Russi go home ovvero come si “bucano” le notizie

8 Aprile 2020

Con la Russia si sta perdendo il senso delle proporzioni. Mettiamo da parte la questione degli articoli de La Stampa che hanno ipotizzato lo zampino dell’intelligence di Mosca tra i militari che scorrazzerebbero liberamente in quel di Bergamo con la scusa degli aiuti. Un drappello di giornalisti “liberi” vuole provare a dividere la categoria tra buoni e cattivi su questo, ma la notizia di Boris Johnson in terapia intensiva è ancora più surreale.

Rainews, infatti, è stata l’unica fonte italiana a riprendere la notizia dell’aggravarsi delle condizioni del premier inglese nel pomeriggio di lunedì citando l’agenzia di stampa russa Ria Novosti. Il dem Michele Anzaldi subito ne approfitta per sferrare il solito attacco alla Rai: “Dopo le critiche degli intellettuali arrivano anche le proteste degli inglesi, per aver rilanciato la fake news russa sul premier Johnson. Questo è il modo di gestire l’informazione?”.

La povera Rainews cancella la notizia e i vari giornalisti “liberi” dopo aver gridato alla “fake-news” devono rassegnarsi al silenzio quando la notizia si conferma vera. A noi Putin non piace per nulla e Il Fatto è tra i giornali che più di tutti ha dato spazio alle proteste contro il presidente russo (tanto da essere bersaglio di una protesta da parte di filo-russi con tanto di presidio sotto al nostro giornale). Ma se si arriva perfino a non riconoscere una notizia (non ci voleva l’intelligence per capire che se il premier di una potenza mondiale si ricovera qualcosa di grave c’è) c’è un problema. Certo, Ria Novosti si sarà giovata di qualche fonte “poco ortodossa”. Ma attaccare chiunque non si schieri con le campagne stampa precostituite accusandolo di fiancheggiare i regimi autoritari non profuma di liberalismo. E l’anti-complottismo ci mette poco a trasformarsi in complottismo. Tanto più se anche il governo offre il fianco con improbabili task-force anti-fake. Volete il Tribunale dell’informazione?

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