Il Fatto di domani. Giornalisti e parlamentari spiati dalle spie: bufera sul Copasir. Mentre l’Italia dorme l’Europa va verso il salario minimo

Di FQ EXTRA
7 Giugno 2022

Ascolta il podcast del Fatto di domani

LA LISTA DI PROSCRIZIONE DEI “PUTINIANI” E IL RUOLO DEL COPASIR. La campagna del Corriere della sera sulla presunta rete dei “putiniani d’Italia” oggi si è arricchita con l’allarme secondo cui le operazioni di influenza filorusse si “intensificheranno” in vista del voto in Parlamento il 21 giugno, chiesto dal M5S sul tema dell’invio di armi all’Ucraina. Giuseppe Conte ha giudicato l’operazione una lista di proscrizione: “Trovo indegno che si mettano delle foto di alcune persone estraendo delle opinioni che hanno espresso. Il nostro Paese è bello perché siamo in democrazia, teniamocela stretta”. Per il Pd parla invece Enrico Borghi (al Copasir) che evoca la “dottrina Gerasimov” e il Russia gate americano: “Nessuna censura, ma difesa delle istituzioni repubblicane in stretta connessione con gli altri Paesi europei e con gli Stati Uniti che vivono simili tentativi di infiltrazione”. Il Corriere cita attività dei servizi e “materiale raccolto dal Copasir”. Ma il Comitato parlamentare per la sicurezza ha ridimensionato la questione: “La lista l’ho letta sul giornale, non la conoscevo prima”, ha dichiarato il presidente Adolfo Urso, che in una nota ufficiale ha specificato che il Copasir non ha mai condotto proprie indagini su presunti influencer e che ha ricevuto solo questa mattina un report specifico “che, come sempre, resta classificato”. Sul Fatto di domani risponderemo ad alcune domande, tra cui la seguente: è lecito che il Copasir si occupi di quello che scrivono parlamentari e giornalisti, senza che al momento si abbiano indizi o reati commessi?

GUERRA, LAVROV MINACCIA: “SE MANDATE ALTRE ARMI COLPIREMO KIEV”. Mentre è cominciata una grande esercitazione marittima Nato nei Baltici (la Russia ne ha condotta una ieri), Londra fa sapere che i lanciarazzi che invierà a Kiev avranno una gittata di 80 km, analogamente ai sistemi inviati dagli Usa. Il premier Johnson rivendica la scelta, ma la replica del Cremlino è dura. Il ministro degli Esteri russo Lavrov minaccia di colpire sedi istituzionali ucraine, anche a Kiev (alcuni obiettivi nella capitale sono stati colpiti nelle ultime ore), se l’afflusso di armi più potenti e dalla gittata più lunga dovesse continuare. Nella regione di Luhansk intanto i bombardamenti russi decuplicano e il sindaco di Severodonetsk afferma che l’Ucraina ha “forze sufficienti per respingere gli attacchi russi”. Lavrov è stato costretto a rinunciare a una visita in Serbia dopo che diversi Paesi europei hanno chiuso lo spazio aereo al suo volo. Sul Fatto di domani vedremo il dibattito sull’invio di carri armati che coinvolge la Spagna e la Germania.

CRISI ALIMENTARE, SI TRATTA PER SBLOCCARE IL GRANO UCRAINO, MA PRIMA SERVE SMINARE I PORTI. Le compagnie petrolifere italiana e spagnola (Eni e Repsol) sono state autorizzate da Washington a riprendere le esportazioni di greggio venezuelano verso l’Europa, riporta oggi l’agenzia Reuters. I flussi di petrolio dal Venezuela erano stati completamente bloccati due anni fa dalle sanzioni americane contro il governo di Nicolás Maduro. Ora riprenderanno il mese prossimo, anche se con quantità modeste e non in grado di sostituire il greggio russo che ci apprestiamo a bloccare. L’operazione ha comunque un significato simbolico, rappresentando un cambio di standard della politica americana. L’India intanto prevede di raddoppiare l’import di petrolio russo e da Pechino è arrivato un affondo contro le sanzioni occidentali: per la Cina non sarebbero un modo per risolvere la crisi in Ucraina e porteranno a una crisi energetica e alimentare globale. Zelensky invece ha fatto una nuova stima sui rischi alimentari della guerra: entro l’autunno potrebbero esserci 75 milioni di tonnellate di grano ferme nel Paese, ha detto il presidente ucraino, che conferma anche le trattative in corso con Gran Bretagna e Turchia per creare corridoi nel Mar Nero. Secondo Bloomberg, Turchia e Russia hanno trovato un accordo e il ministro degli Esteri turco ha parlato con il suo omologo ucraino. Il problema però sono le mine di cui russi e ucraini hanno riempito le acque: vedremo sul Fatto di domani che tempi richiedono le operazioni di bonifica e se sono compatibili con quelli di conservazione del grano stoccato.

SALARIO MINIMO, ARRIVA LA DIRETTIVA UE. E L’ITALIA CHE FA? È cominciato poco fa, secondo programma, l’ultimo “trilogo” europeo sul salario minimo, ovvero il negoziato informale tra rappresentanti del Parlamento, del Consiglio e della Commissione Ue che dovrà portare al testo della direttiva sul salario minimo. L’evento ha riacceso da qualche giorno il dibattito anche in Italia, uno dei pochi Paesi Ue che non ha ancora una legge sul tema (la proposta è ferma in Commissione lavoro al Senato). Il capo di Confindustria Bonomi ha ripetuto anche oggi la sua contrarietà, con l’argomento per cui i contratti collettivi di Confindustria prevedono già una retribuzione minima superiore ai 9 euro lordi (il tetto che sarà stabilito dall’Ue). Per Maurizio Landini invece serve intervenire per rispondere a una “situazione sociale esplosiva”: “I salari nel nostro Paese sono bassissimi. Non è che dobbiamo ascoltare l’Europa solo quando ci chiede di tagliare le pensioni, l’articolo 18 e le spese sociali”, ha detto il leader della Cgil. La necessità del salario minimo mette d’accordo Giuseppe Conte ed Enrico Letta, mentre la destra si conferma ostile. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando propone una via di mezzo: un “punto di contatto che consenta di intervenire subito, in attesa di una legge più organica”. Sul Fatto di domani vedremo nel dettaglio le proposte, anche con un’intervista alla sottosegretaria all’economia Maria Cecilia Guerra e con il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Covid: quale autunno ci aspetta? Quanto dobbiamo preoccuparci degli allarmi lanciati dalle autorità sanitarie in Portogallo e Germania sulla nuova variante, che sta facendo salire contagi e ospedalizzazioni. I dati di riportano 8.512 nuovi contagi e 70 vittime.

Bojo: o la va o la spacca. Stasera intorno alle 21 il Parlamento britannico voterà la mozione di sfiducia promossa da alcuni deputati conservatori nei confronti di Boris Johnson per lo scandalo del “Partygate”. L’esito potrà essere una caduta rovinosa o la definitiva salvezza del premier.

Il critico che scoprì Gadda. Pubblicato il carteggio tra lo scrittore e il critico Leone Piccioni, che per primo capì il valore letterario del Pasticciaccio.


Scopri le nostre newsletter. Clicca qui
Scrivici a: newsletter@ilfattoquotidiano.it

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.