Sport

L’intransigenza e il basket

Mi ha molto divertito qualche tempo fa sentire uno che credo c’entri qualcosa con questo sito, tale Peter Gomez, chiudere un’intervista su (l’ottima) Current TV circa la questione-intercettazioni con queste parole. “Alla fine, se non sarà più possibile fare questo mestiere come lo intendo io, vuol dire che scriverò di pallacanestro. Tanto è il mio sogno da una vita …”. Posto che l’eventuale passaggio del DDL 1611 condizionerebbe un po’ meno la mia attività professionale rispetto a quella di Peter, posso dire la stessa cosa a ruoli invertiti. Io, che di basket ho la fortuna di parlare per mestiere, da “quegli altri discorsi” sono molto attratto, ahivoi. Al punto che ho anche pensato di farci un libro, che uscirà il prossimo settembre (se ne riparla presto). Non spaventatevi però: il basket e lo sport mi piacciono ancora moltissimo, e non penso di abbandonarli a breve. A meno che non sia per lasciare il mio posto al responsabile del sito…

Scherzi a parte, sono abbastanza sicuro che ci sia modo di saldare i discorsi che si fanno in questa sede e quelli più banalmente sportivi. Quello che succede in campo, in palestra e allo stadio è un microcosmo di quel che succede fuori, non potrebbe essere altrimenti. Penso alla disinvoltura, con buona pace di Nanni Moretti, con cui si usano le parole, dimenticando la loro importanza. Se sento definire il basket, splendida metafora della vita giocata su 28 metri di parquet, come “sport minore” tendo, come dire, a incazzarmi un po’. Se sento argomentare che “sono i soldi che rovinano lo sport”, mi adiro ancor di più, perché pensare che una posta in palio maggiore possa giustificare la corruzione e l’assenza di etica è a dir poco barbaro (e se vi ricorda qualcosa siamo almeno in due). Figuriamoci poi se lo spazio dedicato allo sport viene letteralmente depredato da gossip, menu, listini di auto sportive e dissertazioni sul look perché “fa audience”.

In questi casi mi viene sempre in mente quell’ “Io non ci sto” di Oscar Luigi Scalfaro. Ed anche una definizione di Paolo Borsellino data dal suo discepolo Antonio Ingroia. “Di lui”- ha detto il PM palermitano- “colpiva la grande intransigenza etico-morale”. Visto che il 19 luglio è ancora fresco, al pari del teatrino che la para-politica ha inscenato in quella Via D’Amelio che meriterebbe invece silenzio e rispetto, credo che recuperare almeno un po’ di quell’intransigenza farebbe bene a tutti noi. E non solo sotto canestro.