Politica

Da Dell’Utri a Telecom alla Corte dei conti: uno tsunami

Ingroia: condanna a morte dei procedimenti su Cosa Nostra. Casson: un favore alle società

Se la legge “processi brevi” ci fosse stata ai tempi del dibattimento di primo grado a Marcello Dell’Utri, accusato dalla Procura di Palermo di concorso esterno in associazione mafiosa, probabilmente il senatore del Pdl sarebbe scampato alla condanna a 9 anni oggi non rischierebbe la conferma della pena in appello.

In base al ddl, un processo di mafia in primo grado deve durare, a partire dalla richiesta di rinvio a giudizio, 5 anni o al massimo 6 anni e 8 mesi, se il giudice ritiene che sia particolarmente complesso o con troppi imputati.

Il processo di primo grado a carico di Dell’Utri, secondo i calcoli previsti da questa legge, ha superato il tetto massimo: quasi 8 anni. Il pm è stato l’attuale procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia.

Il magistrato non entra nel merito del suo processo, ma spiega: “Non è fissando termini massimi per la chiusura del processo che si smaltiscono i procedimenti. La giustizia funzionerà quando i tribunali saranno dotati di uomini e mezzi adeguati. Invece così si condannano a morte i processi senza che ci sia stata una sentenza di merito”.

Anche se i tempi utili per i processi di mafia sarebbero più lunghi, rispetto ad altri, Ingroia è preoccupato comunque: “Questo tipo di pericolo di condanna a morte a maggior ragione è alto per i processi più complessi come quelli per mafia, che in media durano di più rispetto ai 5 o ai 6 anni e 8 mesi previsti dal disegno di legge. Se non si fa una vera riforma i processi non possono essere più veloci come vorremmo”.

È “sconcertato” invece Angelo Buscema, il presidente dell’associazione nazionale magistrati della Corte dei conti, messa al guinzaglio dal ddl che riduce i tempi dei processi contabili in corso, in primo grado e in appello, pena l’estinzione: “Intervenire nella giurisdizione con un ddl significa alterare l’applicazione delle norme durante il giudizio di responsabilità contabile e, dunque, creare difficoltà ai pm o ai giudici. La pubblica amministrazione ha bisogno di garanzie, mentre un intervento del genere le rende più oscure, anche perché in questo modo si verifica una incentivazione delle forme deviate”.

D’accordo con il magistrato contabile, l’ex pm Felice Casson, oggi vice presidente dei senatori del Pd: “Sarà sempre più difficile per le pubbliche amministrazioni essere risarcite per il danno erariale subito”.
Casson non salva neppure una virgola della proposta di legge: “Questo ddl sfascia il sistema processuale penale. Aiuterà sicuramente i delinquenti e renderà molto più difficile la tutela delle vittime del reato. Il maxi emendamento è addirittura peggiorativo rispetto al disegno di legge originario. Non solo il premier non si è dimenticato di farsi un favore, perché saranno estinti i suoi processi in corso, ma ha fatto un regalo alle società perché i tempi per perseguirle si dimezzano”.

Un pensiero va a Telecom, tra gli imputati del processo per i dossier illegali della security targata Tavaroli, o a Impregilo, coinvolta nel processo per lo smaltimenti illecito dei rifiuti in Campania.

Da Il Fatto Quotidiano del 13 gennaio