Politica

Sexy gate con truffa

Si aggrava la posizione del sindaco di Bologna, che oggi sarà interrogato dai pm

Dopo la buca presa da Cofferati, l’uscita di strada di Delbono non ci voleva: Pd incidentato, ammaccato, soprattutto scosso. E molta tensione a Bologna, culla rossa d’Italia.
Dove il fu Pci ha radici (e interessi) saldi. Ma non i nervi. Ieri il sindaco è stato invitato (le parole a volte hanno suoni più dolci del loro significato) dalla procura a presentarsi oggi di buon mattino (interrogatorio alle 9) per spiegare e giustificare i suoi viaggi all’estero, quando era vicegovernatore, con segretaria-fidanzata al seguito. Oltre alle accuse di abuso d’ufficio e peculato, ieri se n’è aggiunta un’altra: truffa, aggravata perché commessa ai danni di un ente pubblico e da parte di un pubblico ufficiale.

Le missioni all’estero su cui i magistrati si stanno concentrando sono sette: Pechino, New York, Gerusalemme, Parigi, Praga, Santo Domingo e Messico. Molte nuvole su quest’ultimo viaggio perché la signora ha già dichiarato che "è stata proprio una vacanza, pagata con che soldi non so".
La difesa sembra però molto serena: solo un equivoco. Delbono avrebbe dovuto partecipare a un convegno a Città del Messico e aveva già iniziato le pratiche di rimborso per la diaria giornaliera. Poi avrebbe rinunciato al convegno, optato per le ferie con la compagna e avrebbe dimenticato di stoppare il rimborso, comunque di poche centinaia di euro.

Il procuratore aggiunto Massimiliano Serpi e il sostituto Morena Plazzi ascolteranno il sindaco solo su questo aspetto dell’indagine: non sul misterioso bancomat e gli affari bulgari (Delbono ha un appartamento a Sofia) perché sono ancora in corso gli accertamenti. Il bancomat, dal quale la signora Cracchi poteva prelevare fino a mille euro al mese, è di Mirko Divani, dirigente in pensione di Farmacom (ora consulente del Cup, uno dei posti preferiti del sindaco: ci ha mandato a lavorare anche la sua ex segretaria-fidanzata alla fine del loro rapporto).
Ricevuto l’invito della Procura, ieri Delbono si è precipitato negli studi Ètv, emittente locale, dove ha rilasciato un’intervista con appello ai bolognesi. L’intrepido giornalista ha esordito: "Non le chiedo nulla sui fatti di questi giorni perché sono oggetto di indagini". Ma a una domanda poi si spinge: "È riuscito a lavorare in questi giorni convulsi?".

Così inizia un interessante excursus sulle attività dell’amministrazione: la sistemazione delle buche stradali (davvero), l’inaugurazione di un nuovo reparto al Bellaria, la definizione del percorso del Civis (un tram a guida ottica che hanno adottato a Ruens, cui i cittadini vorrebbero dar fuoco e i cui lavori stanno sventrando Bologna).
A fine "intervista", l’appello ai bolognesi: "Siate sereni, chiarirò tutto. Abbiate fiducia, nei magistrati ma anche in chi vi governa".

Intanto il clima in città comincia a scaldarsi. Siluri da destra. Filippo Berselli, reggente del Pdl regionale e presidente della Commissione giustizia in Senato: "Chi ha giocato e strumentalizzato la questione morale oggi vi si trova affogato andranno in difficoltà il Pd e soprattutto il suo principale alleato da sempre giustizialista: cercano la pulce nel centrodestra, ma in questo momento si trovano conficcata una trave nell’occhio".
Giancarlo Mazzuca, ex direttore del Resto Carlino e candidato Pdl alla Regione Emilia-Romagna: "Questi signori si potevano consentire tutto perché nessuno li controllava o c’era una voce contraria a questa situazione". Ma se la reazione della destra era prevedibile, forse un po’ meno quella della sinistra. La presidente dell’ assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Monica Donini (Rifondazione): "Se emergessero dall’istruttoria giudiziaria questioni concretamente dimostrate, chi si è reso colpevole di un comportamento sbagliato dovrebbe indubbiamente pagare".
E Giovanni Favia, consigliere comunale della lista Beppe Grillo: "In caso di rinvio a giudizio, come accade in altri Paesi, per correttezza il sindaco Delbono dovrebbe dimettersi o quanto meno autosospendersi politicamente dall’incarico affidando la città al vicesindaco, per affrontare più velocemente possibile il procedimento penale".

Anche il Pd locale, in un primo tempo fermamente innocentista, comincia a prendere un po’ di distanze. Il segretario Andrea De Maria, al termine di un esecutivo del partito ha salomonicamente spiegato: "Piena fiducia nella magistratura e nel sindaco". Come dire, né con lo Stato, nè con le Br.
Romano Prodi (domenica a messa in Santo Stefano con Delbono) non parla, ma i suoi lo dipingono piuttosto arrabbiato (anche se non come la signora Flavia). Nessuno dei piddini si lascia scappare nulla. Maurizio Cevenini, presidente del consiglio comunale, amatissimo e già indicato come possibile successore ha solo voglia di far approvare il bilancio, in calendario la settimana prossima: prima è meglio è, che non si sa mai. Anche il governatore Vasco Errani, in corsa per la riconferma, è un po’ nervoso, pur ostentando calma: Delbono era il suo vice.

E lo scandalo potrebbe creare problemi anche a lui: "Penso che i cittadini di questa regione vorranno giudicare rispetto ai fatti e io sono assolutamente convinto che lo faranno. E sono anche contento che i cittadini giudichino sui fatti: questa è una Regione che ha un governo di qualità, ha dato delle risposte e vuole continuare a farlo". Un altro Vasco, di casa a Bologna e caro al segretario Bersani: "Voglio dare un senso a questa storia".

da il Fatto Quotidiano del 23 gennaio