Il Fatto di domani. I ministri Santanchè e Salvini verso la sfiducia, lui snobba l’appuntamento: “Una perdita di tempo”. Gaza, il tragico errore di Israele: cercava Hamas ed ha ucciso gli operatori Ong

Di FQ EXTRA
2 Aprile 2024

MOZIONE DI SFIDUCIA VERSO I MINISTRI SANTANCHÈ E SALVINI. ALLA CAMERA I GARANTISTI PRONTI A FARE MURO. IL LEADER DELLA LEGA: “IL VOTO È UNA PERDITA DI TEMPO”. I ministri Santanchè (Turismo) e Salvini (Infrastrutture) affronteranno domani e giovedì il voto in aula alla Camera sulla sfiducia avanzata da Pd e Movimento 5 Stelle. Santanchè è sotto indagine per truffa allo Stato, da poco la Procura di Milano ha notificato la chiusura degli accertamenti. Il leader della Lega è chiamato in causa per i rapporti del partito con la Russia del presidente Putin. Salvini oggi ha detto la sua: “I propositi di collaborazione puramente politica del 2017 tra la Lega e Russia Unita non hanno più valore dopo l’invasione dell’Ucraina. Di più. Anche negli anni precedenti non c’erano state iniziative comuni. La linea della Lega è confermata dai voti in Parlamento: dispiace che l’aula debba perdere tempo per polemiche inutili e strumentali innescate dall’opposizione”. Insomma, sia Santanchè e Salvini non hanno alcun timore di essere mandati via dalla premier Meloni – persino Ignazio La Russa, la seconda carica dello Stato, ha trascorso la Pasqua con la ministra senza porsi problemi di opportunità – e del resto alcune dichiarazioni stendono sotto di loro una rete di sicurezza. Dice Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia, che esclude rimpasti di governo: “Vista la nostra cultura garantista non chiediamo ancora prima di un rinvio a giudizio le dimissioni di un ministro, non lo facciamo con i nostri avversari politici né con i nostri alleati”. Per il deputato di Azione, Enrico Costa “Pd e M5S non resistono alle scorciatoie giudiziarie” per chiedere le dimissioni dei due ministri. La collega di partito Mariastella Gelmini sottolinea che “non si tratta di una mozione politica sul lavoro della ministra, ma nasce da una vicenda giudiziaria e come tale credo che rappresenti un precedente pericoloso”. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari su come i vari schieramenti si preparano alla votazione alla Camera nei prossimi due giorni.


GAZA, ATTACCO ALLA ONG CON 7 MORTI, ISRAELE CERCAVA UN UFFICIALE DI HAMAS. I GENERALI IRANIANI UCCISI A DAMASCO, GALLANT RIVENDICA: “COLPIREMO OVUNQUE”. Sette morti. Questo il bilancio dell’attacco compiuto dall’esercito israeliano sul convoglio della ong World Central Kitchen, che nella Striscia di Gaza si occupava di distribuire pasti alla popolazione. Per il primo ministro Bibi Netanyahu si è trattato di un “tragico incidente”. L’organizzazione non governativa ha specificato che il team di World Central Kitchen stava viaggiando in una zona “senza scontri, a bordo di due auto blindate marchiate con il logo WCK”. Una attività che avveniva in coordinamento con l’Idf; nonostante questo “il convoglio è stato colpito mentre lasciava il magazzino di Deir al-Balah, dove la squadra aveva scaricato più di 100 tonnellate di aiuti alimentari umanitari portati a Gaza lungo la rotta marittima”. Secondo la ricostruzione del quotidiano Haaretz, gli operatori della Ong sono stati colpiti tre volte dai razzi di un drone; l’obiettivo era un affiliato di Hamas che però non ha mai lasciato il magazzino da dove è partito il convoglio. Che non ci sia più solo il fronte di Gaza per lo Stato ebraico è chiaro da settimane, ed il raid aereo compiuto in Siria per eliminare a Damasco alti ufficiali iraniani ne è stata la conferma. Il bilancio delle vittime è salito a 13, tra loro l’elemento più in vista era il generale Reza Zahedi. Mentre l’ayatollah Khamenei annuncia vendetta, il ministro israeliano della Difesa, Gallant, conferma: “Israele intende agire dappertutto, ogni giorno, per prevenire che i nostri nemici si rafforzino”. Sul Fatto di domani leggerete ulteriori novità sulla crisi del Medio Oriente e sul rischio di chiusura in Israele di Al Jazeera, emittente del Qatar.


