Dopo la “poltrona”

Fondazioni, cda e scuole: i politici hanno due vite

Da Maroni a Mogherini - Seconda occasione

30 Giugno 2020

L’ultimo a indicare la via è stato Roberto Maroni, ex presidente della Regione Lombardia, leghista per una vita, che nel 2018 rinunciò a ricandidarsi a governatore – era l’epoca in cui a destra ci si sfregava le mani in vista delle elezioni politiche – e che adesso trova fortuna in consigli d’amministrazione, banche, studi legali. È notizia recente il suo arrivo nel cda del Gruppo San Donato, uno dei maggiori gruppi della sanità privata italiana, dopo essere già entrato nel board dello studio di avvocati Gatti Pavesi Bianchi ed esser diventato senior advisor in Mediobanca, oltreché presidente del consiglio d’amministrazione di SGB Humagnest Holding, specializzato in consulenza alle imprese. Niente male, ma la seconda vita – quella fuori dalle istituzioni – è spesso lastricata di sorrisi per parecchi ex parlamentari ed ex ministri, magari usciti dal giro e in attesa di tempi migliori per riproporsi in politica.

Per informazioni chiedere ad alcuni reduci del governo gialloverde o a qualche ex volto noto dell’ultima legislatura. Federica Mogherini, per esempio, ha concluso l’anno scorso il mandato da Alto Rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione europea (ci perdoni se banalizziamo: una sorta di ministero degli Esteri della Ue) ma non ha corso il rischio di annoiarsi: a maggio di quest’anno è stata scelta per diventare Rettore del College of Europe, incarico che diventerà effettivo da settembre. Non si tratta di un istituto qualunque, perché il College – che ha sede a Bruges e a Varsavia – è finanziato direttamente dall’Unione e, oltre a offrire master in Studi europei, è un granaio di futuri leader e funzionari. Peraltro, la scelta ha provocato parecchi malumori, dato che il consiglio amministrativo guidato dall’ex presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, ha accolto l’indicazione del suo nome dopo aver scartato illustri pretendenti che avevano partecipato al bando, tanto che alcuni professori del College si sono lamentati del presunto favoritismo (“Inizierà il suo mandato con una nuvola sopra la testa”, ha scritto Jon Wort).

Erede dell’epopea renziana è anche Ernesto Carbone, ex deputato che salutò con un “Ciaone” su Twitter il mancato raggiungimento del quorum al referendum sulle trivelle. Era il 2016 e il Giglio magico sembrava dover durare vent’anni. Oggi, dopo aver fallito la rielezione in Parlamento nel 2018, Carbone ha dovuto attendere l’ultimo giro di nomine pubbliche per avere soddisfazione, finendo nel consiglio d’amministrazione di Terna, una società di Cassa Depositi e Prestiti che gestisce la rete elettrica nazionale.

Più bucolica la destinazione di Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Esteri dell’era Salvini-Di Maio, la cui esperienza politica è – al momento – tramontata con la surreale estate del Papeete. Se non altro, Moavero avrà di che occuparsi: a gennaio è diventato presidente di Filiera Italia, un insieme di aziende e associazioni del settore agroalimentare che promuove il Made in Italy e le coltivazioni sostenibili.

Era ministro gialloverde anche Alberto Bonisoli, ex titolare della Cultura (prima e dopo di lui, Dario Franceschini). Chiuse le porte del governo, è però sempre dalla politica che Bonisoli ha trovato una missione, perché alla fine del 2019 la ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone (anche lei M5S) lo ha indicato come presidente di Formez PA, una associazione che si definisce “centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle pubbliche amministrazioni”. Auguri.

È invece tornato a Milano il suo ex collega Marco Bussetti, all’epoca voluto dalla Lega come ministro dell’Istruzione: dal settembre scorso è presidente dell’Ufficio Scolastico del territorio, quel che è più noto come Provveditorato. Ritorno al passato che ha in comune con Cécile Kyenge, ministra dell’Integrazione ai tempi del governo Letta ed eurodeputata fino al maggio del 2019. Lo scorso anno, fallita lo ricandidatura, si è rimessa il camice (è medico chirurgo specializzata in oculistica) tornando a Padova per far parte delle Unità speciali di assistenza create per il Covid-19.

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