Meloni premia ricchi ed evasori, Pd e 5S ricominciano dal salario minimo. Ghigliottina di Macron sul Parlamento, la riforma delle pensioni è legge: la Francia esplode

Di FQ EXTRA
17 Marzo 2023

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FISCO, LA RIFORMA MELONI CHE PREMIA RICCHI ED EVASORI VA IN CDM. Riforma del fisco per avvantaggiare ricchi ed evasori, più la rinascita del Ponte sullo Stretto di Messina: il Consiglio dei ministri ha dato via libera all’ordine del giorno. Mentre Fratelli d’Italia accarezza gli evasori con la Legge delega fiscale, Salvini punta le sue fiches sul Ponte. Sul Fatto di domani vi racconteremo tutti i dettagli dell’incontro di governo. Intanto, le linee generali sono note. La Legge delega del viceministro Maurizio Leo (tributarista in forze a FdI) prevede alcuni capisaldi. Le aliquote Irpef scenderanno da 4 a 3, accorpando quelle mediane, con tanti saluti al principio della progressività. Del resto, l’orizzonte del governo è la flat tax per tutti, non solo per le partite Iva. Per le aziende dovrebbe esserci l’omaggio del “concordato preventivo biennale”: le imprese pagheranno un forfait calcolato dall’Agenzia della Entrate ma, se guadagneranno più del previsto, quei ricavi saranno esentasse. I grandi evasori brindano all’articolo 20 della Legge delega, quello sulle sanzioni penali: nel caso di “sopraggiunta impossibilità a far fronte al pagamento del tributo”, nessun timore di finire alla sbarra. È la cosiddetta evasione di necessità, ma per i ricchi. Per finire a processo, infatti, bisogna evadere somme ingenti: 150mila euro per la dichiarazione infedele; 50mila per quella omessa; 250mila per l’omesso versamento di Iva e ritenute. Le opposizioni affilano le armi al congresso della Cgil. Giuseppe Conte chiama a raccolta le sinistre: “Contrasteremo questa riforma fiscale in tutti i modi, su questo dobbiamo ritrovarci tutti”. Elly Schlein annuncia la “mobilitazione anche nelle piazze”. Maurizio Landini tira le somme: “il 90% dell’Irpef lo sborsano dipendenti e pensionati, mi sono rotto le scatole ad essere sempre io a pagare anche per chi non le paga”.


IL SALARIO MINIMO UNISCE CONTE E SCHLEIN. PROVE DI ALLEANZA SUL PALCO DELLA CGIL. “Questa discussione comincia qui, se vogliamo cambiare le cose”. Ieri, alla Camera, i distinguo, oggi l’unità, sul palco del congresso della Cgil di Rimini. L’incontro di stamattina tra i leader dell’opposizione, Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Carlo Calenda, con il segretario Maurizio Landini, non ha deluso le aspettative di chi spera nell’unità dell’opposizione. Almeno a parole, la tavola rotonda ha aperto la strada a una convergenza tra Schlein, Conte e Fratoianni. Su un tema, innanzitutto: il salario minimo legale. La segretaria Pd aveva scelto proprio questo argomento per il suo confronto in Parlamento con Giorgia Meloni ieri, Conte aveva puntualizzato che era stato il suo Movimento a depositare la proposta di legge. Dal palco di oggi il leader 5S ha proposto “un patto tra le opposizioni” che comincia dal salario minimo e prosegue con altri due punti: la lotta contro la riforma fiscale del governo e a favore della transizione ecologica. La risposta di Schlein è stata “sì”, anzi di più. La dem ha lanciato un invito a “proseguire il confronto su tutti i contenuti per essere più efficaci nel nostro ruolo di opposizione. Chiudiamoci in una stanza, anche fino a notte fonda, per trovare qualcosa da fare insieme”, ha incalzato (“Veramente siamo anche in ritardo”, risponde Fratoianni). Tutti d’accordo. A margine del dibattito è ancora Conte ad annunciare che Pd e Sinistra Italiana, ma anche la Cgil, hanno accettato di “prendere come base di discussione” la proposta di legge 5S sul salario minimo in Parlamento. È un passo avanti rispetto alle divisioni maturate fino al governo Draghi, anche se i tre partiti non sembrano avere i numeri per ottenere qualcosa di concreto di fronte a un centrodestra compatto nel no al salario minimo. Ma ora c’è Schlein, e soprattutto c’è l’opposizione che lascia le mani più libere. Lucia Annunziata, che moderava il dibattito di Rimini, ha sintetizzato questa comunione di spirito con la formula “Coordinamento anti-Papeete”, vedremo se avrà più fortuna di quella, ormai inveterata, di alleanza giallo-rosa. Unica nota stonata nel dibattito, Carlo Calenda, che, a parte aver aperto al confronto sul salario minimo, per il resto ha messo in chiaro di non giocare nella stessa squadra dei progressisti: “Governare con loro? No”, ha detto dal palco, e a più riprese si è preso i fischi della platea. Sul Fatto di domani vedremo come (e se) potrebbe concretizzarsi il coordinamento Pd-5S.