VOTO UE, I PARTITI “TRATTANO” SULLA PAR CONDICIO (IN ATTESA DEL DUELLO MELONI-SCHLEIN). PD, IL CAOS LISTE E IL DUBBIO SU ILARIA SALIS. Con le elezioni europee dell’8 e 9 giugno alle porte, i partiti attendono le nuove regole della par condicio, prima di dare il via alla caccia ai voti. La legge del 2000 indica i principi generali per la comunicazione politica in tv. Ma per ogni tornata cambiano le norme attuative. A dettare le regole sono due organismi: la Commissione parlamentare di vigilanza Rai mette i paletti al servizio pubblico; l’AgCom (Autorità garante delle comunicazioni) fissa il campo da gioco per le emittenti private (Mediaset, La7 e gli altri canali). L’Autorità ha già stabilito le disposizioni per il voto europeo, con la delibera 94/19/CONS del 28 marzo. Tra 24 ore invece si dovrebbero conoscere le regole stabilite dalla Vigilanza Rai: il testo definitivo dovrebbe uscire domani da palazzo San Macuto. Sul Fatto vi racconteremo retroscena e dettagli sulla battaglia in vista della campagna per le europee. Non è detto infatti che le regole decise dall’AgCom per il Biscione e La7 siano le stesse, identiche, per viale Mazzini. Sarebbe la prima volta in 24 anni di storia della legge sulla par condicio, se le tv pubbliche e private seguissero norme diverse. In caso di violazione da parte delle emittenti, eventuali sanzioni sarebbero decise dall’AgCom: cosa accadrebbe se l’Autorità “punisse” la Rai in virtù di un regolamento diverso da quello delle tv private? All’orizzonte si profilano ricorsi al Tar e caos legale. Intanto, il duello catodico tra Elly Schlein e Giorgia Meloni è sparito dai radar: se ne riparlerà dopo la pubblicazione delle disposizioni sulla par condicio, ma aumenteranno i “lacci e lacciuoli” per il confronto. Del resto, le due leader non hanno neppure ufficializzato la loro candidatura. Mentre Meloni deve tenere a bada il l’alleato-rivale Salvini, per il Nazareno compilare le liste è un rebus. La candidatura del pacifista Marco Tarquinio (ex direttore di Avvenire) ha fatto inalberare la metà del partito fedelissima alla Nato. L’ex segretario Nicola Zingaretti potrebbe scendere in campo per Bruxelles, ma ancora non ha sciolto la riserva. E su Ilaria Salis (detenuta in Ungheria) avvisa: “Candidarla per le europee? Se le è utile perché no?”.


SANITÀ, “LEA” CONGELATI FINO AL 2025: LE CURE SAREBBERO GRATIS, MA LA REGIONE INCASSA E IL PAZIENTE PAGA. Mentre i pazienti restano ingolfati nelle liste d’attesa degli ospedali pubblici, la Corte dei conti bacchetta palazzo Chigi per i tagli alle cure nel decreto Pnrr, il governo assesta un altro duro colpa alla Sanità già nel baratro: i nuovi Lea non entreranno in vigore ad aprile, bensì slittano al primo gennaio 2025. Lo ha stabilito il ministro della Salute Orazio Schillaci insieme al Mef di Giancarlo Giorgetti, con un decreto ministeriale. Non è una sorpresa: nei giorni scorsi Schillaci aveva già ventilato la proroga. E del resto, i Lea sono nuovi solo sulla carta, perché giacciono nei cassetti ministeriali sin dal 2017, quando furono approvati e subito messi in freezer. Offrirebbero nuove cure gratuite capaci di salvare la vita: come gli screening neonatali per offrire a tutti i bimbi le terapie migliori in caso di patologia grave. Oppure la diagnosi e il monitoraggio della celiachia, e la procreazione medicalmente assistita. I Livelli essenziali di assistenza (Lea) infatti sono le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale deve garantire a tutti i cittadini, gratis o con il ticket. Quelli approvati il 12 gennaio 2017 avrebbero dovuto garantire nuove cure gratuite, rispetto ai Lea definiti nel 2001. La legge di Bilancio del 2016 stanziava 800 milioni di euro per l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza. Eppure, gli italiani continuano a pagare per avere certe cure. Sul Fatto di domani vi racconteremo l’inganno sulla Sanità e la partita di giro tra lo Stato e le Regioni: queste ultime infatti incassano per risanare i bilanci, invece di curare i cittadini. Non sorprende la protesta dei pazienti di fronte alla decisioni di Schillaci: 90 associazioni avevano già scritto al ministro per chiedere l’entrata in vigore dei nuovi Lea.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Bari, ucciso il nipote del boss Capriati: indaga la procura Antimafia. Un agguato a colpi d’arma da fuoco mentre era in auto: così è stato ucciso Raffaele ‘Lello’ Capriati, figlio di Sabino e nipote di Tonino Capriati, uno dei boss di Bari. Appartenente al clan finito al centro delle cronache nei giorni scorsi, quando Michele Emiliano raccontò l’aneddoto di Antonio De Caro (al tempo assessore di Bari con Emiliano sindaco) “affidato” alla sorella del boss. L’omicidio è avvenuto ieri sera nel rione Torre a Mare. La vittima, gravemente ferita, è stata condotta al Policlinico di Bari, dove è deceduta. Le indagini sul delitto, che potrebbe essere riconducibile all’attività criminale del clan Capriati, sono coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia. Sul Fatto di domani torneremo a Bari, a pochi giorni dalle primarie del centrosinistra di domenica prossima, con un’intervista al candidato Vito Leccese sostenuto dal Pd.

