Politica

L’indagato Cosentino non paga neanche allo Stato

Dopo l’accusa di concorso in associazione camorristica, spunta una super-multa da 3 milioni per il sottosegretario all’Economia

di Tommaso Sodano e Nello Trocchia*

Non bastavano le accuse dei pentiti di collusione con l’efferato e spietato clan dei Casalesi, l’indagine a suo carico per concorso in associazione camorristica e la richiesta di arresto confermata dalla Cassazione, i guai per Nicola Cosentino, il sottosegretario all’Economia, non finiscono mai. Questa volta la Camorra non c’entra. Nicola Cosentino è sottosegretario all’Economia con deleghe decisive: questioni relative alle provvidenze a favore delle imprese radiofoniche e televisive, ma anche questioni concernenti le sedute del Cipe, comitato interministeriale per la programmazione economica.

AZIENDA DI FAMIGLIA. La sua famiglia è proprietaria di un impero di aziende che opera nel settore dell’energia. La principale, l’Aversana Petroli, è finita in passato nel libro nero della Guardia di finanza e della Prefettura di Caserta per aver violato la legge. Proviamo a capire. L’Aversana Petroli è stata fondata nel 1975 da Silvio Cosentino (padre del sottosegretario), detto “O ‘mericano” per i suoi rapporti con gli alleati quando sbarcarono in terra casertana. Oggi il gruppo fattura decine di milioni di euro all’anno e accanto all’azienda madre ci sono altre sigle riconducibili alla famiglia. Della holding Cosentino si è parlato in varie occasioni anche per la partecipazione a una gara pubblicanel 1997.
In quella occasione all’Aversana Petroli non è stata rilasciata la certificazione antimafia per le parentele con i boss della camorra casertana dei fratelli del sottosegretario, bocciatura confermata da Tar e Consiglio di Stato (come riportato dalle numerose inchieste di Marco Lillo, ndr).
Certificato rilasciato quando in prefettura, nel maggio 2006, è arrivata Maria Elena Stasi, oggi deputata del Pdl che più volte ha ribadito la correttezza delle procedure e del suo operato. Nell’ottobre scorso la Guardia di finanza si presentò all’Aversana Petroli per un controllo, ma non era la prima volta che le fiamme gialle si interessavano dell’azienda Cosentino.
Dobbiamo fare un passo indietro per scoprire la supermulta comminata all’Aversana Petroli.

LA SUPERMULTA. Una violazione grave, commessa dall’azienda di famiglia del futuro sottosegretario all’Economia: l’Aversana Petroli è inserita nelle aziende che devono mantenere l’obbligo di scorte petrolifere previsto da apposito decreto ministeriale.
Si tratta di un decreto legge, il numero 22 del 2001, che ha recepito una direttiva europea "concernente l’obbligo per gli Stati membri di mantenere un livello minimo di scorte di petrolio greggio o di prodotti petroliferi".
Per gli obblighi e il rispetto delle normative esiste anche un’agenzia delle scorte. Un settore delicatissimo che attiene, come confermano le direttive in materia, all’approvvigionamento energetico dell’Unione europea, scorte fondamentali per evitare contraccolpi gravi all’economia del vecchio continente.
Ogni anno, nel nostro paese, il ministero competente emana un decreto che fissa l’obbligo di scorte per ogni azienda. Da un documento unico, scomparso anche negli uffici competenti, emerge la sanzione amministrativa comminata all’Aversana Petroli per la violazione dell’articolo 2 del decreto legislativo del 2001. L’azienda ha violato il decreto ministeriale del 7 maggio 2001 che fissava il quantitativo di scorte previsto.
La multa comminata dalla Guardia di finanza è un salasso: ammonta a 3 milioni e 443 mila euro (allora 6 miliardi e 666 milioni di lire). La Guardia di finanza bussa alle porte dell’Aversana Petroli il 25 ottobre 2001, nell’ambito dei controlli sul rispetto delle scorte minime, e accerta la violazione. Per ogni tonnellata di prodotto mancante dalla scorta prevista e per ogni giorno in cui si è verificata la violazione, la ditta deve pagare 10 mila lire, 5 euro e 16 centesimi. Le Fiamme gialle multano, ma l’azienda della famiglia del futuro sottosegretario non caccia un soldo, non avvalendosi del pagamento in via breve.
La Guardia di finanza trasmette l’accertamento alla Camera di Commercio che si dichiara incompetente e l’incaramento passa in prefettura. Il prefetto di Caserta nel 2004 era Carlo Schilardi, trasferitosi a Bari nel 2006. La prefettura il 5 maggio 2004, visto il mancato pagamento della supermulta, invita Giovanni Cosentino, fratello del sottosegretario, e amministratore unico della società a produrre "eventuali memorie difensive". Sono passati già 3 anni, ma l’Aversana Petroli non paga.
Se fosse la contravvenzione per un divieto di sosta scatterebbe anche la mora. Non solo. Il prefetto boccia su tutta la linea la difesa prodotta dall’Aversana Petroli, presentata il 6 luglio 2004.

COSENTINO NON PAGA. "La suddetta ditta – si legge nell’ordinanza – ha prodotto una memoria difensiva recante argomentazioni non rilevanti ai fini dell’adozione del presente provvedimento che, pertanto, sussistono tutti i presupposti per ingiungere il pagamento della sanzione comminata".
Schilardi scrive all’Aversana Petroli il 31 agosto 2004 e ordina: "Il pagamento della somma di 3 milioni e 443 mila euro entro 30 giorni”. La Guardia di finanza notifica l’atto il 16 settembre 2004. Dopo 3 anni dalla supermulta, nel 2004 la famiglia del futuro sottosegretario non ha pagato neanche un euro. L’azienda ancora oggi compare nell’elenco delle ditte incaricate di mantenere le scorte petrolifere.
Abbiamo provato a raggiungere Giovanni Cosentino all’Aversana Petroli, ma non è stato possibile parlarci. A noi risulta che la sanzione, attraverso una sospensiva mai impugnata, non sia mai stata pagata. Così la ditta di famiglia del sottosegretario all’Economia ha evitato di pagare 3 milioni di euro e più allo Stato italiano.

*Autori di un libro sullo scandalo rifiuti campano di prossima pubblicazione.

Da il Fatto Quotidiano del 14 febbraio