Nordisti

San Siro, ovvero l’inquilino che vuole distruggere la casa

11 Febbraio 2022

Oggi, venerdì 11 febbraio, comincia a Milano la raccolta di firme per ottenere il referendum cittadino per salvare San Siro. A partire dalle 11 del mattino, i cittadini potranno firmare in piazza della Scala, davanti a Palazzo Marino. Il quesito abrogativo chiede sia annullata la delibera comunale che il 5 novembre 2021 ha concesso un (inesistente) “interesse pubblico” al progetto immobiliare degli attuali proprietari di Milan e Inter – un fondo Usa e una società cinese – che vogliono abbattere il Meazza per poter costruire sull’area nuovi grattacieli per uffici e centri commerciali, in modo da risanare i bilanci con una bella speculazione edilizia e poi vendere le squadre.

Le firme da raccogliere per il referendum, per ora, sono mille, entro 120 giorni dalla delibera da annullare, dunque entro il 5 marzo. I tempi sono stretti, ma i promotori sperano di farcela anche grazie al voto online (su https://referendumxsansiro.it/firma). Intanto le due squadre si sono costituite in giudizio davanti al Tar, contro il ricorso che i comitati hanno presentato – parallelamente al referendum – per annullare la delibera sul “pubblico interesse”. Quiz: indovinate chi è l’avvocato che assiste i due club davanti al Tribunale amministrativo regionale? Quella Ada Lucia De Cesaris che era vicesindaco e assessore all’urbanistica quando i suoi uffici trasformarono magicamente l’area di San Siro da “servizio sportivo” ad area edificabile. Oggi è diventata avvocato d’affari e punto di riferimento politico a Milano di Matteo Renzi.

E il sindaco? È sempre più l’ombra di se stesso. Riempie una pagina del Corriere con banalità politiche nazionali, visto che quando non gioca a curling si annoia da morire con le vicende cittadine. Su San Siro continua a fare il fenomeno. Accetta come normali cose che noi umani non avevamo mai visto. Lo fa notare il sindaco-ombra, Luigi Corbani, a cui rubiamo le parole: voi avete mai visto un affittuario dire al suo padrone di casa di abbattere la casa in cui è ospite, perché la considera vecchia e inadeguata, e di costruirgliene una nuova, lì accanto, ma su terreni non suoi bensì del proprietario? Così stanno facendo Milan e Inter. Dicono a Sala: butta giù il Meazza, che non ci basta più, e dacci risorse (sotto forma di permessi a costruire) per farci uno stadio nuovo. Non su terreni nostri, eh, ma comunali. Però il bello arriva adesso: il padrone di casa – invece di fare un sorrisino di compatimento per le pretese assurde del suo esuberante inquilino e dirgli che se vuole una casa nuova se la può costruire con i suoi soldi e sui suoi terreni – lo asseconda. Gli dice che sì, la casa vecchia (che pure ha superato ogni controllo ed è pronta per le Olimpiadi del 2026) è proprio da abbattere, anche se è diventata un’icona della città. E che è pronto a far costruire la casa nuova con i suoi soldi e sui suoi terreni per poi offrirla all’inquilino. E l’affitto? Sarà molto più basso di quello della casa vecchia. Non è meraviglioso? È il sogno di ogni inquilino. Ed è quello che sta succedendo a Milano.

Per una volta, il regista dell’operazione, il presidente del Milan, Paolo Scaroni, manda avanti l’amministratore delegato, Ivan Gazidis. Che dichiara: “Il nuovo stadio è necessario” (certo: al fondo Elliott che vuole mettere al più presto in sesto i conti del club per poi venderlo). “Costruire un nuovo stadio verde e sostenibile è fondamentale” (portando nell’area nuovo cemento, nuovi uffici, nuovi spazi commerciali, riducendo il verde dai 5,5 ettari attuali ai 2,6 del nuovo progetto). “Ci abbiamo impiegato tre anni per progettare lo stadio e finalmente abbiamo ottenuto l’approvazione” (di un progetto mai visto, solo un render molto fantasy per gli allocchi). “Sarà totalmente privato!” (gran finale, oltre il sogno di ogni inquilino: il padrone di casa mi costruisce una casa nuova e questa, oplà, diventa “totalmente” mia).

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