Elicottero si schianta sulle Alpi Svizzere: tre morti e tre feriti. L’incidente è avvenuto sulla parete nord del Petit Combin, stamane verso le 9.25. Lo ha riferito il sito web del quotidiano elvetico Le Nouvelliste. Il veicolo sarebbe stato adibito al servizio di eliski: ovveri, riportare in cima gli sciatori amanti dei fuoripista. A bordo c’erano il pilota, come comunica la polizia del Canton Vallese, una guida alpina e quattro clienti. Atterrato nella parte alta della montagna, il velivolo “è scivolato lungo la parete Nord” per “una ragione che l’inchiesta dovrà determinare”.

Finlandia, dodicenne spara in una scuola: morto un coetaneo, due feriti gravi. Il dramma è accaduto a Vantaa (nord di Helsinki) stamattina alle 9:08 ora locale, le 8:08 ora italiana, quando un giovanissimo studente ha aperto il fuoco nel centro didattico Jokiranta dell’istituto Viertola. La scuola conta 800 iscritti. L’autore del gesto è stato arrestato poco dopo dalle forze dell’ordine.

Stupro di Palermo, Asia sequestrata e minacciata dal suo aguzzino: “Voleva che ritirassi la denuncia”. L’episodio sarebbe avvenuto ieri sera nel capoluogo siculo, in piazza Ballarò. La giovane – in compagnia del fidanzato – sarebbe stata avvicinata da un ragazzo e portata via, a casa di lui, con la minaccia di un coltello. Dopo qualche ora, il fidanzato di Asia avrebbe denunciato la vicenda ai carabinieri, proprio mentre la giovane e il ragazzo avrebbero fatto capolino in commissariato, con la madre di lui. Il giovane sarebbe già indagato per molestie: il “sequestro” sarebbe avvenuto per convincere la vittima a ritirare la querela.


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Materie prime critiche, Italia e Ue arrancano nell’import: industria a rischio

di Elisabetta Ambrosi

“Le crisi geopolitiche che si sono succedute, tra cui la guerra in Ucraina ma anche la pandemia, hanno creato forti problemi alle importazioni di materiali necessari per l’industria europea. In un certo senso è stata una fortuna, perché ci ha fatto riflettere sull’eccesso di esposizione dell’Unione Europa verso paesi extra UE, in particolare verso quelli asiatici, sia per l’approvvigionamento di materie prime che per la realizzazione di componenti e apparecchiature. Il problema è che se si incrinano, ad esempio, alcune relazioni politiche si rischia di mettere in crisi intere filiere”. È un tema cruciale quello messo in luce da Attilio Piattelli, Presidente Coordinamento FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), associazione promotrice del recente convegno “La sfida dei CRM e l’European Critical Raw Materials Act”, svoltosi a Roma nei giorni scorsi.

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