Politica

Pasticcioni democratici

Confesso che quando domenica mattina ho comprato il giornale ho temuto di scoprire dagli articoli dei miei beniamini, ulteriori tragiche novità rispetto ai comportamenti del mio partito.

Per tutto il tragitto in bicicletta edicola-casa, mi son chiesto: “ma cosa abbiamo fatto sta volta?…”

Me lo chiedevo anche perchè da qualche giorno mi trastullavo nella condivisione di almeno due cose fatte con criterio: aderire alla manifestazione contro la legge bavaglio e chiedere con forza le dimissioni di Brancher da Ministro.

Avere contemporaneamente due cose condivise non mi capitava da tempo.

Sull’articolo di Furio Colombo c’è ben poco da dire se non constatare amaramente la nostra quotidiana incapacità a fare opposizione al peggior governo che il Paese abbia mai dovuto sopportare. Dirigenti e parlamentari ancora in conflitto, dopo ormai vent’anni, sul tendere o meno la mano al delinquente, sul tentare di migliorare qualcosina…

Poi ho letto l’editoriale di Travaglio, con sincero spirito critico, quasi sperando di trovare qualcosa da non condividere, per poter dire, almeno una volta, di non essere d’accordo con lui. Invece porca vacca anche stavolta non mi sento di dargli torto. Non potevo certo sperare che Marco si dimenticasse che solo tre anni fa il nostro partito era compattamente impegnato nel far approvare una legge analoga, se non peggiore di questa, sulle intercettazioni.

E non potevo neppure sperare che Travaglio “perdonasse” quell’unanime voto in Parlamento. Perchè il problema vero in effetti non era essere o meno alla manifestazione.

Un partito può anche cambiare idea su un comportamento tenuto, ma prima deve avere almeno l’onestà politica di chiedere scusa ai propri elettori e ai cittadini tutti per quelle scelte di allora, davvero incomprensibili.

Noi siamo stati capaci di cospargerci il capo di cenere rinnegando un intero passato del quale c’era ben poco di cui vergognarsi, eppoi non abbiamo l’umiltà di ammettere l’evidente sciagura di alcune scelte nefaste compiute negli ultimi anni.

L’altro giorno mi è capitato, girando sulle pagine di facebook dedicate al Fatto Quotidiano, di polemizzare con un tipo del mio partito che diceva peste e corna contro Travaglio facendogli notare che a Cagliari il candidato del PD alle provinciali, Graziano Milia, che Marco aveva giustamente demolito con un articolo dove ricordava i suoi guai con la giustizia, aveva vinto le elezioni.

Il collega di partito aveva omesso di ricordare che Milia aveva vinto le elezioni provinciali perdendo circa 80 mila voti rispetto alle precedenti elezioni contribuendo sensibilmente a determinare la più bassa partecipazione alle urne che l’isola avesse mai visto: neppure il 30 per cento dei votanti.

Cito questo episodio a conferma del fatto che oggi non è più possibile tentare, con le sole parole, di convincere parte degli italiani nella validità dell’alternativa rappresentata dal Partito Democratico senza che questo compia prima perlomeno alcune azioni che siano davvero convincenti e tentino di colmare l’abisso che ormai si è creato tra i cittadini e il PD.

Vi state chiedendo quali possano essere queste azioni?

No, non farò come Bersani che ogni tanto butta lì un “te lo spiego dopo…”

Una, fondamentale, ve la dico subito, Bersani, che fino a quando non lo diventerò io, è ancora Segretario, deve convocare una riunione della “Direzione” del partito, allargata ai Parlamentari, italiani ed europei, ai Presidenti e assessori regionali, e dire una cosa più o meno così: “Allora, compagni, dopo ampia e approfondita discussione, la direzione di questo partito ha deciso che dal prossimo mese di agosto, gli stipendi degli Onorevoli, dei Senatori, dei Presidenti e degli assessori regionali debbano essere uguali a quelli percepiti da un dirigente del settore industria così come determinati dalle tariffe contrattuali di categoria.

Tutto il resto sarà destinato, nell’attesa che si torni ad essere forza di governo e quindi approvare, come prima legge, una norma che imponga questo criterio a tutti, ad un fondo denominato “Berlinguer ti voglio bene” ( così mentre predisponiamo il bonifico facciamo un pensierino alla questione morale) al quale potranno attingere, in base a precisi criteri, famiglie bisognose, cassaintegrati, disoccupati, giovani con progetti innovativi di impresa ecc. ecc….

Non solo, sempre con decorrenza primo agosto 2010, tutti i cosiddetti “portaborse” oggi impiegati con contratti capestro e privi di qualsiasi diritto lavorativo, saranno regolarmente assunti come impiegati a tempo determinato (subordinando il termine alla durata della legislatura) e la quota destinata dalle norme di legge al parlamentare per usufruire di queste figure professionali, sarà interamente utilizzata a titolo di retribuzione e relativi contributi. Cari miei, sono finiti i tempi in cui si utilizzavano le briciole da dare ai collaboratori e tutto il resto veniva allegramente intascato per arrotondare….

Un ultimissima cosa. Adesso non possiamo farlo, ma appena torneremo a governare, insieme a questa drastica riduzione dei compensi cambieremo radicalmente le norme che regolano il diritto a maturare la nostra pensione. Quelle attuali sono semplicemente vergognose.

Detto questo mi resta da aggiungere che tutti coloro che non si adegueranno a tali disposizioni saranno automaticamente sospesi dal Partito Democratico e decadranno dalle cariche rivestite all’interno degli organi dirigenti oltre che, ovviamente, dai gruppi parlamentari del nostro partito.

Oh, ragassi…cos’è questo silenzio?

Non sono stato chiaro?

No, perchè se c’è qualcuno che non ha capito, ….. dopo glielo spiego!”