Dopo la pandemia

Gli aiuti anti-Covid del 16 giugno? Ancora non arrivano: Entrate e Mef non spiegano il ritardo, partite Iva in rivolta

Caos “sostegni bis” - ministero dell’economia e agenzia delle entrate tacciono sulle cause

22 Giugno 2021

Non sono ancora iniziati i versamenti dei nuovi contributi a fondo perduto previsti dal decreto Sostegni bis per le attività danneggiate dalla pandemia. Il 7 giugno il ministro dell’Economia, Daniele Franco, in commissione Bilancio della Camera aveva annunciato che i bonifici dell’Agenzia delle Entrate sarebbero partiti il 16. A sei giorni da quella scadenza, è ancora tutto fermo. Nessuna informazione sul sito dell’agenzia fiscale incaricata di distribuire le risorse. Il Tesoro tace e rinvia alle Entrate, che una data di partenza non l’hanno mai ipotizzata. Le aziende restano in attesa, nonostante sia passato ormai un mese dal consiglio dei ministri che ha varato il provvedimento con gli ulteriori ristori per le partite Iva che hanno perso fatturato a causa delle restrizioni legate alla pandemia. In Parlamento i partiti si affannano sugli emendamenti al decreto e, con le graduali riaperture, il tema sembra essere passato in secondo piano.

Ma la rapidità è cruciale per tutti i settori che sono rimasti fermi per intere stagioni, dall’organizzazione di matrimoni agli eventi. Comparti che hanno ricevuto – ormai due mesi fa – solo gli aiuti del primo decreto Sostegni, dopo una lunga attesa legata al cambio di governo e al ritardo del nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi nel trovare la quadra sul testo.

Come ha fatto notare Michele Boccardi, presidente di Assoeventi, il nuovo stallo non è solo una beffa: rischia di avere gravi conseguenze per attività che con il Covid hanno visto il fatturato crollare anche del 90%. Per imprese “che sono state ferme per 16 mesi e sono ripartite lentamente, poiché lavorano su una programmazione semestrale e annuale”, ha spiegato Boccardi, “anche il ritardo di un solo giorno nel ricevere i sostegni statali può essere fatale e ne può decretare la chiusura definitiva”. Sulle barricate anche Paolo Bianchini, leader di Mio Italia (Movimento imprese ospitalità), che ne approfitta per ribadire la linea aperturista: “È inaccettabile soprattutto per un comparto, quello dell’hotellerie, della restaurazione e dei pubblici esercizi, scelto come capro espiatorio e lasciato morire per mezzo di astruse e penalizzanti restrizioni”.

Anche Il Fatto ha ricevuto nei giorni scorsi molte segnalazioni: “Dal ‘governo dei migliori’ avrei gradito un maggior rispetto delle scadenze”, scrive una lettrice. “O forse avremmo dovuto chiedere di specificare l’anno, per il pagamento dei bonifici tanto attesi, dato che il ministro ha solo indicato giorno e mese?”. Un’altra mail sottolinea che “a oggi i Sostegni bis non sono ancora arrivati, mentre qualcuno tra i politici si sta impegnando per farci togliere la mascherina”. Ora la protesta sta montando sui social, con una tempesta di tweet che chiamano in causa l’intero governo e chiedono lumi sui tempi dell’accredito. Senza risposte, finora, né dal ministero dell’Economia né dall’Agenzia.

Ma a che cosa è dovuta la nuova battuta d’arresto? Per i nuovi ristori il Sostegni bis prevede un meccanismo complesso, a tre livelli. Innanzitutto un contributo automatico che consiste nella stessa somma già riconosciuta con il primo decreto Sostegni (dal 20 al 60% della perdita di ricavi, a seconda del fatturato 2019): un passaggio che non richiede ulteriori verifiche e potrebbe dunque essere attivato subito. Come aveva promesso il ministro Franco, aggiungendo che essendo arrivate meno richieste rispetto al previsto sarebbe stato possibile ristorare con i fondi non utilizzati anche le aziende con fatturato tra i 10 e i 15 milioni, finora escluse. Poi c’è la formula riservata alle attività che hanno più risentito delle restrizioni dei primi mesi del 2021: possono chiedere un ricalcolo del ristoro basato sul fatturato perso tra il primo aprile 2020 e il 31 marzo scorso, invece che nel solo esercizio 2020. Il terzo canale è un conguaglio calcolato sul risultato d’esercizio dello scorso anno. Le percentuali di contributo e i requisiti sono state rinviate a un decreto attuativo del Tesoro, che non è ancora stato emanato. La mancanza di questo tassello, però, non dovrebbe avere alcun effetto sulla partenza dei contributi automatici.

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