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Noi e i francesi: differenze e affinità

Ieri si è verificato un evento eccezionale: il Giornale ha parlato di politica francese senza corredare le solite sette righe con una foto di Carlà “Guitar” Bruni mezza nuda e un invito alla Première dame a vergognarsi. Il quotidiano invece ci ha spiegato – o meglio, rivelato – quali sono «I PUNTI DEBOLI DEI CUGINI». Vediamo. L’intenso saggio geopolitico si articola in quattro punti: 1. «LE TENSIONI SOCIALI», 2. «LA CRISI ECONOMICA», 3. «GLI SCANDALI POLITICI» e, infine, 4. «LE SCONFITTE SPORTIVE».

Per un subdolo scherzo del destino, si è scoperto proprio ieri che l’Italia e la Francia hanno in comune il quarto punto debole: ahinoi, le sconfitte sportive. Facendo i maliziosi si potrebbe persino far notare la predilezione da parte dei vertici dello Stato per le scarpe coi tacchetti, ma questa è roba da giornalisti di vaglio, mica da blogger. Facendo un’indagine approfondita sulle homepage delle testate francesi, con tanto di click anonimi (faccenda spinosa, attenzione), viene da chiedersi se alla fine non ci sia qualche problema in comune tra le due nazionali. Nel metodo, i rispettivi c.t. avranno pure stili diversi, ma il risultato è lo stesso: tutti a casa.

Ci sono certo delle sottigliezze: all’indomani della disfatta degli azzurri, dappertutto si parla di “umiliazione” e “vergogna”, parole grosse che gli slovacchi sapranno veramente apprezzare. Per carità, gli slovacchi sono solo una squadra giovane che ha fatto il colpaccio. In Francia, alla vergogna e all’umiliazione si sono aggiunti “indecenza” e un sonoro “vaffa” sui titoli di coda. Sarkozy ormai deve fare i conti con la feccia pure nella nazionale. Altro che i vincitori “blacks-blancs-beurs” di Zizou.

Ma Monsieur le President è l’uomo giusto al momento giusto: anni fa, da ministro degli Interni, aveva già promesso di ripulire le banlieues dalla “racaille”, spazzando via con l’idropulitrice quei giovani sottoprodotti di cités senza futuro, condannati a delinquere in lande desolate dove nemmeno la polizia osa più mettere piede. Genere “Bronx old-style”, e si sa quanto a Sarko piaccia l’Ammeriga (così come le paillettes e tutto quello che luccica, al punto che in Francia l’hanno soprannominato “Président Bling-Bling”).

Tra l’altro, poche ore fa Sarko è tornato in banlieue. Di notte, però, senza farsi annunciare, nemmeno i sindaci lo sapevano. Un fatto inverosimile nel mondo di B. Invece, Sarkozy si è fatto un giretto in incognito, per congratularsi tra l’altro con qualche poliziotto antidroga. Mica per mescolarsi alla feccia. Purtroppo c’è stato un delinquentello («molto agitato», a detta della polizia) che gli avrebbe gridato: «Vaff*** str*nzo, qui sei a casa mia». Ovviamente l’hanno neutralizzato – naso rotto, nove giorni di prognosi – visto che quell’avanzo di racaille non si lasciava arrestare.

Chissà, forse il primo a dare il cattivo esempio fu Sarko, quando nel 2008 disse: «Sparisci povero stro*zo» a un malcapitato – che non aveva neanche un blog, forse neppure un account facebook – per il semplice fatto che quest’uomo non voleva stringergli la mano. Scena imbarazzante ripresa in diretta alla Fiera dell’agricoltura, uno dei più amati appuntamenti popolari, proprio lì, nella terra dell’odiato Chirac, massimo esperto di pacche sul culo alle mucche e di grandi bevute col popolo. Chissà, magari in quell’occasione Sarko sbagliò davvero.

Infatti qui in Italia, quando qualcuno dice: «Fatti processare buffone» al presidente del Consiglio, lui si limita a rispondere: «Prendete nota delle generalità perché voglio denunciare quest’uomo». Tutto un altro stile, è evidente. Ma è anche vero, ammettiamolo, che ci sono altre differenze sostanziali tra Francia e Italia. Per esempio, il ministro della Difesa La Russa è stato chiarissimo nel Corriere di oggi: il calcio è una cosa seria, fuori le donne o si perde il filo. Sarkozy, invece, è costretto a fare i conti con Roselyne Bachelot, ministro dello Sport, e con il sottosegretario Rama Yade, due fimmene che non vanno per niente d’accordo. Al punto da far rimpiangere al Nostro di aver assunto la Yade, bellissima, intelligente e di origini senegalesi, simbolo della mixité francese. Forse gli sarebbe bastata una qualsiasi Josefine Baker per arricchire il suo mondo.

Com’è tutto più semplice qui in Italia, c’è così tanto da imparare dal Bel Paese. Forse i rispettivi premier dovrebbero incontrarsi più spesso, per esaltare la cuginanza. Si conoscono ormai da più di vent’anni: Sarko fece parte del pool di avvocati che difese La 5 in Francia, e l’amico Charles Pasqua – ex ministro degli Interni che condivide con B. e Dell’Utri l’idea che sia vergognoso giudicare un affaire quindici anni dopo i fatti – aveva inviato i suoi consiglieri come “braintrust” all’epoca della creazione di Forza Italia. Nel peggiore dei casi, basterà sfogliare qualche vecchio tabulato per ritrovare il numero di cellulare e riprendere i contatti.

Fatte salve le differenze, restano comunque molte affinità da rilevare. Come per esempio l’amicizia con l’ex numero uno in Francia di Endemol (Mediaset), Stéphane Courbit, che sembra avere molto a che fare con i motivi per cui Sarko ha voluto legalizzare le scommesse online. O almeno con il risultato, visto che la sua Mangas Gaming si sarebbe aggiudicata quattro licenze. Chi si è domandato se esistesse una sola motivazione per giustificare l’iniziativa presidenziale, ha concluso che il numero di buone ragioni equivaleva all’incirca al numero di vip che hanno avuto il privilegio di festeggiare l’ascesa al trono del novello Bonaparte al Fouquet’s. Sul marciapiede degli Champs-Elysées, poche ore dopo l’elezione di Sarko, i francesi stavano con le facce incollate alla vetrina davanti al ristorante di lusso. Nasceva così un nuovo concetto di unità nazionale: TUTTI POVERI INSIEME APPASSIONATAMENTE.

Cari cugini, nous sommes une grande famille, a tutti gli effetti.