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L’amore non discrimina (in California)

La vita e’ buffa, avrebbe detto mia zia, prima di allargarsi in un sorriso pensando che e’ strano che ci voglia un giudice per sancire che rifiutare a gay e lesbiche di sposarsi e’ “discriminatorio”. L’amore per lei era senza razza, senza colore, senza genere e ci credeva talmente tanto che deve avermi contagiato. Così sono stata, ovviamente, profondamente felice nell’apprendere che il giudice distrettuale della California, Vaughn R. Walker, ha dichiarato incostituzionale il divieto ai matrimoni gay, imposto dopo il referendum meglio noto come “Proposition 8” del 4 novembre 2008. Il giudice ha, in pratica, dato ragione a chi crede che il non riconoscimento legale dei matrimoni gay sia un atto discriminatorio senza se e senza ma, tanto per dirlo in parole semplici. Una decisione che, sebbene non definitiva, rappresenta una grande vittoria per tutti gli attivisti che si stanno battendo per riuscire a cancellare gli effetti “nefasti” di quel referendum che lasciò un po’ di amaro in bocca, proprio nel giorno della storica elezione del presidente Obama.

L’ultima parola spetterà alla Corte Suprema ma, dopo la decisione del giudice del Massachussetts di dichiarare “incostituzionale” anche la dicitura del “Defence of Marriage Act (DOMA), secondo cui il matrimonio e’ un atto fra un uomo e una donna, arrivata poco più di un mese fa, l’entusiasmo si fa sentire in maniera palpabile; tanto che Jon Davidson, direttore del Lambda Legal, la piu’ vasta associazione di gay, lesbiche e trans, paragona la sentenza di Walker ad un grande slam. Soddisfazione arriva anche dalla Casa Bianca, con una mail alla stampa in cui si legge che il presidente “si e’ espresso in opposizione alla Proposition 8 perche’ divide ed e’ discriminatoria. Da parte sua continuera’ a promuovere eguali diritti per gay, lesbiche e trans”.

Cio’ che, pero’, tornando all’inizio, dà ragione all’opinione di mia zia riguardo all’imprevedibilita’ della vita, e’ il fatto che il giudice Walker, nominato da George Bush padre, era gia’ stato scelto da Ronald Regan, nel 1987, ma la sua nomina era stata bloccata dalla Commissione Giustizia del Senato per opposizione di un gruppo compatto di senatori capeggiati da una certa signora Nancy Pelosi di San Francisco. Motivo della “barricata”, il fatto che Walker aveva rappresentato il comitato olimpico americano in una causa per proibire l’uso della parola “Olimpiadi Gay”. La Pelosi osteggio’ la sua candidatura accusandolo di comportamento insensibile verso i gay e verso i poveri.

Altro particolare, meritevole di nota, e’ il fatto che il giudice Walker sia dichiaratamente omosessuale ma, evidentemente, non e’ questo cio’ che ne ha influenzato la decisione nella causa Perry contro Schwarznegger.

Nello scrivere questa notizia mi viene da pensare ad Harvey Milk e all’impegno straordinario che costa il sogno di veder riconosciuti i propri diritti. E penso a Marco e Carlo, insieme da 16 anni, molto piu’ di tante coppie etero e, banalmente, mi chiedo come il loro possa essere considerato un sentimento non sufficiente per scambiarsi un anello e potersi prendere “legalmente” cura l’uno dell’altro.