Società

L’Ama non m’ama

Questa è la cronaca di un rifiuto rifiutato. Michele e Nicola, le cose, volevano farle per bene. Avevano rotto un muretto in giardino e sapevano che i calcinacci non potevano buttarli nei cassonetti normali. Mai avrebbero pensato, però, che per voler far le cose per bene si sarebbero ritrovati a presentare un esposto alla Polizia Municipale.

Succede a Roma, dove buttare i rifiuti ingombranti è un’odissea che scoraggerebbe anche i cittadini più indefessi. A leggere il sito dell’Ama, la municipalizzata che gestisce i servizi ambientali nella Capitale, sembra tutto facilissimo: ci sono le isole ecologiche, «strutture completamente gratuite e attrezzate nella raccolta e avvio al recupero di tutti i rifiuti che non possono essere smaltiti nei cassonetti stradali, ad esempio mobili, elettrodomestici, computer, telefonini, calcinacci, ferro, potature e altri materiali».

Basta chiamare il call center dell’Ama, però, per farsi passare la voglia. «Le conviene chiamare prima, sa, rischia di fare un viaggio a vuoto», dice un operatore. «In questo periodo spesso i centri di raccolta sono pieni», gli fa eco un collega. «Guardi che può essere che arriva lì e non glieli fanno scaricare», confessano in una terza telefonata. Mai vista tanta solerzia da degli addetti alle informazioni.

Michele e Nicola di viaggi a vuoto ne hanno fatti tre. Nessuno aveva un buco dove infilare quei quattro calcinacci che non riempivano nemmeno il baule di una macchina. Hanno richiamato la Linea Verde dell’Ama per protestare, ma gli operatori, troppo impegnati a scoraggiare gli utenti volenterosi, hanno risposto che accettano reclami solo nei casi di rifiuti abbandonati o di cassonetti dati alle fiamme. È così che una mattinata animata da buoni propositi è finita davanti ai vigili a presentare un esposto.

L’alternativa a una giornata buttata via, ovviamente c’è: basta pagare. Si chiama lo 060606, si richiede il servizio RiciclaCasaeLavoro e in un baleno il camion è sotto casa tua. Il servizio è gestito sempre dall’Ama, ma è affidato al Consorzio Marte Euroservice, che da novembre 2004 a giugno 2008 «ha realizzato più di 160.000 servizi, prelevando 22.000 tonnellate di rifiuti».

Le tariffe vanno da 13 euro per un privato che porta i rifiuti sulla strada e deve buttare al massimo 2 metri cubi di materiale, fino a 87 euro quando si tratta di salire al piano e ritirare 4 metri cubi. Tradotto, per un armadio a quattro ante servono quasi 90 euro, per un frigorifero poco più di 30, per i calcinacci bastano 5,50 euro a sacco.

Nulla da dire sull’entità delle tariffe, così come non c’è dubbio che si tratti di «un servizio ambientale unico e irrinunciabile per una metropoli come Roma». Viene da chiedersi, però, perché sia così difficile arrangiarsi per chi ha voglia e tempo di fare da sé.