è solo che non lo sopporto più. Dico: “Tutti gli uomini sono uguali. Hanno la stessa pelle, le stesse ossa, lo stesso sangue”. Inaspettatamente questo concetto non troppo originale ha un effetto calmante”. (1 novembre 2002: Anna Politkovskaja tenta una mediazione con i sequestratori del teatro Dubrovka di Mosca).

Portinai alle Canarie

Il primo concorso “Il portinaio di Mosca”, è stato vinto da 21 persone. Il premio, assegnato dall’amministrazione della capitale russa con un finanziamento di 4 milioni di rubli, prevede per i vincitori una vacanza prestigiosa alle isole Canarie mentre i 12 piazzati si dovranno accontentare di un soggiorno alle terme di Karlovy Vary, nella Repubblica Ceca, in passato meta preferita della nomenklatura comunista. (http://www.interfax.ru/news.asp?id=151874).

Rosticceri violenti 

Un vero e proprio agguato a migliaia di spettatori del festival rock “Tornado”, nella cittadina di Miass, regione di Cheljabinsk, è stato compiuto il 29 agosto scorso da almeno 150 giovani, armati di bastoni e bottiglie. Gli assalitori, tutti con il cranio rasato secondo alcuni testimoni, non hanno risparmiato nessuno. Hanno inseguito e picchiato persone che scappavano o cadute in terra, salendo persino sul palco dove si esibivano i gruppi musicali. Dopo aver colpito all’impazzata (provocando decine di feriti e anche un morto anche se la notizia non è stata mai confermata), gli assalitori si sono dileguati. La polizia ha avviato le indagini escludendo da subito il movente politico, indirizzando le indagini sulla pista della vendetta da parte del padrone di una locale rosticceria locale al quale alcuni partecipanti al festival avevano compiuto uno sgarbo. (http://www.novayagazeta.ru/data/2010/097/04.html).

La ballata di Khimki

“Io sono pronta a dare fuoco alle auto della polizia. E tu? E’ l’unico diritto, l’unico segno di buon gusto. La loro legge è spazzatura”. Non sono riusciti a cantarla, la loro canzone, i musicisti del gruppo “Barto” perché a piazza Pushkin, dove il 22 agosto scorso si è tenuto il meeting musicale contro la deforestazione del bosco di Khimki, la polizia aveva negato l’uso della corrente elettrica. Li hanno incriminati lo stesso, comunque, con l’accusa di “estremismo”. Ha cantato “unplugged”, invece, Jurij Shevchuk, della band DDT, che quel giorno in piazza c’era. “Tutta la piazza canta con Shevchuk. La giovane Anja raccoglie i soldi per gli avvocati degli antifascisti. Qualcuno grida ‘Putin scemo’. Arrivano i Nashi (i giovani putiniani): ‘Se volete aiutare il bosco, venite con noi’. La polizia blocca le entrate. ‘L’autostrada fatela alla Rubljovka!’ (quartiere di lusso di Mosca). ‘Pushkin ci ha voltato le spalle’. Sulla piazza ci sono 1500-2000 persone. ‘Questa è una protesta ecologica e non politica’. Si avvicina un esponente del Dpni (partito xenofobo russo). Viene cacciato. ‘Il fascismo non passerà’. Un minuto di silenzio per le vittime degli incendi scoppiati in Russia. (voci e testimonianze sparse raccontate in tempo reale sul blog novayagazeta, cento i fermati dalla polizia).

Imorti per il caldo

I morti per il caldo e il fumo causato dagli incendi scoppiati in tutto il territorio russo a luglio-agosto di quest’anno sono stati effettivamente più del normale e in qualche caso anche il doppio dell’anno precedente. E’ quanto emerge dai dati del ministero della Salute, lo stesso organismo che, in piena emergenza, aveva negato l’aumento dei decessi, arrivando a censurare pesantemente il responsabile sanitario di Mosca, Andrej Sel’tsovskij che aveva denunciato la situazione. In tutta la Russia, l’aumento medio della mortalità è stato dell’8,4% con numeri che vanno dal 18,4% in più della regione di Vladimir al 17,3% della regione di Tula e di Mosca. Proprio nella capitale, a causa della temperatura, sono morte fino a 700 persone in un giorno, due volte in più degli anni precedenti. (http://www.interfax.ru/society/txt.asp?id=151936).

Due Beslan

Giungono in aereo ogni 31 agosto a Beslan, protetti dall’Fsb, rendono omaggio ai loro morti, tre militari del gruppo militare “Alfa” e sette del gruppo “Vimpel”, e ripartono subito, senza dire nulla a nessuno. Così, ogni anno, l’esercito russo ricorda i militari dei corpi speciali, ammazzati nella scuola N.1 durante la tragedia del 2004. Neppure un salto, un fiore per le centinaia di civili morti e di bambini di Beslan morti quel giorno insieme a loro. “Non so nulla di questa cerimonia – dice Susanna Dudieva del Comitato ‘Madri di Beslan’ – nessuno ci ha invitato, ma dove stanno?”. L’altra cerimonia, invece, quella che si apre col suono della campana alle 9,15, ora dell’assalto dei terroristi, si è tenuta, come di consueto, con la deposizione di fiori nella palestra della scuola e la musica funebre che ha accompagnato la giornata. Quest’anno è venuta anche una delegazione del Parlamento europeo (giorni fa il presidente Jerzy Buzek ha inviato una lettera a Dmitrij Medvedev per chiedere che vengano riconosciuti i diritti per le vittime di Beslan). L’europarlamentare finlandese Heidi Hautala ha incontrato prima Ella Kesaeva del comitato “La voce di Beslan” che ha rinnovato la richiesta di un’indagine internazionale e poi il deputato dell’Ossezia del nord, Stanislav Kesaev, della Commissione per i fatti di Beslan. “Non c’è nulla da scoprire, tutto è stato fatto per conoscere i fatti. Questa delle indagini internazionali è una fissazione tutta russa”, ha detto Kesaev alla eurodeputata. Al momento del pranzo ufficiale, già concordato con le autorità, Hautala ha salutato tutti ed è andata a mangiare con Ella Kesaeva. (http://novayagazeta.ru/data/2010/097/01.html, http://rian.ru/society/20100901/271003083.html).