Cronaca

Corte di Conti: “Per l’area di Pompei non doveva essere dichiarato lo stato di emergenza”

Secondo la magistratura contabile la Protezione Civile eccede nel qualificare gli eventi come "calamità naturali" o "grandi eventi". Così evita i controlli preventivi

Per la Corte dei Conti non si tratta di una calamità naturale, nè di un grande evento, eppure, l’anno scorso, era stato dichiarato lo “stato di emergenza” per l’area archeologica di Pompei. E grazie a questa qualificazione, la Protezione Civile ha potuto emettere delle ordinanze senza il preventivo controllo della magistratura contabile. Oggi in una delibera i magistrati hanno espresso i propri dubbi sulla considerazione  di quegli atti come attinenti ad una calamità o un grande evento e sulla loro conseguente esclusione dal controllo. Ma non c’è più nulla da fare, ormai. Molte di quelle delibere sono già in esecuzione e quindi il controllo “preventivo” di fatto non è più possibile.

La Corte ribadisce che “il Dipartimento della Protezione civile può svolgere non qualsiasi attività” ma solo  quelle “finalizzate alla tutela della integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi o da altri grandi eventi, che determinano situazioni di grave rischio”.
In particolare non devono essere escluse dai controlli le decisioni che riguardano “le opere di manutenzione straordinaria per consentire la piena fruizione dei beni archeologici” o “il piano per garantire l’ordinato svolgimento delle attività commerciali” o “l’organizzazione dei servizi di guida ai turisti” o le modalità di sponsorizzazione. Queste ipotesi infatti non rispondono a quei necessari requisiti di pericolosità o emergenza.

Antonio Irlando, responsabile dell’Osservatorio patrimonio culturale, aveva da tempo elaborato studi per mostrare la drammaticità dei problemi di tutela degli Scavi. “La Corte dei Conti conferma che gli Scavi di Pompei sono stati abusivamente messi sullo stesso piano di una frana – spiega Irlando –  cosa che ha giustificato scempi come quello compiuto con il falso restauro del Teatro Grande di Pompei e interventi per nulla pertinenti con le reali esigenze di conservazione del monumento”. “Ci siamo sempre chiesti – aggiunge – che cosa c’entrasse la Protezione Civile con i beni culturali e con il fatto che Pompei continua a perdere quotidianamente pezzi di intonaco decorato per l’assenza di manutenzione ordinaria”.

Nei mesi scorsi il caso era già stato denunciato anche da Matteo Orfini, responsabile Cultura e Informazione del Pd.

Il governo ha sempre difeso invece la scelta di sottoporre gli scavi alle delibere della Protezione Civile, in  deroga alle leggi ordinarie, chiamando in causa addirittura la pericolosità del Vesuvio, “vulcano ancora attivo”. La Protezione Civile ha comunque precisato che la sentenza della Corte dei Conti le riconosce di aver operato nel pieno rispetto della legge.

Non è la prima volta che viene contestata la decisione di escludere alcuni eventi dalle normali procedure di controllo. Tra questi casi c’è quello della  Vuitton Cup, considerata grande evento e per questo esclusa dai controlli preventivi.