Il Fatto di domani. Meloni in bilico, il salvagente del governo è l’opposizione. Rinnovabili, sos delle Regioni a Palazzo chigi. Attentato a Tel Aviv, la vittima è Alessandro Parini

Di FQ EXTRA
8 Aprile 2023

GOVERNO, PER FORTUNA C’È LA STAMPELLA DELL’L’OPPOSIZIONE. BERLUSCONI “CHIEDE GIÀ DI ANDARE A CASA”. L’opposizione è divisa e litigiosa, ma nemmeno il centrodestra si sente tanto bene. Secondo un rapporto di Openpolis, la maggioranza è meno solida di quel che appare. In più di dieci votazioni decisive per l’esecutivo, le destre hanno rischiato di non avere i numeri per approvare i loro provvedimenti. Solo le assenze nei banchi del centro e delle sinistre, hanno evitato alla coalizione di Giorgia Meloni di andar sotto. Sul Fatto di domani vi racconteremo come l’opposizione, talvolta, sia stata il vero salvagente del governo. Del resto, la grana per Giorgia Meloni si chiama Matteo Salvini. Il Capitano lavora ai fianchi la premier sul Pnrr, ma anche sul decreto Cutro con il ritorno ai “decreti sicurezza” e le restrizioni alla “protezione speciale”. Intanto Silvio Berlusconi, ricoverato dal 5 aprile al San Raffaele di Milano, è “in condizioni stabili e chiede già di andare a casa”. Secondo il dotto Zangrillo – malgrado persista l’infezione polmonare – Silvio risponderebbe bene alla terapia. Con tutte le cautele, anche Gianni Letta mostra ottimismo: “L’ho trovato meglio di quanto pensassi e possiamo fargli un augurio di Pasqua perché la strada della rinascita, se non della resurrezione, è imboccata”. Il capo di Forza Italia non avrà certo gradito le indiscrezioni sulla fuga – in direzione del Carroccio – di Licia Ronzulli, Giorgio Mulè e Alessandro Cattaneo.


ENERGIA RINNOVABILE, LE REGIONI SUL PIEDE DI GUERRA CHIEDONO AIUTO ALL’ESECUTIVO. Giorgia Meloni voleva fare del Meridione un hub delle energie rinnovabili, ma ad ascoltare i presidenti delle regioni del Sud, siamo ancora in alto mare. Tre governatori – Roberto Occhiuto (Calabria), Renato Schifani (Sicilia) e Vito Bardi (Basilicata) – sono sul piede di guerra per le mancate compensazioni da parte del governo. L’ultimo ad uscire allo scoperto è Bardi, con la richiesta di “vedersi riconosciuta una quota di energia prodotta qui sul territorio”. Secondo il presidente lucano, “dobbiamo dirci la verità, anche se scomoda: le rinnovabili non creano posti di lavoro e al momento non lasciano benefici sul territorio”. Lo scopo è aprire un dialogo con il governo per ottenere quei benefici (o compensazioni) riservate per legge solo ai comuni. In cambio dell’energia pulita, le Regioni potrebbero chiedere degli sconti in bolletta per i residenti: come accade in Basilicata con la bolletta del gas, fortemente scontata dopo l’accordo con l’Eni per la produzione di petrolio. Schifani aveva già annunciato l’intenzione di sospendere le autorizzazioni per gli impianti fotovoltaici in Sicilia, senza un’interlocuzione con il governo. In Italia, nel 2022 l’energia da rinnovabili è calata del 13% rispetto al 2021. A crescere è soprattutto la produzione da carbone e fonti non rinnovabili, che hanno soddisfatto il 55,3% del fabbisogno di elettricità. Sul Fatto di domani vi racconteremo a che punto siamo con l’energia pulita.


ATTENTATO A TEL AVIV, LA VITTIMA È ALESSANDRO PARINI. UCRAINA, USA INDAGANO SUI DOCUMENTI TRAFUGATI. La vittima dell’attentato di Tel Aviv si chiama Alessandro Parini, 35 anni, avvocato romano. Era in vacanza in Israele, quando ieri sera un auto si è lanciata sui passanti del lungomare. Il conducente è stato ucciso dalle forze di sicurezza. Nell’attentato sono rimasti feriti (non in modo grave) tre turisti britannici e due italiani. “Abbiamo sentito il rumore dell’auto che ci passava accanto, poi gli spari e ci siamo dispersi – ha raccontato uno degli italiani coinvolti – Quando siamo tornati indietro abbiamo visto Alessandro steso in terra nel sangue”. La dinamica e la fonte degli spari non sono chiari: secondo il fratello dell’uomo al volante, il veicolo sarebbe uscito fuori strada in modo accidentale. La procura di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine: le ipotesi di reato sono omicidio, attentato con finalità di terrorismo e lesioni. Hamas ha rivendicata l’episodio in risposta all’occupazione israeliana della moschea di Al-Aqsa: “Le operazioni per rispondere ai crimini si stanno intensificando e non si fermeranno – ha affermato un portavoce di Hamas – L’operazione di Tel Aviv dimostra la capacità della resistenza e dei suoi giovani di colpire l’occupazione”. Gli italiani coinvolti nell’attentato rientreranno all’aeroporto di Roma in giornata. Sul Fatto di domani entreremo nei dettagli dell’attentato e vi racconteremo i rischi di un’escalation in Palestina. Poi apriremo il capitolo Ucraina: Mosca ha vietato ai funzionari governativi di lasciare il Paese. Il governo Usa, invece, ha aperto un’inchiesta sui documenti top secret trafugati e pubblicati on line. Sul campo, Kiev ha messo la Crimea nel mirino: un missile ucraino è stato abbattuto dai russi prima che colpisse la penisola. Due caccia russi sono stati intercettati vicino allo spazio aereo della Nato sul Mar Baltico.