PENSIONI, IN FRANCIA IL GOVERNO METTE LA FIDUCIA E IL PAESE ESPLODE. Le questioni sociali agitano anche la Francia. Il tema è la contestatissima riforma delle pensioni che prevede l’innalzamento del minimo di età da 62 a 64 anni. Voluta da Macron (che non è riuscito ad approvarla nel suo primo mandato), contro la legge si tengono da settimane scioperi e manifestazioni con milioni di persone in tutto il Paese. Oggi la riforma è diventata legge, dopo il via libera del Senato di Parigi ieri, ma con una forzatura che ha fatto esplodere la tensione politica. Dopo aver constatato che non avevano i numeri all’Assemblea nazionale, Macron e il suo governo hanno deciso di mettere l’equivalente della fiducia. In pratica, la prima ministra Elisabeth Borne ha attivato il meccanismo dell’articolo 49.3 della Costituzione francese, che permette di approvare una riforma bypassando il voto dell’Aula. Nel ventaglio delle opzioni, questa era quella politicamente più rischiosa (dopo la bocciatura) per l’Eliseo. Dai banchi dell’opposizione, sia la destra di Marine Le Pen sia la sinistra di Jean-Luc Mélenchon, sono arrivati fischi, cartelli e una Marsigliese cantata a oltranza in piedi per protesta. Le Pen ha annunciato che presenterà una mozione di sfiducia, ma anche che voterà le mozioni della sinistra per aumentare le possibilità di caduta dell’esecutivo. Se Borne e i suoi dovessero rimanere in sella, la riforma resterà. Nelle prossime ore Macron dovrà guardare con attenzione anche alle piazze. Alla notizia, infatti, sigle di opposizione e sindacati hanno convocato una manifestazione lampo a Place de la Concorde, nella capitale francese. I sindacati hanno annunciato nuove giornate di protesta e minacciano lo sciopero a oltranza. Questa sera la premier interverrà al tg delle 20 su Tf1.


LA BCE ALZA ANCORA I TASSI D’INTERESSE: STANGATA SUI MUTUI E RISCHI PER LA BANCHE. L’Eurotower prosegue sulla linea tracciata dai falchi: avanti con i rialzi dei tassi di interesse. Oggi Christine Lagarde ha annunciato un altro aumento di 50 punti base, incurante delle nefaste conseguenze e dei terremoti bancari degli ultimi giorni. Tremano le famiglie con il fardello di un mutuo a tasso variabile, ma anche gli istituti di credito. Dopo il fallimento della Silicon Valley Bank negli Usa, il rischio è che il rialzo dei tassi provochi turbolenze anche nel Vecchio Continente, scatenando una reazione a catena simile a quella del 2008 dopo il default di Lehman Brothers. È il timore paventato dal vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, ai ministri delle Finanza riuniti all’Ecofin di martedì scorso: la banche europee sarebbero meno esposte, ma una mancanza di fiducia potrebbe scatenare il contagio. Gli occhi sono puntati su Credit Suisse, il gigante svizzero in difficoltà per via di scandali e fuga dei clienti: negli ultimi tre mesi del 2022 sono defluiti depositi per 110 miliardi di franchi. L’istituto elvetico torna a respirare dopo il prestito della Banca nazionale svizzera da 50 miliardi di franchi. In ogni caso, la Bce si dice pronta a “fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario”. L’obiettivo di Francoforte è raffreddare i prezzi, nient’altro: “Non stiamo esitando nella nostra determinazione di combattere l’inflazione e riportarla al 2%”, ha dichiarato Lagarde, senza annunciare nuovi rialzi. L’Eurotower valuterà eventuali aumenti solo in base ai dati. Intanto, stima una inflazione in media al 5,3% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,1% nel 2025. In Sul Fatto di domani analizzeremo tutti gli effetti della mossa di Francoforte. Secondo il Codacons, la rata mensile dei mutui a tasso variabile sale di 35 euro. Rispetto al 2021, considerando i precedenti rialzi della Bce, la rata è aumentata tra i i 210 e i 270 euro. Le Borse europee, tutte in rialzo, hanno gradito la scelta della Bce.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Ucraina, il video dello scontro tra il drone Usa e il caccia Russo. Washington ha dato ai media uno stralcio del video ripreso dalla telecamera del Reaper caduto nel Mar Nero martedì sera, dove si vede la manovra azzardata del caccia russo.

Matteo Messina Denaro, in manette altri due complici. I carabinieri del Ros hanno arrestato Emanuele Bonafede, nipote dello storico boss di Campobello, e la moglie Ninfa Lorena Lanceri, che aveva un rapporto stretto con l’ex latitante. I due lo avrebbero assistito negli ultimi anni.

Salta l’accordo tra Meta e Siae, niente musica su Facebook e Instagram. Gli artisti italiani non saranno più sulle librerie musicali dei social network di Meta, quindi non più utilizzabili per stories o reel. La società di Zuckerberg non ha trovato l’accordo economico con la Siae. “Guadagnano miliardi, ma sono restii a pagare gli autori”, il commento del presidente onorario Mogol.

Addio a Bice Biagi, la giornalista figlia di Enzo. Bolognese di nascita, aveva 75 anni. Con il padre, con il quale aveva sempre combattuto in difesa della libertà di stampa, aveva fondato l’associazione Articolo 21 di cui era garante. Sul giornale di domani il nostro ricordo.


OGGI LA NEWSLETTER GIUSTIZIA DI FATTO

Una confederazione sul territorio: così le cosche controllano il reggino

di Lucio Musolino

“Le risultanze processuali documentano l’esistenza di un’ampia confederazione di cosche sul territorio reggino”. È la novità che emerge dalle motivazioni della sentenza “Epicentro”, emessa lo scorso luglio dal gup Francesco Campagna al termine di un processo celebrato in primo grado con il rito abbreviato e concluso con una pioggia di condanne. In totale sono state 53 inflitte a boss e luogotenenti delle principali famiglie mafiose di Reggio Calabria: dai De Stefano-Tegano-Molinetti ai Libri, passando per i Condello, i Barreca, i Rugolino, i Ficara, i Latella e gli Zito.

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