Scuola

Scuola, arriva la scure Gelmini

Eliminate ore di lezioni e materie. Berlusconi: la riforma l’abbiamo fatta per le imprese

“La scuola superiore necessitava di una riforma perché, secondo quanto ci dichiarano tutte le imprese e le associazioni, quella attuale non sforna ragazzi con cognizioni adeguate alle richieste del mondo del lavoro”. Le parole di Silvio Berlusconi rimbalzavano ieri nella sala stampa di Palazzo Chigi subito dopo il Consiglio dei Ministri che ha dato il via libera alla riforma degli istituti superiori, lasciando tutti stupiti: com’è possibile che una scuola ridotta all’osso, dove si tagliano ore di lezione, materie studiate e laboratori, prepari i ragazzi al lavoro meglio di prima?

Con l’idea di didattica promossa dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, infatti, i nuovi licei e gli istituti tecnici e professionali avranno meno ore e meno indirizzi. I licei diventeranno sei: classico, scientifico, artistico, linguistico, musicale-coreutico e delle scienze umane, cancellando anni di sperimentazione nelle varie tipologie.

Gli istituti tecnici, suddivisi oggi in 10 settori e 39 indirizzi, saranno ridotti a 2 settori e 11 indirizzi con meno ore da passare tra i banchi: si scende infatti da 36 ore settimanali a 32. Nei professionali attualmente sono 5 i settori di istruzione, con 27 indirizzi. Dopo la riforma, invece, si arriverà a 2 (servizi e industria-artigianato) con 6 indirizzi.

La riforma è stata corretta in corsa in base alle richieste avanzate dalle Commissioni parlamentari, dal Consiglio di Stato e dal Consiglio nazionale della pubblica istruzione. Le bocciature e le richieste di rivedere una riorganizzazione fatta con troppa fretta (i sindacati della scuola chiedevano il rinvio di un anno) ha costretto gli istituti a rinviare le iscrizioni, e la riforma comincerà solo dalle classi prime.

Anche se il comunicato ufficiale del Consiglio dei Ministri cita, nel caso dei licei, pure le seconde, contraddicendo le parole del ministro stesso.
Ma il dicastero di viale Trastevere doveva comunque effettuare i tagli imposti dalla legge 133 del 2008 (quella che sottrae 8 miliardi anche all’Università) perciò negli istituti tecnici e nei professionali già da settembre, le classi seconde, terze e quarte avranno il taglio di 4 ore settimanali.

Una decisione “classista”, secondo la Cgil-scuola “perché non tocca i licei” che non resteranno però a digiuno di sforbiciate. È prevista infatti la riduzione dei professori a cominciare dalla geografia, materia che verrà accorpata a storia, nonostante le proteste.

“La riforma non è stata fatta per fare cassa”, si difende la Gelmini “ma è il frutto di un lavoro approfondito, necessario e urgente. Sono più di cinquant’anni che attendiamo una riforma organica della scuola superiore. È epocale”.

Secondo i sindacati degli insegnanti se ne potevano aspettare 51, e riorganizzare l’istruzione in modo più razionale.
“L’unica cosa epocale – per il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani – è il taglio di risorse alla scuola pubblica italiana che ci allontana dall’Europa e nega pari opportunità di vita, di educazione e di lavoro ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese”.

Indignato anche Giovanni Bachelet, responsabile scuola del Pd: “La sperimentazione alle superiori è iniziata quando andavo a scuola io, e oggi ho 54 anni. È possibile che si azzerino 40 anni di studio in nome dei tagli alla scuola?”.

Riforma bocciata da tutta l’opposizione, da Pierferdinando Casini ad Antonio Di Pietro: “La riforma della scuola è indispensabile – ha detto il leader dell’Unione di centro – ma una cosa deve essere chiara: non si possono fare le nozze coi fichi secchi, una riforma seria ha bisogno di risorse”.

Anche per Di Pietro “la riforma è la naturale conseguenza di un abuso fatto nei mesi precedenti, togliendo soldi”.
E per chi volesse saperne di più sul liceo musicale (scuola mai sperimentata voluta dal ministro) può rivolgersi a Berlusconi in persona: “Voglio fare una precisazione – ha detto il premier alla fine della conferenza stampa – al liceo musicale sarà materia di studio obbligatorio tutta la produzione di canzoni che il primo ministro ha fatto con Apicella”.

Da il Fatto Quotidianodel 5 febbraio