Politica

Da oggi i centristi tengono sotto scacco il governo

La Camera ha respinto la sfiducia a Giacomo Caliendo con 299 voti contrari, 229 a favore, 75 astenuti. Presenti 603, votanti 528. Come hanno votato le varie forze politiche è arcinoto. Popolo delle libertà e Lega si sono schierate al fianco del sottosegretario, il Pd e l’Italia dei Valori hanno votato per la loro mozione di sfiducia, mentre si è formato un asse centrista, composto dai finiani di Futuro e libertà per l’Italia, dall’Udc, dai rutelliani dell’Api e dal Movimento per l’Autonomia di Lombardo, che si è astenuto.
Che messaggio politico arriva da questo pomeriggio d’agosto alla Camera? Il primo, e il più importante, lo si ricava facendo una semplice addizione. Se i 75 astenuti avessero votato con Pd e Idv, il governo sarebbe stato battuto. Per una manciata di voti, ma battuto.
Oggi non era nel loro interesse di nessuno fare andare sotto l’esecutivo sul caso Caliendo, ma in un futuro forse neanche tanto lontano, non si sa mai.
Quello che d’ora in avanti Berlusconi dovrà tenere a mente è che c’è un nuovo soggetto politico con cui giocoforza sarà costretto a fare i conti. I centristi hanno tenuto oggi il loro battesimo politico e i numeri sono dalla loro parte. Se fossero un gruppo unitario sarebbero i terzi dopo Pdl e Pd, perfettamente in grado di tenere sotto scacco il governo.
Lo ha capito benissimo Pierferdinando Casini che, uscendo da Montecitorio, ha detto: “Noi siamo stati l’unico gruppo a votare compatto”. Il leader dell’Udc non è d’accordo con chi gli dice che il voto è andato male dato che mancavano 10 voti rispetto a quanti, il giorno prima, si erano dichiarati per l’astensione: “Noi saremmo andati male? E allora cosa si deve dire di loro? Guardate i loro numeri: la maggioranza ha 299 voti”.
Per quanto riguarda le truppe finiane, ieri da Palazzo Grazioli era arrivato un avviso. I deputati membri dell’esecutivo che avessero votato per l’astensione, erano automaticamente fuori dal governo. Messaggio ricevuto, tant’è che il ministro Andrea Ronchi e il vice ministro Adolfo Urso hanno sono andati assieme a Pdl e Lega. I sottosegretari Roberto Menia e Antonio Bonfiglio erano invece assenti giustificati perché in missione. Mentre mancavano in aula gli onorevoli Consolo, Divella, Angeli, Tremaglia.
“La matematica batte la politica”, chiosa Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, “299 non è 316”. E da qui in avanti Berlusconi, se vorrà continuare il suo mandato, dovrà prestare particolare attenzione a questi numeri.