SANZIONI DI GUERRA: SCRICCHIOLA IL TETTO AL PREZZO DEL PETROLIO RUSSO. Il tetto al prezzo del petrolio russo c’è, ma è come se non ci fosse. L’oro nero esportato da Mosca (denominato Urals) da qualche giorno ha superato la soglia dei 60 dollari al barile, l’asticella fissata dal G7 e dall’Ue – il 5 dicembre scorso – per il petrolio del Cremlino. La domanda dunque è legittima: il price cap adottato per punire Putin e dare un colpo alle finanze russe sta funzionando? Il Giappone, ad esempio, è stato già autorizzato dal G7 ad acquistare il greggio russo sopra il prezzo stabilito, per via della dipendenza energetica da Mosca. Con la decisione dell’Opec+ (il cartello dei produttori) di tagliare un milione di barili al giorno, il costo del petrolio Brent (più pregiato dell’Urals) è schizzato a 83 dollari mercoledì scorso: anche l’Urals ha chiuso in rialzo, fino a 61 dollari. Eppure, nei mesi seguiti all’invasione dell’Ucraina – senza la sanzioni e il tetto del prezzo – il costo del petrolio russo era già crollato fino a 35 dollari in meno rispetto al Brent. Sul Fatto di domani vi racconteremo cosa sta accadendo nel mercato dell’energia e analizzeremo gli effetti reali delle sanzioni occidentali.


NO ALLE ARMI E ALLA RIFORMA CALDEROLI, SÌ SANITÀ PUBBLICA: AL VIA LA RACCOLTA FIRME. Il governo tira dritto sugli armamenti all’Ucraina, le autonomie regionali e la privatizzazione strisciante della sanità. Ma un gruppo di intellettuali sta chiamando a raccolta gli italiani per voltare pagina. Con due strumenti: referendum e legge popolare. Ad animare la battaglia per i referendum è Ugo Mattei, giurista, già promotore dei quesiti sull’acqua pubblica del 2011. Con lui, un comitato di garanti di 25 componenti. Dal 22 aprile inizierà la campagna nelle piazze per raccogliere 500 mila firme in tre mesi. I quesiti saranno sul no alle armi e per il rafforzamento della sanità pubblica. Per contrastare la secessione dei ricchi della riforma Calderoli, invece, servono almeno 50 mila firme: è l’asticella da superare per portare in Parlamento una legge di iniziativa popolare contro l’Autonomia differenziata voluta dalla Lega. Il testo è firmato dai componenti del Coordinamento per la democrazia costituzionale presieduto dal docente Massimo Villone. Nel silenzio dell’informazione, non sarà facile coinvolgere l’elettorato. Oggi abbiamo intervistato l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, contraria all’invio di armi a Kiev. Sul Fatto di domani ascolteremo l’opinione del giurista Massimo Villone (sostenitore della legge popolare contro l’Autonomia) e dello storico Franco Cardini (componente del Comitato per i referendum).


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Stragi di mafia, quello che non torna. Rileggeremo le motivazioni della sentenza del tribunale di Caltanissetta sul depistaggio dell’attentato in via D’Amelio, dove perse la vita Paolo Borsellino il 19 luglio 1992.

Catania, 33enne si barrica in casa e sparare in strada. Nessun passante è stato colpito, non ci sono vittime né feriti. Le forze dell’ordine hanno chiuso al traffico viale San Teodoro, è in corso il negoziato con l’uomo armato per convincerlo ad arrendersi per consegnarsi agli agenti.

Sfratto sbagliato, è la casa del questore. Per recuperare l’appartamento di Ostia ereditato da una studentessa, l’ufficiale giudiziario irrompe nell’abitazione di Carmine Belfiore, questore di Roma. La ragazza non ricordava bene l’ingresso, ma quando se ne accorge è troppo tardi.

L’intervista della domenica. Sul Fatto di domani saremo a tu per tu con il comico Enrico Bertolino, per farci raccontare i retroscena della sua carriera.


OGGI LA NEWSLETTER CHE C’È DI BELLO

Boris vs Becker: un eroe del tennis (e del western)

di Anna Maria Pasetti

C’è un’ironia semantica nel vocabolo inglese court che indica tanto il campo da tennis quanto l’aula di tribunale. Una sovrapposizione che ha segnato l’esistenza di Boris Becker: la prima portandolo in trionfo, la seconda decretandone il disastro. Un eroe della portata tragica dell’ex campione di tennis tedesco non poteva sfuggire allo sguardo sapiente di Alex Gibney, uno dei massimi documentaristi viventi, un cineasta capace di tradurre le contraddizioni umane e le aberrazioni politiche in arte del reale. Ecco prendere forma Boom! Boom! The World vs Boris Becker, una magnifica docuserie in due lunghi episodi che esplora a 360° la vita dell’ex tennista, dall’incredibile vittoria a Wimbledon a soli 17 anni il 7 luglio 1985 fino al 27 aprile 2022, ovvero tre giorni prima di sapere della condanna per bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale decretata dal tribunale di Londra con l’immediata reclusione nella prigione di Wandsworth, un quartiere londinese a soli 5 km da Wimbledon: un’ironia della sorte a chiudere il cerchio.

(Continua a leggere)


Scopri le nostre newsletter. Clicca qui
Scrivici a: newsletter@ilfattoquotidiano.it

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.