Calcio sporco

La tratta dei baby calciatori, tra “Fenomeni” e poveri cristi: l’inchiesta del “Fattore umano”, su Rai3

Dall’Africa all’Europa, 15mila ragazzi

18 Luglio 2021

Ogni anno, tra i 14mila e i 15mila bambini partono dall’Africa Occidentale con il sogno di diventare calciatori in Europa. Ambiscono a eguagliare i successi di campioni come Didier Drogba e Samuel Eto’o, Franck Kessie e Sadio Mané. Ma solo pochissimi ce la fanno: la maggior parte, attirata da presunti procuratori, viene invece abbandonata nella nazione d’arrivo dopo aver pagato migliaia di euro ai propri sfruttatori. Come successo a O.V., senegalese arrivato a Parigi quando aveva 17 anni, che oggi vive di espedienti in Francia: si è ritrovato in mezzo alla strada dopo che la sua famiglia aveva dato 9mila euro a un procuratore che prometteva di farlo diventare una stella del calcio mondiale e invece lo ha abbandonato. È questo il tema al centro della seconda puntata della nuova trasmissione di Rai3 Il Fattore Umano, in onda lunedì 19 luglio dalle 23.15.

Uno su mille ce la fa tre inchieste aperte

La tratta di giovani calciatori è un fenomeno internazionale che continua a crescere. Per questo la Fifa ha istituito una norma che vieta il trasferimento di minorenni da un continente all’altro per motivi calcistici. Eppure, i settori giovanili delle grandi squadre europee sono pieni di giovanissimi cresciuti in Africa. Com’è possibile? Parte da questa domanda l’inchiesta di Rai3 Il Fenomeno, realizzata tra Italia, Francia e Costa d’Avorio intervistando vittime della tratta, presunti carnefici, famiglie di bambini africani desiderosi di partire per l’Europa, investigatori, attivisti che si battono per arginare il fenomeno, ma anche ragazzi che sono riusciti a coronare il sogno. Come Christian Kouamé, oggi attaccante ivoriano della Fiorentina, arrivato in Italia da minorenne aggirando i regolamenti della Fifa. La storia di Kouamé, diventato professionista con la maglia del Prato e passato per varie altre squadre tra cui Inter e Genoa prima di approdare alla Viola, è diventata parte di un’indagine della Procura della città toscana, che nei mesi scorsi ha ottenuto il rinvio a giudizio dell’allora patron del club cittadino, Paolo Toccafondi, e di suoi collaboratori per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. Si vedrà come andrà il processo penale. Di certo la giustizia sportiva, che ha già sanzionato Toccafondi e soci, ha certificato che insieme a Kouamé sono arrivati al Prato altri tre minorenni. Ragazzini che, a differenza dell’attaccante della Fiorentina, non ce l’hanno fatta. Poco male per l’ex presidente del club toscano: secondo la Procura, grazie alla vendita del solo Kouamé, Toccafondi è riuscito a guadagnare 1 milione di euro.

Sul tema del traffico di baby calciatori, finora in Italia sono state aperte altre due inchieste giudiziarie, oltre a quella di Prato: una a La Spezia e l’altra a Parma. Su quest’ultima si concentra un’altra parte della puntata de Il Fattore Umano, nuova serie di documentari sulla violazione dei diritti umani nel mondo, coordinati da Raffaella Pusceddu e Luigi Montebello. Le telecamere della Rai sono infatti arrivate nella periferia di Abidjan, Capitale della Costa d’Avorio, per ricostruire particolari inediti della storia di Drissa Camara, giovanissimo talento oggi in forza al Parma, per il cui trasferimento in Italia il procuratore Damiano Drago ha patteggiato nel 2019 una pena di 1 anno e 10 mesi per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. Storie di successo che nascondono migliaia di casi di fallimento, di sfruttamento del sogno di ragazzini (e delle loro famiglie) a cui mancano le informazioni essenziali per comprendere i rischi del trasferimento in Europa.

“Minori nigeriani fuori regola”: la fifa condanna Lo spezia

“Oggi alcune reti di trafficanti di migranti lavorano proprio sfruttando il sogno dei tanti giovani africani che vogliono diventare calciatori professionisti”, spiega Jean Claude Mbvoumin, ex difensore della Nazionale del Camerun e fondatore di Foot Solidaire, ong che si occupa del tema della tratta dei baby calciatori. Un business milionario, che finalmente sta trovando spazio nel dibattito pubblico. Lo dimostra l’ultimo caso di cronaca. Venerdì, la Fifa ha condannato per questo tipo di trasferimenti lo Spezia. L’organo di governo del calcio mondiale ha detto che il club ligure, che milita in Serie A, negli anni scorsi ha violato l’articolo 19 del regolamento “avendo portato in Italia parecchi calciatori nigeriani minorenni usando un sistema finalizzato ad aggirare il suddetto articolo oltre alle norme nazionali sull’immigrazione.” Per questo, oltre a una multa da 460mila euro, la società è stata inibita per due anni dalla possibilità di partecipare al mercato.

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